Con gli italiani costretti in casa dalle direttive per il contrasto al coronavirus, il delivery è diventato uno strumento essenziale sia per gli utenti che per i brand. Soprattutto quelli della ristorazione, ancora impossibilitati all’asporto. Le esperienze di Glovo, Just Eat e Deliveroo.
Che sia la volta buona? Forse sì. Almeno stando ai dati registrati dalle piattaforme di consegne a domicilio Glovo, Just Eat e Deliveroo che, nel pieno del lockdown, fra marzo e aprile, hanno preso in mano città e piccoli centri confermandosi come l’anello di congiunzione necessario fra brand e clienti. Il tutto grazie a un servizio che ha saputo velocemente adattarsi alle esigenze di sicurezza igienico-sanitaria e alla flessibilità della domanda e dell’offerta. Per fare il punto sugli ultimi due mesi, r&f ha intervistato i diretti interessati.
Le interviste
Glovo Italia – Elisa Pagliarani, general manager: «All’inizio del lockdown abbiamo registrato un calo dovuto soprattutto alle incertezze e la scarsa chiarezza su quali fossero le modalità effettivamente consentite ai ristoratori. La reazione, quindi, è stata quella di una chiusura e sospensione delle operazioni anche da parte di quei brand che già avevano dimestichezza con il servizio. A questa mancanza iniziale di offerta ha fatto seguito anche un calo della
domanda che risultava di fatto insoddisfatta. Un trend invertitosi con il passare dei giorni e il ritorno all’operatività delle catene del foodservice a cui si sono aggiunti nuovi player della ristorazione che per la prima volta intraprendevano il servizio di food delivery». –> QUI LA VERSIONE COMPLETA
Just Eat Italia – Daniele Contini, country manager: «Questo periodo di emergenza si divide fra conferme e nuovi trend. Nel primo caso rientrano gli ordini di pizza, hamburger, cibo orientale. Nel secondo caso troviamo il picco dei dolci e dei gelati: +133%, soprattutto nel periodo di Pasqua. In generale, l’evoluzione del cliente ha coinvolto la percezione del food delivery stesso: su 30mila clienti intervistati, il 90% lo ha ritenuto un servizio essenziale; ristoranti compresi. Certo l’importanza della sicurezza gioca un ruolo primario in entrambi i casi». —> QUI LA VERSIONE COMPLETA
Deliveroo Italia – Matteo Sarzana, general manager: «Il virtual brand è un’idea 100% made in Deliveroo. A differenza delle dark kitchen, i nostri ristoranti partner hanno la possibilità di dar vita ad un ristorante virtuale, presente solo sulla piattaforma, senza altri costi fissi, ma con una nuova offerta, una nuova tipologia di cucina, un nuovo menù e, di conseguenza, un nuovo posizionamento capace di attrarre nuove fette di mercato ed aumentare quindi il giro d’affari. Si tratta di un’opportunità che sta già dimostrando tutte le sue potenzialità e vogliamo continuare ad implementare». —> QUI LA VERSIONE COMPLETA
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