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Burberry ha chiuso il primo trimestre fiscale in affanno, con vendite a -21%, causando le dimissioni immediate dell’a.d. Jonathan Akeroid.

Il manager lascia la guida dopo circa due anni. Al suo posto, con effetto immediato, arriva Joshua Schulman. Un Ceo d’esperienza, 52 anni, che tra gli altri in passato ha guidato Michael Kors e Jimmy Choo.

Nei tre mesi conclusi il 29 giugno, lo storico brand britannico ha registrato 458 milioni di sterline di ricavi, un calo del 21% (a perimetro comparabile) rispetto ai 589 dello stesso periodo precedente.

L’Asia Pacifico e le Americhe sono le zone andate peggio, entrambe a -23%, mentre l’area Emea ha fatto -16%.

A fronte di questi dati, il Cda ha deciso di “congelare” per tutto il 2025 la distribuzione dei dividendi.

“La nostra performance nel primo trimestre è deludente. Se la tendenza attuale persisterà durante il secondo trimestre, prevediamo una perdita” ha commentato il presidente Gerry Murphy.

Il titolo Burberry, sul London Stock Exchange, si è praticamente dimezzato da inizio anno, passando da circa 1.400 sterline di gennaio a circa 700 attuali.

Come previsione per il 2025, Burberry annuncia che lo spazio retail sarà sostanzialmente stabile.
Mentre i ricavi del settore Wholesale diminuiranno di circa il 25% nel primo semestre e di circa il 30% nell’intero anno.

Questo di Burberry è uno dei tanti segnali dell’appannamento che sta vivendo il segmento moda inglese, sempre più pressato dalla forza dell’on line, in modo particolare del fast fashion, e dalla frenata dei consumi sia in mercati esteri chiave, come la Cina, ma anche dalla debolezza degli acquisti interni.

Dal Covid in poi, la crisi ha colpito tanti marchi. I department store Debenhmans hanno via via abbandonato tutti i negozi su strada, ora è attivo solo l’on line. L’ultimo a dichiarare il pre-fallimento è Ted Baker, che negli anni era sceso da quasi 200 a meno di 90 negozi nel Regno Unito.

(photo: burberryplc.com/news)

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