Dopo l’esordio del mese scorso, la catena di pollo fritto Popeyes annuncia la seconda apertura a Milano e presenta i suoi piani di espansione in Italia.
La catena, parte del gruppo multinazionale Restaurant Brands, il prossimo martedì aprirà al pubblico il secondo ristorante a Milano, in corso Buenos Aires, in locali che in precedenza erano occupati da un altro marchio di fast food, Five Guys.
Per il marchio, che ha scelto come country manager per l’Italia Davide Gionfriddo, è solo l’inizio dell’espansione, che presto toccherà anche Roma. L’obiettivo dichiarato da Popeyes è ambizioso, cioè raggiungere entro cinque anni la leadership del suo segmento di mercato. Il che significa raggiungere e superare KFC, che ormai viaggia intorno ai cento ristoranti.
Ecco l’approfondimento su Popeyes appena pubblicato sul numero di Dicembre di retail&food.
Il pollo fritto di Popeyes è ufficialmente sbarcato in Italia. I primi due punti vendita sono già stati aperti a Milano e, secondo quanto dichiarato dall’azienda, dovrebbe seguire un fitto programma di aperture, circa 50 in un triennio, per lo più basate sulla gestione diretta. Ma c’è di più, perché l’obiettivo dichiarato è diventare il leader del segmento fried chicken nel giro di cinque anni. Un avviso non velato a KFC, il concorrente più diretto, che sotto la guida di Corrado Cagnola si sta intanto avviando verso i cento ristoranti.
Avvio guidato da Restaurant Brands Iberia
L’avvio delle operazioni in Italia avviene tramite Restaurant Brands Iberia, che già dal 2019 segue lo sviluppo in Spagna. Il general manager prescelto per l’Italia è Davide Gionfriddo, che vanta anni di esperienze in Percassi, Autogrill e ultimamente era alla guida del brand Hamerica’s. “Il nostro piano è ambizioso” ammette Gionfriddo. “La prima fase coinvolgerà Milano, senz’altro apriremo anche a Roma, per poi proseguire in tutto il territorio nazionale con ristoranti di proprietà, in prevalenza, e anche avvalendoci del franchising”. Il primo punto vendita milanese (via De Amicis), da oltre 120 posti a sedere, punta molto sulla tecnologia e sull’efficienza. Le ordinazioni si fanno solo tramite i totem touchscreen e anche per le bibite (acqua a parte) c’è un grande distributore self, cui si procede dopo aver ritirato il cibo. Prossimamente, nel 2025, arriverà anche una app con i punti fedeltà e altre funzioni.
Gusto affinato per il pubblico italiano
Ma come mai la multinazionale ha finalmente optato per l’Italia? “Il consumo di pollo, nei prossimi anni, aumenterà in tutto il mondo. È un alimento diffuso, una proteina nobile, e un grande mercato come questo non poteva mancare. Ma vista la nostra attenzione al cibo, l’ingresso in Italia è avvenuto con una cautela particolare. Addirittura, per sei mesi abbiamo condotto dei test, per arrivare ad affinare il gusto perfetto per il pubblico italiano. Sempre fedele alla ricetta tradizionale di Popeyes, basata sulla marinatura del pollo in 12 spezie (segrete), ma calibrate in modo da incontrare il favore di casa nostra” prosegue Gionfriddo.
Popeyes tiene a rimarcare il trattamento della materia prima. “Non usiamo pollo congelato, solo fresco, che viene tutto lavorato a mano e che rimane in marinatura per 12 ore prima di essere cotto e servito. Una preparazione lenta, che in parte contrasta con la rapidità del Qsr, ma che pensiamo garantisca gusto e qualità” ha spiegato Giovanni Laudadio, Senior brand Director Popeyes International. Inizialmente, il pollo sta arrivando ancora dalla Spagna. Ma il management sta trattando con fornitori italiani per accorciare la catena di approvvigionamento.
Franchising sì, ma non determinante
L’espansione si basa per lo più sulla gestione diretta. “Il franchising arriverà, ma senza fretta. Stiamo valutando ogni tipo di partner, non per forza società multi unit o imprenditori già nel mondo food, l’importante è che rispettino requisiti patrimoniali e di capacità che un brand come questo richiede” ammette Gionfriddo. Quanto alle location, città e centri commerciali sono in prima fila. “Gli shopping center sono uno sbocco naturale per un brand come questo. Non abbiamo particolari preclusioni, l’importante è che si tratti di shopping center da almeno 4 o 5 milioni di visitatori l’anno”. Per ora non sono stati svelati i dettagli economici dell’investimento effettuato in Italia da parte del gruppo.
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