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I consumi delle famiglie, del 2025, resteranno sostanzialmente al palo. E sarà l’effetto inflazione a imprimere il segno “più” ai conti delle imprese.

Questo è lo scenario grigio fotografato dall’ultima edizione del Retail Barometer semestrale Confimprese-Jakala, cui contribuisce l’elaborazione di Global Strategy.

Per il 2025, lo studio prevede una crescita media ponderata a valore del +1,7%, frutto sostanzialmente del naturale rialzo dei prezzi, dal momento che la Banca d’Italia prevede un’inflazione all’1,5%.

Le vendite a volume, invece, resteranno invariate.

Tra le categorie merceologiche, il contenitore “altro retail” (casa-arredo, ottica, entertainment, cura persona e servizi) lascia intravedere aspettative più rosee con un +3,1%.

Vanno male invece abbigliamento (+0,5%) e ristorazione (+0,4%). Infatti, sempre depurando questi due dati dall’effetto inflazione, significa una situazione di ribasso, in cui si venderanno meno vestiti e si ordineranno meno piatti al ristorante.

“Preoccupa la brusca frenata dell’economia nell’ultimo trimestre 2024 che ha portato alla revisione al ribasso delle previsioni ufficiali 2025 per esportazioni, importazioni e occupati, tutte stime abbassate in dicembre di oltre mezzo punto percentuale rispetto a quanto valutato solo un paio di mesi prima” ha osservato Mario Maiocchi, direttore centro studi Confimprese.

Le strategie sul listino prezzi

In questo contesto, le aziende gioco-forza tenteranno di adeguare il listini prezzi al minimo indispensabile. Nel 2025 la media ponderata della crescita dei prezzi viene indicata dallo studio nel +1,2%. Da segnalare che il 79% delle aziende interpellate non prevede di aumentare ulteriormente la frequenza delle campagne promozionali. “È vero che le iniziative di maggior successo sono promozioni, Black friday e saldi, ma non sono tuttavia sufficienti a risollevare l’andamento dei consumi e a incrementare i fatturati” segnala il report. Anche se oggi il “low cost” sembra la strada principale per catturare il consumatore, l’intento delle imprese è ridurre le politiche aggressive del 2024, per non svilire i margini a solo beneficio del fatturato.

Quanto al sentiment delle famiglie, l’81,2% prevede uno scenario negativo: è il livello più alto degli ultimi 24 mesi. Metà delle famiglie italiane dichiara di voler tagliare nelle uscite fuori casa al ristorante. Inclinazione cui corrisponde la maggior spinta a riempire il carrello per la spesa da consumare a casa.

Occorre convertire i passaggi in acquisto

Qualche spiraglio positivo si recupera guardando ai passaggi delle persone nei tradizionali canali di shopping. L’ultimo trimestre 2024, infatti, ha messo in luce un +2,2% di visite nei centri commerciali e +2,3% nelle vie commerciali (una media che deriva da un trend più accelerato nel Nord-Ovest e valori inferiori al Centro-Sud).

“Questa ripresa del traffico rappresenta un segnale di positività su cui far leva” ha commentato Raffaele Cerchiaro, managing director JAKALA. “Per le aziende diventa cruciale da un lato convertire tale traffico in acquisti attraverso investimenti in branding e comunicazione verso il consumatore finale e dall’altro di aumentare la fidelizzazione della clientela con modelli di servizio che puntino all’eccellenza. In tale contesto il ruolo del personale di vendita, preparazione, hard skills e capacità soft nella cerimonia di vendita, diverrà sempre più importante”.

A.L.