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Una lettera dal ministero degli Esteri blocca l’acquisizione di Tiffany da parte di LVMH. Il deal fra i due colossi del lusso era dato per certo dopo l’accordo su una cifra pari a 16 miliardi di dollari. Eppure il rischio di nuovi dazi americani sulle merci francesi ha deposto per il rinvio al 6 gennaio 2021.

Una decisione che fa saltare l’operazione dell’anno: il passaggio della gioielleria newyorkese Tiffany nella scuderia di LVMH. Un’operazione che avrebbe dovuto concludersi prima il 24, poi il 31 dicembre e che ora sembra saltata per ragion di stato.

L’accordo saltato

Con il merger fra LVMH e Tiffany, il gioielliere dell’omonimo blu portava in dote 321 negozi, situati in 20 Paesi fra cui 124 negli Usa.  Distribuito molto bene anche in Asia con 90 boutique, a cui si aggiungono le 55 del Giappone, ha la sua roccaforte in Cina. Fondamentali solidi che tuttavia non hanno retto alla pressione fiscale minacciata dal governo degli Usa sulle merci francesi (a seguito dell’affaire Airbus).

La reazione

Da parte sua, Tiffany non ha perso tempo e ha impugnato la decisione di fronte al tribunale del Delaware. Nonostante la prima richiesta di estendere la conclusione dell’acquisizione dal 24 novembre al 3 dicembre sia arrivata proprio da Tiffany, il brand imputa a LVMH di non rispettare i patti e non aver ancora avviato le procedure antitrust in diversi mercati.

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