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La catena italiana di caffetteria 12oz taglia il traguardo dei trenta locali e punta sull’affiliazione per allargare il perimetro.

12oz ha chiuso il 2024 con ricavi sopra i 14 milioni (+18% sul 2023, +6,6% like for like) e oggi raggiunge nove regioni italiane. Dall’aeroporto di Torino allo shopping center Porta di Roma, sta diversificando canali e aree geografiche. Nel 2025 ha l’obiettivo di rafforzare la propria presenza in centri città, gallerie commerciali e nel travel, con una previsione di 15 nuovi punti vendita, di cui 10 in franchising. Come spiega in questa intervista il Ceo e fondatore David Nathaniel.

Come giudica i risultati economici dell’anno appena chiuso?

Siamo molto contenti per il successo del brand e per le vendite. Non nascondo che si è perso qualche punto di marginalità a causa dei costi, come l’energia, la logistica, ma soprattutto per la materia prima di riferimento, il caffè. Ha subito un aumento del 70% in un anno.

Com’è la vostra politica di prezzi?

Da circa un anno siamo riusciti a non modificare il listino standard, ma in assenza di un recupero dei costi, non sappiamo se riusciremo a resistere ulteriormente. Nello specifico della tazzina di espresso, a seconda del luogo lo proponiamo tra 1,10 e 1,50 euro, ma questo costo abbordabile rimane un’anomalia italiana, che prima o poi bisognerebbe raddrizzare.

Quest’anno aprirete più in franchising che in gestione diretta. Perché?

Per diffondere il brand lontano dalla sede, per esempio al Sud, ci sono due strade: o arrivare a una massa critica così importante da assumere personale in loco. Oppure appoggiarsi a master franchisee locali, magari uno per regione o comunque riferiti a un territorio ampio. Quest’ultima è la strada più agevole. Sarà un percorso lungo, che non si esaurirà nel 2025.

Quali partner cercate?

Gli operatori multibrand/multiunit sono pochi in Italia e già pieni di richieste. Allo stesso tempo, non vogliamo proporre 12oz come soluzione di autoimpiego per chi cerca un diversivo di carriera. Quindi ci siamo focalizzati su una fascia di piccoli-medi imprenditori con una buona capacità di investimento, con i quali iniziare un percorso finalizzato ad aprire tre o quattro punti vendita e non limitarci al singolo negozio.

Parlando di Centro-Sud, avete esordito a Roma e siete anche alla stazione di Napoli Centrale. Com’è la risposta del pubblico?

Ottima. Napoli è stata un’operazione frutto del buon rapporto con Grandi Stazioni Retail, mentre la Capitale è strategica ed è un’area su cui desideriamo assolutamente crescere.

Avete creato nuovi formati veloci, di piccolo taglio. Il Kiosque, per adattarsi ai centri commerciali, ma lontano dalle food court. E l’Express, per location non convenzionali, già testato in una stazione di servizio sull’Auto-Brennero. Ce li spiega?

Li trovo molto interessanti e restituiscono bene il concetto di 12oz come concept scalabile e dinamico. Infatti, andiamo da negozi a tutto tondo, con sedute interne e anche 80 mq di superficie, a questi nuovi formati super adattabili. Il Kiosque, nei centri commerciali, permette di intercettare il flusso di persone desiderose di una pausa caffè/snack veloce, in modalità to-go. L’Express è una postazione che occupa anche solo 2 mq, con un’offerta essenziale e comunque con la presenza di un addetto. Lo stiamo testando in un canale molto interessante, quello delle stazioni di servizio, dove penso potremmo essere presenti da soli o magari come corner-caffetteria abbinato a brand di ristorazione già esistenti. Infine, stiamo studiando anche una soluzione 12oz vending, un tipo di consumo con una connotazione generalmente povera e negativa, mentre noi vogliamo sviluppare un vending evoluto, tecnologico e di qualità.

A.L.