McDonald’s ha registrato a sorpresa un calo delle vendite globali, il primo in 13 trimestri, nei dati compresi fra aprile e giugno 2024.
Le vendite globali comparabili sono diminuite dell’1% nel secondo trimestre, rispetto alla stima media degli analisti di un aumento dello 0,5%. Simile l’andamento a livello geografico, con gli Stati Uniti che mostrano vendite a -0,7% e la parte internazionale a -1,1% (particolarmente debole la Francia). In sostanza, è il primo segno negativo del colosso dei Big Mac dalla pandemia.
“I consumatori sono diventati molto esigenti, pensano molto di più alle offerte, e il loro sentiment rimane generalmente basso nei principali mercati” ha ammesso il Ceo Chris Kempczinski, citato dalla Reuters.
Secondo la maggior parte delle analisi, alla base del rallentamento c’è un tasso di inflazione ancora persistente, combinato con la tendenza dei consumatori a basso reddito a privilegiare, ormai, il consumo in casa e rinunciare all’uscita.
Questo contesto, nei mesi scorsi, aveva già spinto diverse catene di fast food come McDonald’s, Burger King, o Taco Bell a lanciare “value meal” iper scontati, che negli Stati Uniti si traducevano in menù a 5 dollari. Ma per ora questo non è riuscito a sostenere le vendite.
Nonostante questo risultato, McDonald’s non ha mutato per ora la sua previsione di margine operativo per l’intero esercizio 2024, posta nella fascia medio-alta del 40%. Anche il titolo non ha sofferto troppo dell’annuncio.
Questo volume di vendite, però, mette nero su bianco la debolezza della ristorazione fuori casa anche nel segmento qsr, quello del food veloce a basso costo, che finora sembrava protetto dai rallentamenti dei consumi e, anzi, in un’ottica anti ciclica sembrava essere premiante nei momenti di crisi.
Pochi giorni fa, i conti deludenti di Domino’s Pizza avevano decretato anche il rallentamento del segmento pizza a livello globale.
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