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Fra i primi a chiudere ancor prima che arrivasse il decreto del Governo, già l’11 marzo Löwengrube aveva deciso di fermare le attività dei suoi 22 punti vendita. Da qui la necessità di gestire le scorte di cibo deperibile in modo sostenibile e senza spreco con donazioni alla Caritas o al Banco Alimentare.

Con 22 punti vendita chiusi, e 350 dipendenti a casa, la catena di birrerie in stile bavarese Löwengrube ha deciso di affrontar il tema dello spreco alimentare per risolvere la gestione delle proprie scorte. Un argomento di attualità mentre il retail e le attività ristorative si fermano.

L’iniziativa

Con la chiusura dei locali Löwengrube, tutti gli affiliati si sono adoperati per evitare che le scorte di cibo deperibile ormai acquistate andassero sprecate. Le derrate di alcuni punti vendita sono state donate alla Caritas o al Banco Alimentare. Altri locali hanno suddiviso il cibo tra i dipendenti e le loro famiglie, che potranno così avere autonomia per alcuni giorni ed evitare di recarsi nei supermercati.

I progetti

L’impatto del Covid-19 arriva in un momento di espansione per il marchio. I progetti sul tavolo però ci sono, «solo rimandati di qualche mese», ha commentato Pietro Nicastro ad di Lowen-Com. «Sfrutteremo queste settimane per organizzarci e migliorare ulteriormente il nostro servizio. Da questa esperienza abbiamo già imparato a mettere in pratica un impegno che ci sta molto a cuore e che in futuro vogliamo affrontare in modo organizzato: le politiche antispreco. Abbiamo sostenuto nelle scorse settimane la petizione che il Festival del Giornalismo Alimentare ha lanciato sulla piattaforma Change.org proponendo l’obbligo della food bag nei ristoranti. Un tema di grande attualità, che ci tocca da vicino perché una buona percentuale di spreco di cibo avviene proprio nei consumi fuoricasa e sappiamo che questa tipologia di consumi aumenterà nei prossimi dieci anni. Non possiamo aspettare, bisogna agire subito per evitare che lo spreco aumenti con l’aumentare dei consumi fuoricasa».

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