Skip to main content

Nuovi contratti a New York e Francoforte, esordio in Arabia e Tunisia, hanno segnato la fine del 2024 e l’inizio del 2025 per Avolta.

Il colosso mondiale del travel retail, nato dalla fusione tra Dufry e Autogrill, ha messo a segno due debutti assoluti. Il primo in Tunisia, dove si è aggiudicato una gara per quindici duty free in cinque scali del Paese africano. Il secondo in Arabia Saudita, mercato che sta diventando centrale (da poco oggetto del viaggio istituzionale del nostro Governo) con una gara per la gestione di dieci punti f&b (circa 2.125 metri quadrati) nei Terminal 1 e 2 dell’aeroporto internazionale King Khalid della capitale Riyadh.

Gare vinte nei nuovi Terminal

Ma anche nei mercati più maturi, sempre nevralgici per il travel, Avolta si sta assicurando commesse di lungo periodo, grazie alle gare che riguardano alcuni dei progetti aeroportuali più grandi al mondo. In Europa, si è appena portata a casa un contratto decennale per 12 location in uno degli aeroporti più trafficati al mondo, quello tedesco di Francoforte, negli spazi del futuro Terminal 3 che dovrebbero essere operativi dal 2026. Un progetto in cui Fraport investe qualcosa come 4 miliardi di euro.

Negli Stati Uniti, invece, al JFK la società privata JFK Millennium Partners sta investendo circa 4,5 miliardi di dollari per il nuovo Terminal 6, che potrebbe aprire tra fine 2026 e il 2027. Qui, le controllate Hudson e Dufry si occuperanno di allestire da zero 2.600 metri quadrati di spazi f&b, con un contratto della durata iniziale di 18 anni.

Mezzo miliardo di cash flow

I numeri vanno a gonfie vele per Avolta e le vendite continuano a generare “cassa”. I ricavi del 2023 (12,7 miliardi di franchi svizzeri) saranno superati nel consuntivo dell’intero 2024. A oggi, i dati finanziari dei primi nove mesi 2024 registrano ricavi a 10,3 miliardi (+6,8% like for like), un margine Ebitda Core del 9,9% e soprattutto una generazione di cassa (free cash flow) a 445 milioni (+46% rispetto allo stesso periodo precedente).

Anche in virtù di questo, il management non si è fatto sfuggire l’occasione di dar corso a un piano di buyback (riacquisto di azioni), operazione che serve in Borsa a sostenere i valori del titolo e di rimando a “premiare” lo sforzo degli azionisti titolari delle quote.

Avolta, infatti, ha disposto un piano di riacquisto, per il 2025, fino a un massimo di 200 milioni di franchi svizzeri, corrispondenti attualmente a poco meno di 5 milioni di azioni (il 3,3% del capitale sociale).

Lo ha spiegato chiaramente il Ceo, Xavier Rossinyol. “Questo programma riflette il solido bilancio, la performance finanziaria e la fiducia di Avolta nella sua futura generazione di cassa. Ribadiamo le nostre priorità di investire nella crescita del business, ridurre la leva finanziaria a 1,5-2,0x e distribuire un dividendo annuo pari a 1/3 dell’Equity Free Cash Flow. Inoltre, e in linea con la nostra politica di allocazione del capitale, prevediamo di restituire la liquidità in eccesso agli azionisti nel medio termine”.

Non solo Benetton. Da Richemont al Qatar, passando per Alibaba

Guardare agli azionisti di Avolta significa chiamare in causa i Benetton, quelli che di fatto hanno permesso la fusione Dufry-Autogrill, cedendo la maggioranza della società italiana (non più quotata). Oggi la famiglia veneta (tramite Edizione/Schema Beta) controlla la quota di maggioranza relativa pari al 22,7%, seguita da AI Louvre (Luxembourg) S.à.r.l (7,23%).

Ma quote rilevanti sono in mano anche ad altri soggetti, evidentemente desiderosi di investire nel futuro del travel retail, che scongiurando pandemie o altre catastrofi, appare comunque solido.

Ci sono gli svizzeri del lusso di Richemont Luxury Group con il 4.99% e i cinesi di Taobao China Holding Limited al 4.78% (il conglomerato attorno a cui ruotano il marketplace Taobao e Alibaba), seguiti a loro volta dalla Qatar Holding LLC (4,41%) e da un big americano della finanza, con interessi praticamente in tutto il mondo, come BlackRock (3,77%)

Come va il titolo? Finora Avolta può dirsi una scommessa vinta. A novembre 2023, quando sulla borsa di Zurigo ha iniziato a “girare” la nuova denominazione, le azioni valevano circa 30 franchi. Oggi sono sopra i 40, dunque una crescita superiore al 30%.

Di contro, vale la pena considerare che quel valore di 30 franchi ha rappresentato il minimo di tutto il periodo post Covid. E che, prima della pandemia, le azioni valevano almeno il doppio di oggi. In quel caso si trattava del titolo Dufry, pre-fusione, dunque il paragone con oggi non è del tutto calzante. Ma tanti azionisti sono gli stessi della vecchia Dufry (Richemont, il Qatar, Blackrock). Dunque un’azione a sostegno del titolo è senz’altro gradita.

A.L.

(Photo: Port Authority of New York and New Jersey; Frankfurt Airport, archivio)