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Parole di Francesco Pugliese, ad Conad e Francesco Avanzini, direttore generale Conad.

Presentati alla stampa a metà dicembre, i conti di Conad per il 2019 riscontrano un aumento del 5,9% raggiungendo quota 14,3 milioni di euro (con un progressivo di 800 milioni rispetto al 2018).
Dati significativi che si inseriscono all’interno di un attivismo da parte dell’insegna GDO in tema di acquisizioni e riconversioni che l’ha portata a coprire una quota del 13,3% sul mercato nazionale. Consolidata la leadership nel segmento supermercati (22,8%) e quella in alcune regioni italiane, la rete Conad conta 3.651 punti vendita (di cui 515 presenti in comuni sotto i cinquemila abitanti). A questo network si aggiungono altri concept di vendita come 42 distributori di carburante, 139 parafarmacie, 15 ottici e 42 petstore.

La conferenza di presentazione è stata anche l’occasione per il confronto con i vertici dell’azienda. «Consapevoli di aver creato sviluppo in una delle fasi economiche più difficili della storia del Paese, cresciamo investendo nello sviluppo di nuove imprenditorialità sui territori e cogliendo nuove sfide», ha affermato l’ad Francesco Pugliese. Sul piatto, fino al 2021, 1,2 miliardi complessivi di investimento. Diverse le tematiche affrontate durante la conferenza: «Il calo della fiducia degli italiani è legato ad alcuni fattori di preoccupazione: il 19% per il lavoro, il 12% per l’ambiente e l’economia. Questo incide sul nostro mondo: solo il 28% crede che sia il momento di fare acquisti», ha affermato Pugliese. D’altro lato, se si consuma meno si consuma meglio: «Il prezzo è ancora fattore competitivo, ma ci sono sempre più prodotti accessibili di fascia premium che sale del 2,6% a valore e pesa per il 32% delle vendite».

In termini di sviluppo, «il nostro sguardo è rivolto in avanti con due format: Spazio Conad e Conad City, attrazione e prossimità», ha spiegato Francesco Avanzi, direttore generale di Conad. Sul futuro del retail, Pugliese ha affermato: «C’è difficoltà di standardizzazione, soprattutto per quanto riguarda l’offerta evoluta e ibrida. Il rischio è quello di non cogliere le peculiarità e la domanda del territorio».

N.G.

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