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Un “flop” così, a Piazza Affari, non lo vedevano da anni. E nemmeno se lo auguravano, a dire il vero.

Le agendine Moleskine sono la più deludente matricola da anni a questa parte. Portata in Borsa tra grandi clamori e fanfare, l’azienda dei taccuini resi famosi da Bruce Chatwin è in costante calo e sembra già finita nel dimenticatoio delle tanti Pmi che promettono faville e invece regalano dispiaceri.

Pure Borsa Italiana, che aveva salutato con grande enfasi la quotazione parlando di successo ancor prima che il titolo debuttasse, ora sembra quasi voler dimenticare questo spiacevole passo falso. Solo che i risparmiatori e chi è corso a sottoscrivere le azioni non dimentica.

Quotata a 2,3 euro, Moleskine oggi (metà giugno) galleggia sotto i 2 euro, con uno scivolone di circa il 15 per cento. E chissà se rivedrà mai almeno il prezzo di collocamento, che non sembra aver nessuna voglia di riacciuffare. Ma, soprattutto, il passo falso Moleskine ha gelato le ambizioni di fare di Milano la Borsa del lusso e della moda.

Ma cosa è andato storto? È andato storto che Moleskine è stata spacciata come una griffe del lusso, quando è solo una cartoleria, sebbene molto elegante e fashion. Le agendine con la copertina in pelle saranno pure diventate un oggetto cool tra giovani (e meno giovani) ma rimangono pur sempre un oggetto in sé “cheap”.

Simone Filippetti

(L’articolo completo è pubblicato sul numero di luglio/agosto 2013 di r&f)

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