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Con una gestione in franchising delle attività, la multinazionale GLS ha fatto della Penisola il proprio laboratorio logistico grazie a una rete di 150 sedi e una flotta di 5.300 veicoli (di cui il 10% elettrici o alternativi). Il futuro? Risolvere il rebus dell’alimentare.

GLS

Consegna urbana in bici

Presente in Italia da circa 42 anni, Gls Italy rappresenta la sede tricolore della multinazionale con headquorter in Olanda che fa parte del gruppo Royal Mail. Un gigante con 634 milioni di colli gestiti e un fatturato intorno ai 3,3 miliardi di euro. Numeri su cui la quota parte del mercato italiano risulta strategica. Dal nostro Paese passa l’innovazione della multinazionale che per il biennio 2019-20 ha stanziato 30 milioni di investimenti. A r&f, Klaus Schaedle, group area managing director di Gls racconta i prossimi passi.

L’intervista

Klaus Schaedle, group area managing director di Gls

Come si struttura l’attività e la presenza di Gls in Italia e in Europa?

In generale, nell’ultimo anno, abbiamo gestito 634 milioni di colli per un fatturato di 3,3 miliardi di euro. Tuttavia, essendo un’azienda quotata alla Borsa di Londra, non possiamo dare dati più precisi per quanto riguarda le performance nel singolo Paese. Per quanto riguarda l’Italia, quindi, possiamo dire che in un’ottica di gruppo rappresenta assieme alla Germania il mercato più importante per Gls. La particolarità ulteriore che caratterizza la nostra filiale italiana è rappresentata dal fatto che, diversamente dagli altri Paesi europei in cui siamo presenti e dove possediamo sedi di proprietà e dipendenti diretti, la Penisola è presidiata da un sistema in franchising lanciato ormai 42 anni fa.

Più nel dettaglio, come si struttura questo sistema di gestione?

Innanzitutto, in Italia il gruppo Gls gestisce tre diverse società. La prima è Gls Italy che agisce in qualità di franchisor determinando quali siano le regole dell’intero sistema, le strategie da seguire e le attività di marketing da portare avanti. Poi c’è Gls Enterprise che rappresenta il nostro braccio operativo con 55 sedi gestite direttamente. A questo si aggiunge un gruppo di licenziatari che gestiscono 95 sedi. Fatte le somme, la nostra rete consta di 150 poli. Infine, c’è Gesc, una società che rientra sempre sotto il cappello di Gls, ma in cui i franchisee sono soci alla pari, e che gestisce le operazioni di spedizione nei nostri 15 centri di smistamento attivi sul territorio italiano.

L’eCommerce è un’abitudine di consumo sempre più diffusa. Quali sono le soluzioni per l’ultimo miglio adottate da Gls?

Il mercato B2C rappresenta un settore davvero importante per noi e in Italia, grazie a una crescita consistente negli ultimi anni, è arrivato a coprire circa il 50% del nostro business. Una percentuale importante che, da un lato, è trainata dalle mutate abitudini di consumo. Basti pensare che, secondo l’osservatorio Netcomm, nel 2018 sono state realizzate vendite per 27 miliardi di euro in questo canale con un incremento del 16% rispetto all’anno precedente. Dall’altro lato, il merito va anche alla nostra rete distributiva che ci permette di consegnare fino a Napoli in 24 ore e offre al cliente un servizio di ritiro in sede sei giorni alla settimana che rappresenta un unicum all’interno del mercato italiano. A questo si aggiunge una strategia di vicinanza ai centri città con l’adozione, per esempio, di veicoli elettrici per evitare i blocchi del traffico e le aree Ztl o simili.

Di quanti veicoli stiamo parlando?

Sui circa 5.300 veicoli che sono mediamente attivi ogni giorno, quelli elettrici o alternativi sono il 10 per cento.

Come si struttura il rapporto con i brand in termini B2B?

Il rapporto con i brand in ottica B2B viene seguito dai singoli franchisee. Un grande vantaggio per il nostro sistema, focalizzato principalmente sulla piccola e media impresa per un totale di 120mila realtà, dal momento che permette di instaurare un rapporto più diretto e flessibile fra brand e operatore. Un approccio che ci permette di customizzare al massimo le soluzioni proposte.

In che modo?

Possiamo, per esempio, fornire delle soluzioni in termini di automazione come il servizio web labeling con cui il brand può collegare il suo sistema IT al nostro al fine di produrre in maniera autonoma le etichette necessarie a individuare i vari colli da spedire. Un sistema che consente anche la geolocalizzazione del pacco e l’aggiornamento in tempo reale di tutte le informazioni
sensibili e utili a certificare l’avvenuta consegna.

Nel prossimo biennio sono previsti 30 milioni di euro di investimento. Come saranno utilizzati?

Trovandoci in una posizione fortunata, vista la qualità e l’efficienza del servizio ormai raggiunta, Gls assieme ai propri licenziatari ha deciso di investire in nuove e più grandi strutture. Fra queste c’è il nuovo hub di smistamento in costruzione a Firenze. Inoltre, ci concentreremo sull’automazione che rappresenta un elemento indispensabile nel momento in cui aumentano i volumi al fine di non sovraccaricare il nostro personale all’interno delle varie sedi. Un altro aspetto che vogliamo implementare nel breve termine è quello digitale, legato alla raccolta e all’elaborazione dei dati che ci permetterà sia di migliorare la consegna in termini B2C che la gestione dei pacchi in termini B2B.

Dal vostro punto di vista, come cambierà il retail nel lungo periodo?

Sicuramente le persone completeranno un numero sempre maggiore di ordini attraverso Internet andando a influenzare anche quei settori che al momento sono ancora poco toccati dalla digital disruption. Pensiamo all’alimentare, per esempio, dove sono già in atto dei processi di cambiamento che tuttavia devono far fronte a ostacoli dovuti alla tipologia di prodotto distribuita. Uno su tutti, la deperibilità che costringe gli operatori a finestre di consegna molto strette e i clienti a farsi trovare a casa per conservare al meglio il prodotto.

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