Il futuro del Gruppo Calzedonia da 2,4 miliardi di euro di fatturato è nello sviluppo di linee guida sostenibili, nell’eCommerce e in una politica espansionista verso i mercati esteri. Signorvino è pronto per il salto oltreconfine.
Il bilancio 2019 di Gruppo Calzedonia si chiude con una sferzata positiva: +4,4% a cambi costanti per un fatturato complessivo di 2.411 milioni di euro che spezza il trend negativo dei dodici mesi precedenti, in diminuzione dello 0,5 per cento. Negli ultimi dieci anni la crescita del Gruppo è stata significativa, raddoppiando il fatturato 2010 (1.128 milioni) con un trend che è variato dal +16% al +4%, a eccezione del 2018, aumentando però in modo sensibile il fatturato estero che pesa il 56% del totale. La capogruppo è Calzedonia Holding Spa con sede in Italia, che controlla Calzedonia Finanziaria in Lussemburgo e tutte le partecipazioni del gruppo in Italia e all’estero, con una rete in 54 Paesi (conquistando nove nuove nazioni nello scorso anno). Incentrato sul mercato intimo uomo e donna, Calzedonia Group si divide, attraverso punti vendita monomarca, nei brand Calzedonia, Intimissimi Donna e
Uomo, Tezenis, Falconeri, Atelier Emè e da ultimo, grazie alla passione del presidente, Sandro Veronesi, anche nel comparto della ristorazione con Signorvino.
Propensione all’internazionalizzazione
Calzedonia mira a sviluppare una rete di punti vendita esteri, oltre a consolidare la propria posizione in Italia: nel 2019 i principali Paesi su cui si è focalizzata sono stati Cina, Russia, Francia (con l’apertura del primo negozio Tezenis nel 2018), Germania, Giappone e Stati Uniti (Falconeri è sbarcato a Tokyo e New York nel 2018). Una vendita che si concretizza esclusivamente in monomarca, gestita direttamente da società del gruppo in modo diretto o in franchising (i cosiddetti affiliati) o ancora attraverso distributori esteri; le rimanenze, invece, vengono commercializzate attraverso diversi outlet. Un totale di 4.859 punti vendita al 31 dicembre 2018, di cui 3.103 all’estero e 1.756 in Italia. Rispettivamente Calzedonia, il primo brand del gruppo nato nel 1986 e presente con 2.147 locali, attivo in 54 mercati e 24 in eCommerce. Intimissimi Donna, il brand storico del gruppo nato nel 1996, è distribuito in 1.518 negozi, di cui circa 500 in Italia ed è commercializzato in 54 mercati e 24 per quanto riguarda l’online. Intimissimi Uomo, ultima sfida del brand del Gruppo, è presente in 6 mercati nel mondo e 24 per l’eCommerce con 149 store monobrand. Tezenis, il brand più giovane e sbarazzino, nato nel 2003 è presente in 638 punti vendita ed è distribuito in 26 mercati e 17 online; Falconeri, il brand specializzato nella maglieria di cashmere artigianale acquistato nel 2009, copre 9 mercati internazionali e 17 online per 102 shop di cui 3 aperti nel corso del 2018; Atelier Emè, ultimo acquisto del Gruppo che produce abiti da sposa e da cerimonia ad alto contenuto artigianale, è presente in 40 punti vendita. Per finire con Signorvino, che nasce nel 2012 ed è presente in 15 locali al momento solo in Italia, selezionando 1.500 etichette di vino 100% italiano.
Chiusure in Italia, a favore del mercato estero
Nel 2018 si sono chiusi diversi punti vendita italiani per privilegiare l’estero, mantenendo però un trend positivo nel complesso: Calzedonia ha soppresso 12 locali nella Penisola e aperto 81 nuovi negozi oltre confine; Intimissimi ne ha persi 11 in Italia contro i 72 opening all’estero; Intimissimi Uomo invece si espande sia nel mercato Italiano (+26) che nell’estero (+12) come nuovo brand dedicato all’uomo del Gruppo; anche Tezenis ha ampliato la rete dei punti vendita italiani (+5) ed esteri (+38), evidenziando sempre una bella impronta espansionistica ed è stato aperto un nuovo outlet; Falconeri ha chiuso un punto vendita in favore di 3 esteri; Atelier Emé ha aperto 39 punti vendita per incrementare l’awareness in Italia e uno estero; rimane invariato il numero di locali destinati a Signorvino, 15, presenti solo in Italia. Sostanzialmente nell’anno 2018 sono stati aperti 217 nuovi punti vendita, di cui 207 all’estero e solo 10 in Italia.
Gli indicatori del risultato finanziario
Andando ad analizzare l’ultimo bilancio consolidato disponibile, quello al 31 dicembre 2018, si evince un risultato operativo (EBIT) di oltre 329 milioni di euro (in diminuzione rispetto ai 340 milioni del 2017) e con un risultato netto 2018 di 237 milioni, dove spicca un margine di contribuzione notevole (il 72,4% di differenza tra ricavi delle vendite e costo del venduto) a cui vengono sottratti il 33% di costi esterni di lavorazione e un 20% di costo del personale. Il quoziente primario di struttura (ovvero Patrimonio Netto/ Attivo Immobilizzato) a 1,37, rispetto all’anno precedente (1,25), denota una maggiore solidità patrimoniale. I mezzi propri eccedono la dotazione immobilizzata e coprono il 76% dei fabbisogni complessivi: in miglioramento la capacità del Gruppo di coprire gli investimenti immobilizzati con mezzi propri e i debiti finanziari con i margini operativi creati dalla gestione, con un importante patrimonio netto della Capogruppo che ammonta a 582,5 milioni. Una leggera diminuzione della redditività, invece, si evince da una diminuzione del ROE e del ROI: dal 14,9% al 12,5% per il return on equity e dal 15,3% al 13,7% per il return on investment. «Il decremento è dovuto a una contingenza che non riguarda la gestione operativa o le previsioni di vendita: si è registrato un calo del fatturato a inizio anno (2018, ndr) determinato da condizioni climatiche straordinarie che non hanno stimolato i primi acquisti di stagione. Sono aumentati rispetto l’anno precedente (2017, ndr) invece i costi logistici, delle lavorazioni industriali e di comunicazione», spiegano gli analisti del Gruppo. Si sottolinea inoltre una crescita organica dei lavoratori, che alza il costo del personale dal 17,6% al 19,4%, in parte dovuta alla forte politica espansionistica sui mercati esteri, per un totale di 36.653 unità a inizio 2019 di cui oltre 21mila impiegate in attività produttive, oltre 14mila nel commerciale e 575 in servizi, per un aumento di 2.516 unità rispetto al periodo precedente. Il Gruppo è soggetto a diversi rischi: di credito, di tasso e di liquidità tipici di tutte le gestioni ma anche di cambio a causa delle partecipazioni e delle vendite estere. Inoltre, si aggiungono il classico rischio di mercato dovuto a congiunture degli acquisti, il rischio legato alle situazioni politiche (non dimentichiamo che il Gruppo possiede importanti unità produttive in Sri Lanka, dove però la situazione politica sembra essere stabile) e il rischio legato ad alcune figure chiave che hanno portato Calzedonia al successo, ma per questo il Gruppo si è dotato di una struttura organizzativa in grado di garantire continuità all’impresa.
I piani per il 2020
Si punta a sviluppare i marchi più recenti in Italia, come Intimissimi Uomo, Signorvino e Atelier Emé. «Si stanno valutando aperture anche all’estero per Signorvino, soprattutto nei paesi dell’Est Europa, dove la passione per il Made in Italy sta crescendo a livello esponenziale», si evince dalla nota di bilancio diramata a gennaio 2020. Proseguirà invece l’attività di riqualificazione e ammodernamento dei punti vendita esistenti a marchio Calzedonia, Intimissimi e Tezenis, puntando sempre più sulla grande opportunità fornita dall’eCommerce, che supera l’ostacolo fisico (e il conseguente costo) della gestione degli store fisici. «Il 25 ottobre 2019 abbiamo sottoscritto il Fashion Pact: una coalizione che raggruppa le realtà più importanti del settore moda e tessile per una task force che guarda a un futuro più sostenibile. La sostenibilità e l’impatto ambientale sono da sempre temi cari al Gruppo, ma da ora in poi prenderanno un aspetto focale» hanno dichiarato i responsabili comunicazione di Calzedonia.
C.R.
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