Gli investimenti immobiliare nel retail, nel 2021, sono scesi del 5% rispetto al 2020, con un volume di 1,4 miliardi di euro.
Nonostante la ripresa in atto, anche per il 2022 si prevede una fase di attesa. È quanto emerge dall’ultimo Market Outlook redatto da CBRE. L’anno scorso, la quota principale degli investimenti ha preso di mira le high street, più resilienti alla crisi. “Gli investitori non hanno perso interesse per asset ben posizionati e con solidi fondamentali” secondo il Ceo di CBRE Italy, Alessandro Mazzanti. Molto più limitate, invece, le operazioni nelle zone periferiche (out of town).
Tra gli asset che vanno per la maggiore, al momento ci sono i Retail park e il Grocery, anche se, segnala lo studio, gli investitori faticano specialmente nel primo caso a trovare prodotto adeguato in termini di qualità e ampiezza del ticket.
Il problema di fondo che ingessa il settore, però, resta il fattore prezzo/canone. Le proprietà continuano a “tirare” sul prezzo, con valutazioni legate al periodo pre-Covid. Anche il fronte “canoni” non favorisce i deal, perché gli affitti a regime restano tutto sommato vicini ai valori del 2019, ma le locazioni continuano a godere di forti incentivi e margini di flessibilità. Una condizione che in questo momento favorisce il tenant, meno il potenziale nuovo proprietario.
Infine, la crisi ha colpito duro sui centri commerciali, ma in realtà sono pochi i casi di crisi conclamata e questo riduce al lumicino gli asset disponibili per operazioni davvero opportunistiche.
Così, nonostante la ripresa in atto, il 2022 sarà ancora un anno di relativa stabilità.
Quanto ai rendimenti prime, le high street restano intorno al 3%, il 5% i supermercati e il 6% per retail park e centri commerciali.
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