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Mentre sta ancora digerendo i duty free shop di AdR RetailLagardère Services mette le mani anche su Airest per ampliare il suo portfolio di marchi in concessione (foodservice in primis). L’acquisizione per tappe della business unit di Save rappresenta un matrimonio d’interesse da manuale: il gruppo veneziano è ben deciso a dismettere dal portafoglio ciò che non è strettamente aviation (esemplare in tal senso il Marchi pensiero sulla necessità di valorizzare in uscita la partecipazione in Centostazioni), per investire liquidità nella quota di minoranza del Catullo di Verona, per tornare alla carica per l’Aeroporto di Trieste e giocare un’importante fiche sullo scalo di Lubiana.

Il colosso parigino non aveva invece l’imperativo categorico di fare shopping: con un fatturato di canale nell’ordine di 2,5 miliardi di euro, prodotto da circa 2.800 store in 130 aeroporti e 700 stazioni ferroviarie, quello di Lagardère era il quotidiano vaglio dello spettro di offerte che assicura via via il mercato globale. E quella di Airest appariva quanto meno golosa per tre ordini di motivo: in primis era un partner già rodato ; quindi andava a rafforzare le attività di ristorazione in concessione, ad oggi ancillari rispetto al core business aziendale; last but not least…costava poco.

Claudio Francesco Merlo

L’articolo completo è pubblicato sul numero di novembre 2013 di r&f: acquistalo sull’App Store oppure abbonati alla versione cartacea