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La nota economica 2018-2019 redatta dal Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema Moda Italia, resa nota pochi giorni prima l’avvio della 14° edizione di Super, il salone prêt-à-porter e accessori donna di Pitti Immagine, conferma le difficoltà per il canale brick&mortar, mentre export e online continuano a crescere.

LE INTERVISTE AI BRAND: Mixerì, Via Condotti, Nuna Lie,

L’industria italiana della moda femminile, comprensiva di vestiario esterno, maglieria, camiceria e abbigliamento in pelle, resta caratterizzata da una dinamica di segno positivo, riconducibile in via principale alle performance ottenute oltreconfine. Sulla base dei dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda, nel 2018 il turnover di settore ha messo a segno un aumento del +1 per cento. In un anno il womenswear guadagna, pertanto, circa 125 milioni di euro, portandosi di poco oltre i 13,3 miliardi. Il tasso di crescita settoriale registrato a consuntivo risulta, dunque, ampiamente superiore rispetto alle stime rilasciate lo scorso febbraio (+0,5%), in virtù di un andamento dell’export decisamente più favorevole di quanto più prudentemente si era prospettato alla luce del deterioramento del contesto congiunturale, che, tuttavia, ha influito solo in parte sul settore del womenswear italiano. Nell’ambito della filiera Tessile-Moda nazionale il womenswear riveste un ruolo di primo piano, assicurando il 24,3% del fatturato complessivamente generato. Analogamente a quanto registrato nel più recente passato, l’evoluzione positiva ha interessato in via esclusiva la confezione (+2,9%), mentre tutti gli altri comparti della moda donna si sono mossi in area negativa. La camiceria e la maglieria hanno chiuso l’anno in calo rispettivamente del -3,9% e del -1%, mentre l’abbigliamento in pelle ha ceduto il 7,4 per cento. Con riferimento al valore della produzione effettuata in Italia (variabile calcolata al netto dei proventi derivanti dalla commercializzazione di prodotti importati) il bilancio settoriale mostra un cambio di passo, nell’ordine del -1,8% su base annua, a fronte di un approvvigionamento dall’estero in crescita su ritmi piuttosto sostenuti. A conferma delle più recenti tendenze di mercato, per la moda donna italiana la domanda interna è rimasta riflessiva, mentre quella estera si è rivelata ancora una volta particolarmente favorevole, come del resto ininterrottamente dal 2010. Più in particolare, nel 2018 le vendite sui mercati internazionali, grazie a un aumento su base annua del +3,1%, hanno raggiunto 8.460 milioni di euro, concorrendo così al 63,4% del turnover settoriale. Parallelamente, l’import accelera mettendo a segno una variazione a doppia cifra, pari al +10,1%, e si avvicina
quindi a quota 4,8 miliardi di euro. A fronte del suddetto andamento, l’avanzo commerciale della moda donna si porta sui 3,7 miliardi di euro, In calo, dunque, di circa 183 milioni rispetto all’avanzo 2017.

Mercato interno e distribuzione

Nel 2018, sulla base delle elaborazioni del Centro Studi di Confindustria Moda sui dati rilevati da Sita Ricerca, la moda femminile si conferma in flessione accusando peraltro un peggioramento rispetto alla dinamica accusata nel corso del 2017. L’anno solare 2018 archivia infatti una flessione che raggiunge il -3,9 per cento. Se si considera, invece, il periodo compreso tra la primavera/estate 2018 e l’autunno/inverno 2018-2019, il sellout di moda femminile presenta una flessione pari al -2,9% in termini di spesa corrente rispetto alle corrispondenti stagioni del
2017-2018. Nell’arco temporale monitorato il calo ha colpito tutte le merceologie qui considerate, pur su ritmi differenti. Gli acquisti di camiceria contengono la flessione al -1,1%, mentre quelli di capi confezionati (maggioritari, con un’incidenza del 58,2%) e di maglieria perdono rispettivamente il -2,9% e il -3,1 per cento. Come ormai da diverse stagioni, il calo dell’abbigliamento in pelle prosegue su tassi sostenuti, pari nello specifico al -10%; tale segmento è ormai confinato all’1,3% del mercato. Osservando le performance ottenute dai singoli format distributivi, le catene, primo canale per valore di moda donna intermediato con uno share del 47,4%, mostrano una flessione nella misura del -1,9 per cento. Il dettaglio indipendente continua a perdere terreno, accusando una perdita delle vendite intermediate pari al -10,6% e detiene così un’incidenza del 19,7 per cento. La GDO passa a quota 15%, a fronte di un decremento pari al -3,4%. In ambito GDO, i grandi magazzini hanno contenuto il calo al -1,5%, mentre food e grandi superfici cedono rispettivamente il -6,8% e il -6 per cento. Unico canale in controtendenza si rivela l’online, che dopo la modesta crescita del periodo marzo 2017-febbraio 2018, torna a incrementarsi su tassi a doppia cifra: +40,7%, con un’incidenza del 9,4% sul totale mercato. Vendite in calo, infine, si riscontrano sia per l’outlet sia per gli ambulanti, oltre che per la residuale categoria degli “altri canali”. I primi dati di sell-out relativi alla prima parte della P/E 2019 (marzo-giungo), pur provvisori, indicano, invece, un’accelerazione del calo della confezione e una stabilizzazione per la maglieria esterna; la camiceria femminile e l’abbigliamento in pelle, invece, risultano interessate da una dinamica di crescita.

A.P.

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