Skip to main content

La Corte dei conti ha passato al setaccio le attività legate ad Expo per poter esprimere la valutazione sull’evento che ogni anno le spetta.

Il bilancio è in chiaroscuro. Ritardi, costi impazziti, scontri tra Enti e amministratori, gare sospette, inchieste giudiziarie gettano ombre pesanti sull’evento che aprirà i battenti tra meno di 5 mesi. D’altra parte il numero di Paesi aderenti (140) e la quantità di sponsorizzazioni private trasmettano segnali positivi alla manifestazione milanese (1 maggio – 31 ottobre 2015).

Di seguito pubblichiamo il comunicato stampa emesso dalla Corte dei conti, che riprende alcuni dei punti salienti della Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria di EXPO 2015 S.p.A. per l’esercizio 2013.

Il versione completa della Relazione può essere scaricata in versione pdf direttamente dal sito dell Corte dei conti

 

***

Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria di EXPO 2015 S.p.A. per l’esercizio 2013.
La Corte dei conti – Sezione controllo Enti – nella relazione sulla gestione di Expo 2015 SpA per il 2013, ha rilevato che l’esercizio si è chiuso con una perdita economica di 7,42 milioni di euro, affermando, tuttavia, che tale negativo risultato è da riferirsi alla nota, particolare natura della Società che, quale società di scopo, vede la concentrazione della maggior parte dei costi nei primi anni di attività e la posticipazione dei ricavi alla data di realizzazione dell’Evento.
Peraltro, i ricavi (di 67,13 milioni di euro) sono comunque aumentati rispetto ai 28,67 milioni di euro del 2012, per effetto, principalmente, dei diritti di sponsorship provenienti dai grandi partners commerciali; la maggiore perdita rispetto all’esercizio 2012 (2,39 milioni) è da ricondursi in gran parte al pianificato aumento dei costi della produzione.
L’incremento delle disponibilità liquide (dai 186,89 milioni di euro del 2012, ai 348 milioni di euro del 2013) e la sensibile misura dell’avanzo finanziario sono sintomi degli effetti dei ritardi connessi con la consegna frazionata dei terreni, che, incidendo sul cronoprogramma dei lavori, ha determinato lo slittamento al 2014 di alcuni investimenti e, di conseguenza, anche consistenti varianti in corso d’opera (pari a 38,5 milioni di euro) e rilevanti “riserve” da parte delle imprese appaltatrici.
A tale proposito, la Corte ha anche ricordato come, dopo alterne ipotesi, l’area effettivamente individuata quale “sito espositivo” risulti per l’85% di proprietà privata, e come tale circostanza abbia indubbiamente determinato diverse criticità, sia per i costi di acquisizione che per le difficoltà operative connesse alle procedure di rilascio delle aree, ed ha evidenziato come la convergenza di interessi pubblici e privati che ne ha costituito lo scenario di fondo – tipico del partenariato pubblico privato – avrebbe potuto essere caratterizzato da un diverso e più omogeneo coinvolgimento degli operatori privati coinvolti, specie nella ripartizione dei rischi e nell’efficientizzazione delle risorse, in ragione della loro natura pubblica.
Tra le criticità fin da subito manifestatesi per la società di gestione nell’acquisire la disponibilità dei terreni privati, la Corte ha evidenziato quelle connesse alle divergenti vedute tra Regione Lombardia e Comune di Milano, circa il regime giuridico da adottare per l’acquisizione delle aree, con la conseguenza che tali vicende hanno condizionato tutta la fase iniziale di gestione dell’evento, compromettendone l’efficiente programmazione preliminare e la tempestiva operatività.
Tale situazione di stallo non si è risolta neanche dopo la costituzione, a giugno 2011, di un’apposita società pubblica, la Arexpo S.p.A., incaricata dell’acquisizione dei terreni, a causa dei tempi tecnici delle procedure di esproprio e compravendita , che si sono protratti sino a luglio 2012.
Ha influito negativamente sull’azione della società anche la flessione del sostegno finanziario dei soci, Provincia e (in misura minore) Camera di commercio di Milano; in effetti, a fronte degli interventi di tali due Enti, pari rispettivamente al 2,40% e al 2,18%, del totale cumulato per azionista, nel 2013 il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha contribuito per l’84%, il Comune di Milano per il 14,15% e la Regione Lombardia per il 10,87%.
A tali vicende si è aggiunta la complessa disciplina – solo nel biennio 2012/2013 sono intervenuti 15 provvedimenti legislativi concernenti l’Expo – che ha determinato una cornice normativa in continua evoluzione.
Sotto un profilo più generale, la Corte ha osservato che il regime derogatorio introdotto con specifiche ordinanze presidenziali del 2007 e del 2010, poi confermate con la Legge 6 maggio 2013, n. n. 71 – pur se motivato con i rischi per le  incolumità delle persone e per la tutela dei beni, nonché con i ritardi cumulatisi per cause esterne alla Società – necessita di valide strategie compensative, affinché sia comunque garantita la scrupolosa osservanza, almeno, dei principi generali negli affidamenti di opere pubbliche, non senza osservare come una auspicabile disciplina ‘dedicata’ ai grandi eventi, piuttosto che la rilevante quantità di deroghe alla normativa ordinaria, meglio potrebbe intervenire sulla gestione di tali peculiari opere pubbliche, approntando nel contempo gli strumenti di controllo più idonei a garantirne la legalità.
A tale proposito, la Corte ha ricordato come, in seguito alle note indagini giudiziarie relative ad ipotesi corruttive a carico anche di due dirigenti della società, il D.L. 24 giugno 2014, n. 90 (convertito nella Legge 11 agosto 2014, n. 114) abbia attribuito al Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione compiti di alta sorveglianza e garanzia della correttezza e della trasparenza delle procedure connesse alla realizzazione delle opere.
Sotto il profilo operativo, eventi rilevanti nel 2013 sono stati:
a) il raggiungimento del numero di 140 dei Paesi partecipanti ufficiali;
b) l’affidamento di lavori,  per complessivi 288 milioni di euro circa (di cui, €171 milioni, mediante procedure ad evidenza pubblica e €43,6 milioni attraverso procedure negoziate) e di forniture e servizi, per circa 115 milioni di euro;
c) l’istituzione, ai sensi del decreto legge 43/2013, del Commissario Unico delegato del Governo per l’Expo, che si è affiancato al Commissario Generale di Sezione del Padiglione Italia subentrando al Commissario straordinario (Sindaco di Milano) ed al Commissario generale (Presidente della Lombardia), con compiti di vigilanza e poteri in deroga e sostitutivi, di impulso per la esecuzione delle opere.
Nel 2013, la Società è finalmente entrata in pieno nella fase operativa.  Si rivela ora indispensabile, a pochi mesi dall’inaugurazione dell’Esposizione, che la società gestisca in modo incisivo e trasparente i problemi ancora presenti, tra i quali quelli conseguenti ai procedimenti giudiziari in corso, assicurando la legalità delle procedure di affidamento delle opere e dei servizi, al fine di salvaguardare, con il corretto impiego delle risorse impegnate,  anche l’immagine del Paese nel contesto internazionale.

Per leggere il comunicato stampa dal sito della Corte dei conti, clicca qui

 

Riproduzione riservata © retail&food