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L’Etrc, organo di rappresentanza degli operatori dell’industria travel retail, ha da poco cambiato guida, affidando a Julie Lassaigne il ruolo di segretario. L’obiettivo rimane lo stesso: «Un approccio olistico, strategico e proattivo alle sfide dei regolamenti».

Julie Lassaingne, segretario generale Etrc

Le elezioni europee dello scorso 26 maggio, con una affluenza generale del 50%, hanno ribadito ancora una volta l’importanza e il peso delle politiche comunitarie nei diversi stati. Una presenza, quella dell’Ue, che a livello industriale però sembra mancare di una
visione comune. Avviene anche nel settore del duty free e travel retail in cui a difendere
gli interessi dei vari operatori (gestori infrastrutturali, fornitori, brand, operatori) è l’Etrc (European Travel Retail Confederation) che a fine gennaio ha eletto Julie Lassaigne come nuovo segretario generale che, intervistata da r&f di ritorno dal TFWA di Singapore(12-16 maggio), ha ribadito il proprio mantra: «Per massimizzare il potenziale della nostra industria e rappresentarla al meglio dobbiamo lavorare in modo più stretto gli uni con gli altri».

Cos’è l’Etrc e qual è la sua mission in quanto neo segretaria?

Etrc è una sigla e sta per European Travel Retail Confederation, l’associazione di categoria che rappresenta l’industria duty free e travel retail in Europa. L’Etrc è composta da associazioni affiliate nazionali e regionali come Atri (Associazione Travel Retail Italia) e da membri che appartengono alle aziende del retail e ai loro fornitori. Grazie alla partecipazione in diversi gruppi di esperti stakeholder presieduti dalla Commissione Europea, tavoli di lavoro industriali e un rapporto diretto con i politici europei, l’Etrc si è accreditato come la voce del duty free e del travel retail continentale.
La nostra sede è a Bruxelles, personalmente, ho un’esperienza di 10 anni nel travel retail e dal 2013 faccio parte dell’Etrc dove mi sono occupata di mantenere le relazioni
con l’Unione Europea. In questo modo, non solo ho acquisito una profonda e diversificata conoscenza del settore, ma ho anche sviluppato una forte passione per questi temi. Tanto che ora mi sto impegnando, come segretaria, ad aiutare i legislatori nella stesuradi leggi e norme che possano fare prosperare l’intero comparto.

All’interno del mercato retail, il duty free rappresenta un settore particolare. Come è evoluto nell’ultimo periodo in termini di fatturati, format e offerta?

Il turismo internazionale e il traffico aereo stanno aumentando in modo stabile, trascinando con sé la crescita delle vendite nel duty free e nel travel retail. Secondo una ricerca di Generation Research, per esempio, le vendite duty e tax free hanno registrato un incremento del 5,8% nel 2018 rispetto al 2017. Numeri che il retail domestico ci invidia. E il futuro sembra ancor più promettente. D’altronde, il duty free e il travel retail sono canali totalmente dedicati ai passeggeri internazionali che diventano attori delle esportazioni viaggiando fra nazioni e regioni del mondo. Contemporaneamente,
lato industria, è in atto un processo di premiumizzazione dell’offerta su tutte le categorie di prodotto con brand che sviluppano specifiche referenze, spesso pensate
in modo esclusivo e iconico per il canale di riferimento.

Eppure, a causa delle differenti legislazioni, il duty free sta lottando per mantenere tutto il proprio potenziale commerciale nel mercato travel retail. Quali sono le maggiori problematiche in questo senso?

Attualmente, le richieste avanzate dal legislatore in materia di maggiori informazioni
relative al prodotto in vendita rappresentano una sfida enorme a tutta la nostra filiera.
Tutte le categorie merceologiche nel nostro canale, infatti, sono o saranno a breve soggette a operazioni di etichettatura di ingredienti, allergeni, additivi, valori nutrizionali e qualità igieniche. Tutto questo crea un problema sostanziale nel momento in cui la regolamentazione sulle informazioni obbligatorie da veicolare on-pack deve tener conto dei requisiti specifici a livello nazionale o regionale. Si tratta di una tendenza che si può già riscontrare nel segmento confectionary e che, sul lungo periodo, potrebbe rendere impraticabile la possibilità di proporre lo stesso prodotto a livello di mercato globale mettendo così a repentaglio la nicchia esclusiva del travel retail e il ventaglio di scelte da parte del passeggero. Da un punto di vista strategico, quindi, dobbiamo cambiare mentalità: essere proattivi e non solo reattivi. Come industria dobbiamo essere un passo avanti, affrontare i diversi temi prima che si trasformino in problemi e costruire le fondamenta che assicurino al duty free e travel retail di poter contare su una legislazione univoca, non frammentata. In sostanza, l’Etrc si sta spendendo affinché chi scrive le norme tenga in considerazione la portata globale
del mercato e dei suoi utenti, magari accogliendo le migliori soluzioni che emergono dalle diverse esperienze retail, come l’adozione dell’etichettatura elettronica.

Gli aeroporti stanno diventando sempre più delle shopping destination. In che
modo il duty free può supportare questa transizione?

La frequentazione del retail aeroportuale, per fare acquisti o anche solo per passare il tempo in attesa del proprio volo, rappresenta un fattore caratterizzante dell’esperienza dei passeggeri. Allo stesso modo, i ricavi retail sono diventati parte integrante dei bilanci aeroportuali. Secondo una ricerca di Pragma Consulting, il 95% dei passeggeri concordano nel dire che i negozi aggiungono più calore e atmosfera ai terminal. Una percentuale simile, inoltre, afferma che ha piacere ad acquistare in aeroporto se decide di farlo a patto che ci sia un’offerta all’altezza. Ciò detto, appare chiaro come l’Europa necessiti di migliorare la competitività commerciale dei propri aeroporti. Senza solide entrate dal lato retail, ormai, gli aeroporti faticano a espandere la propria connettività
o investire in sviluppi futuri per mantenere le proprie strutture a livelli di prima qualità. In questo senso, l’Etrc crede che un focus sui settori duty free e travel retail possa contribuire a raggiungere l’obiettivo.

Con un traffico di passeggeri orientali in crescita, gli operatori duty free stanno mettendo a punto un approccio differenziato al cliente. In questo senso, quanto è importante poter contare su uno staff altamente preparato?

La formazione dello staff è la priorità per il retail, soprattutto in ambito travel dove i clienti e passeggeri non sempre parlano la lingua del Paese in cui viaggiano. Una “mancanza” per cui l’utente richiede il supporto dello staff al fine di trovare i prodotti che sta cercando. Per questo, in risposta a un bisogno ben conosciuto dall’industria, il Duty Free World Council ha annunciato, durante il TFWA di Singapore, la creazione del primo certificato professionale online in duty free & travel retail. Svi-luppato da un team di accademici ed esperti del settore in associazione con l’Institute of International
Retail (IIR), tale certificato risponde ai criteri globali del CDP Standards Office.

A proposito del TFWA di  Singapore, lei è stata tra i relatori. Quali sono stati gli argomenti al centro del dibattito?

È sempre affascinante vedere ciò che sta succedendo in altre parti del mondo. E l’Asia-Pacifico rappresenta sicuramente uno dei laboratori più interessanti per il settore duty free e travel retail. Gli aeroporti di questa regione, per esempio, offrono esperienze e soluzioni di primo livello come il Jewel all’aeroporto internazionale Changi. Un’infrastruttura in cui i passeggeri programmano di arrivare ore prima solo per godersi un momento di shopping. In generale, comunque, la conferenza TFWA ha affrontato alcuni temi davvero importanti: dalle minacce regolative alle opportunità tecnologiche, passando per il futuro del canale in questa parte di mondo. Personalmente, mi è piaciuto molto come è stato affrontato il tema della sostenibilità, che da qualche tempo non è più un argomento di seconda classe. Sicuramente le norme stanno diventando più restrittive per promuovere i principi dell’economia circolare, ma anche così la sostenibilità deve diventare parte del Dna degli operatori se vogliono continuare a raggiungere i clienti delle nuove generazioni. In questo senso, ci sono
già alcune storie di successo che raccontano come sta evolvendo l’intero sistema.

N.G.

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