Cris Conf, proprietaria del brand Pinko, ha presentato al Tribunale di Parma un’istanza di applicazione delle misure protettive al patrimonio base.
Si tratta di uno degli strumenti previsti dalla nuova legge fallimentare, utile per trovare un’intesa con i creditori. Sulla domanda si pronuncerà il Tribunale di Parma il prossimo 14 novembre.
Come spiegato dal presidente dell’azienda Pietro Negra, in un articolo del Sole 24 Ore, alla base della difficoltà c’è la crisi del mercato asiatico, ma la situazione del business rimarrebbe sostenibile.
Nel 2019 l’azienda ottiene un finanziamento da 81 milioni di euro da un pool di istituti, che inizialmente dà i suoi frutti. Dopo il Covid, l’azienda nel 2022 presenta ricavi per 220 milioni di euro (+33% sul pre pandemia) e decide di investire sulla Cina, progettando un raddoppio della presenza.
Cris Conf arriva a controllare in Cina circa 90 negozi diretti più un headquarter con circa 50 dipendenti, ma le vendite sono scese drasticamente. Nei mesi scorsi l’azienda aveva chiesto alle banche un piano di ristrutturazione del debito, ma un istituto ha fatto mancare il suo appoggio. Il rifiuto è dovuto al mancato pagamento di una rata del prestito (7 milioni di euro più interessi) avvenuto nei mesi scorsi. Cris Conf ci tiene a spiegare che prima d’ora non aveva mai fatto ricorso alla cassa integrazione e che aveva scelto di onorare stipendi e pagamenti ai fornitori, sacrificando la possibilità di onorare il prestito.
Ora si attende il pronunciamento del Tribunale e l’avvio di una procedura di composizione negoziata della crisi.