Settimana dopo settimana, un crescente numero di persone torna nei centri commerciali per fare acquisti. A dimostrarlo è un’indagine condotta da Savills, che, se da un lato sottolinea come le performance post lockdown siano migliori delle aspettative, dall’altro definisce “incerto” lo scenario dei prossimi mesi in termini di consumi.
I dati forniti dalla società di servizi immobiliari quotata alla Borsa di Londra sono relativi ai primi 14 giorni di riapertura (dal 18 al 31 maggio) dei 22 centri commerciali gestiti, con un totale di circa 700mila mq di GLA, confrontati con i dati analoghi dello scorso anno.
I numeri
Il recupero in termini di flussi di visitatori è stato costante nelle settimane successive al lockdown: +10% nella seconda settimana di riapertura, +5% nella terza settimana.
I valori di fatturato sono certemente influenzati dalle restrizioni imposte: unità come i despecializzati (-12%) o alcune tipologie di beni per la persona (-19%) non hanno infatti mai sospeso l’attività, mentre le ristorazioni hanno registrato un calo del 50% poiché, sebbene abbiano potuto riaprire quasi subito, hanno comunque dovuto far fronte all’implementazione di misure precauzionali impattanti sui volumi generabili, oltre alla mancanza di indotto generato dalle attività leisure, che continuano a rimanere chiuse.
Savills ha inoltre condotto un’indagine web rivolta a tenant e clienti dei centri commerciali gestiti durante il lockdown (ora in fase di aggiornamento a distanza di 2 mesi dalla riapertura). «Le aspettative in termini di recupero da parte degli operatori commerciali prevedono una ripresa con tempi medio lunghi – dichiara Maddalena Panu, head of research di Savills – e circa il 40% dei tenant si aspettano, alla riapertura dei mall, delle performances in termini di fatturato inferiori di oltre il 20% rispetto al periodo pre-covid».
Un terzo dei tenant, infatti, ritiene che si tornerà alla normalità per fine anno, mentre il 28% prevede il permanere di una situazione anomala per circa un anno.
«Siamo però convinti che sia prematuro fare una valutazione definitiva sul comparto, in quanto l’impatto economico della pandemia, in particolare sui consumi, è ancora incerto e destinato a ulteriori evoluzioni nel corso dei prossimi mesi».