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Berberè ha aperto un terzo locale a Londra, in Tottenham Court Road, nel versante Nord della capitale.

Anche se parliamo di numeri piccoli, la creatura dei fratelli Matteo e Salvatore Aloe supera di un’unità Rossopomodoro, che nella capitale inglese ha due locali. Ed è un risultato di riguardo, se consideriamo (tema sempre dibattuto) che le nostre catene di ristorazione fanno fatica ad espandersi all’estero. E anche quando lo fanno, le avventure possono esaurirsi presto.

Il Regno Unito è un mercato chiave del foodservice. Deloitte gli assegna un valore complessivo di mercato pari a 77 miliardi di euro, il terzo in Europa dietro all’Italia (82 miliardi) e la Spagna (86). Ma Londra, in generale, è uno dei templi mondiali della ristorazione.

Ci aveva provato, di recente, miscusi con un ristorante a Covent Garden. Ma ha chiuso. Stop all’esperienza londinese anche per il fast food vegano di Flower Burger. Un po’ più su, in Scozia, Doppio Malto l’estate scorsa ha chiuso il suo locale di Glasgow, che rivestiva un’importanza simbolica notevole.

Berberè, nel 2024, ha aperto anche tre nuove insegne in Italia (Firenze, Bologna e un altro ristorante a Milano). In totale fanno venti pizzerie in patria, più le tre inglesi, per un fatturato intorno ai 23 milioni di euro.

Il percorso, però, è solo “a metà”, considerando che a metà 2023, con l’ingresso nel capitale di Hyle Capital (ha circa il 40%) era stato prospettato un piano a medio termine per raggiungere i 50 milioni di ricavi.