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Fabio Xu è un giovane imprenditore di origine cinese, che vive in Italia.

Dopo aver guidato l’avviamento e il consolidamento di Miniso in Italia, ha “restituito” l’attività alla casa madre titolare del marchio. E ha iniziato in solitaria il progetto Heikos.

I negozi a marchio Heikos sono sei, per ora, come quelli al Porta Di Roma e all’Euroma2 e nei centri storici di Firenze e Lucca. Diventeranno otto entro fine anno e il business plan prevede di arrivare a 50 entro il 2027.

“Ogni punto vendita è pensato come una destinazione, un luogo in cui innovazione, stile ed emozione si incontrano, offrendo ai clienti un’esperienza di brand unica e coinvolgente” ha detto Fabio Xu. Ma queste sono parole da comunicato stampa, lette già decine di volte.

Ciò che conta sono due aspetti. Da un lato, c’è una generazione di imprenditori cinesi sempre più attivi e ormai ben inseriti nel segmento retail, così come anche nella ristorazione. Dall’altro lato, c’è un grande filone di retail di derivazione asiatica che forse abbiamo sottovalutato, considerandolo una bolla passeggera.

Dal filone k-culture ai collectibles

C’è il flione coreano, k-culture o k-pop, che dagli “oggettini” vira di più verso il beauty. C’è quello giapponese “kawaii”, fortissimo sui collectbiles toy, che ha molteplici risvolti, poiché ha allargato ancora di più la platea di appassionati di manga, ma ha anche rivitalizzato personaggi che conosciamo da decenni come Hello Kitty. Tutto rivolto a un pubblico giovane e giovanissimo, ma anche alla fascia adulta dei cosiddetti “kidult”.

Heikos si inserisce in quest’ultimo filone, che è un po’ quello di Miniso o di altre esperienze come Hemu. Ci sono le famose “blind box” (le scatole a sorpresa che contengono i personaggi del momento da collezione), i plush (la moderna dicitura di peluche), poi cancelleria, piccola elettronica e tutto quel che ruota attorno ai personaggi del mondo Sanrio, Disney, One Piece, Minecraft e Harry Potter. Secondo gli ultimi dati elaborati da Circana per Assogiocattoli (primo semestre 2025) le vendite di giocattoli su licenza sono cresciute del 17% a livello globale e ora rappresentano il 35% del totale. E ormai, i centri commerciali fanno a gara per avere questi rivenditori. E quando anche non c’è il negozio, c’è la macchina in stile vending specializzata in carte ed action figure.

I colossi Pop Mart e Miniso

A livello globale, e non solo italiano, c’è il fenomeno Pop Mart con le sue celebri Labubu. Una bolla? Può darsi, ma lo scoppio ancora non si vede. Pop Mart sta aprendo anche a Roma. Ma la sua potenza non sta tanto nella presenza dei negozi fisici, quanto nella quantità (e prezzi) con cui riesce a vendere i prodotti. Il gruppo in agosto ha pubblicato una semestrale con profitti quadruplicati. E nell’anno di bilancio in corso, dovrebbe toccare quota 30 miliardi di yuan di ricavi, qualcosa come 4 miliardi di dollari. E il titolo da inizio anno ha raddoppiato il suo valore.

E intanto Miniso (oltre 7mila negozi nel mondo) ha deciso di passare al contrattacco. Il gruppo (che fattura circa 2,5 miliardi di dollari l’anno) sta spingendo ancora di più sul segmento dei collezionabili. Quindi sarà creato uno spin-off societario del suo marchio Top Toy, con l’intenzione di andare a quotarlo ad Hong Kong. Mentre intanto, dal punto di vista retail, Top Toy (che finora ha 280 negozi in Cina) ha iniziato lo sviluppo internazionale.

A.L.