Intervista a Domingo Iudice, co-founder di Pescaria.
Come si compone la rete di store coinvolta dai decreti di chiusura?
Torino e Milano sono gli unici due punti vendita attivi che riforniscono le operazioni di delivery, in esclusiva con Glovo, a pranzo e cena durante tutti i giorni della settimana. A livello di sviluppo, invece, siamo stati costretti a sospendere i tre cantieri che avevamo avviato: i due che riguardano gli store di Roma e Bologna, e quello di Polignano, dove stavamo realizzando un laboratorio di trattamento e lavorazione dei prodotti ittici freschi.
Quali sono state le prime azioni intraprese per contrastare questa emergenza?
A livello marketing abbiamo coinvolto diversi influencer per continuare a veicolare i nostri valori e la nostra proposta ai clienti. Per quanto riguarda i dipendenti, abbiamo cercato di metterne quanti più possibile in smart working così da portarci avanti in termini di ingegnerizzazione dei processi, per lo meno quelli di gestione manageriale. Un progetto che, in verità, avevamo già avviato prima dell’emergenza Coronavirus con l’inserimento di due ingegneri gestionali che avrebbero dovuto aiutarci a migliorare le varie fasi di controllo e gestione dei costi in un momento di espansione del brand. Contemporaneamente, attraverso l’intranet aziendale, continuiamo a mantenerci in contatto con i nostri collaboratori cercando di fornir loro quante più info e messaggi positivi possibili. Il 97% di loro è in Fis
e solo tre persone per punto vendita a turno sono attualmente al lavoro. Fra i pochi aspetti positivi che stanno emergendo da questa situazione, infatti, a mio avviso c’è una maggiore consapevolezza del posto di lavoro e una maggiore condivisione della mission aziendale. Le cose andranno bene se le facciamo andare bene; e per questo ci vuole unità di intenti lungo tutti i livelli di responsabilità.
Per quanto riguarda il delivery, poco prima della serrata generale, Pescaria era fra i brand che stavano collaborando con Glovo alla realizzazione della prima dark kitchen multibrand.
Il progetto continua e noi ci crediamo fortemente. Abbiamo aderito all’iniziativa per migliorare uno degli aspetti più critici della nostra proposta: il fritto. Realizzando tutti i nostri piatti espressi, questa referenza scontava qualche difficoltà a mantenere le proprie qualità durante la fase di produzione e consegna; soprattutto nel caso di ordini eterogenei. Per questo, attraverso la dark kitchen di Glovo, abbiamo deciso di avviare un progetto verticale: Pescaria solo fritti. L’obiettivo è quello di garantire ai nostri clienti il sapore e la fragranza di un buon fritto ancora caldo direttamente a casa. Certo, per lo switch on forse dovremo aspettare settembre.
Con Brainpull, Pescaria è stata fra i promotori del video a corredo dell’iniziativa che ha portato alla nascita dell’Unione dei Brand della Ristorazione. A posteriori, rifareste le stesse scelte?
Sì, senza dubbio. Come Brainpull siamo stati chiamati a interpretare la richiesta di UBR in un momento in cui, per effetto di comunicazioni poco chiare e a volte discordanti, le persone stavano iniziando a non uscire. I ristoratori
allora si sono mossi per spiegare ai clienti e alla popolazione che i loro locali rappresentavano dei luoghi sicuri. D’altronde, per lavoro, siamo delle cinture nere in fatto di igiene e ogni giorno siamo impegnati in sfide complesse,
per garantire elevati standard di qualità, che non abbiamo paura di affrontare. Insomma, da parte nostra non c’era la velleità di dire alle persone: “venite e assembratevi”. Piuttosto, volevamo far capire ai cittadini che attraverso il rispetto delle regole avremmo potuto tutti insieme farci forza e affrontare le circostanze avverse con coraggio.
Eppure, questo messaggio è stato velocemente declinato verso altri significati. Cosa è successo?
L’appropriazione da parte delle istituzioni, prima cittadine e poi nazionali, e della politica ha distorto un po’ il senso del messaggio, facendo scivolare in secondo piano il ruolo dei brand della ristorazione che nel frattempo si erano
impegnati in una raccolta di fondi che ha superato i 100mila euro. In anticipo sulla corsa alle donazioni, UBR ha sostenuto l’Ospedale Sacco con 55mila euro, la Croce Rossa con 35mila euro e l’Anpas con 15mila euro. Un’azione silenziosa ma responsabile. La stessa responsabilità che, nei giorni successivi e anche qui in anticipo sulle tempistiche, ci ha portato a chiudere i locali prima che arrivasse il decreto del 12 marzo.
Attualmente Pescaria come sta affrontando il tema delle locazioni?
Siamo fiduciosi del fatto che il decreto Cura Italia, che prevede una detrazione fino al 60% del costo di locazione, non si limiterà al mese di marzo. Tuttavia, stiamo andando incontro a mesi in cui ci aspettiamo una contrazione di tutta l’economia, non solo quella legata al retail real estate. Questo per dire che, alla fine, il canone di locazione potrebbe pesare molto più di quanto non pesi adesso, stante un’impossibilità a operare e, quindi, a garantire il flusso di cassa necessario per sostenere il network di negozi fisici. Son convinto che l’iniziativa privata possa essere il giusto modo per trovare un accordo fra tenant e landlord.
N.G.
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