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Just Eat, in Italia, è arrivato a servire l’80% della popolazione, collaborando con 28.000 ristoranti.

È quanto emerso durante la presentazione dell’appuntamento annuale della Mappa del cibo a domicilio, redatto da Just Eat in collaborazione con il Politecnico di Milano e gli istituti di ricerca WGSN e BVA Doxa.

“Oggi copriamo il 100% dei capoluoghi di provincia. Il nostro obiettivo, a partire dal 2023, sarà quello di sviluppare soluzioni tecnologiche innovative, volte a rispondere alle esigenze mutevoli dei nostri stakeholder” ha commentato il country manager per l’Italia, Daniele Contini. “E siamo cresciuti, in particolare, anche grazie alle catene, che hanno investito in questo canale”.

Il food delivery nel suo complesso, invece, raggiunge oggi il 71% della popolazione italiana e circa 2.300 Comuni.

Un tema caldo del settore è quello dello status lavorativo dei rider. Just Eat conferma di avere circa 3.000 fattorini, sparsi su 24 città, assunti con contratto di lavoro dipendente e con tutte le tutele che questo comporta, come ferie, retribuzione oraria (e non in base alle consegne), più una formazione erogata ad hoc.

“Ci auguriamo che un intervento normativo possa uniformare il quadro. In alcuni Paesi, come in Spagna, la collaborazione dei rider sotto forma di lavoro autonomo è già stata dichiarata illegittima” ha aggiunto Contini.

Sul fronte del servizio, a Milano, Roma e Torino è pronto a partire l’accordo con Getir. In questo modo, gli utenti di Just Eat troveranno fra le possibilità della app quella di fare la spesa tra i prodotti della società di consegne ultra veloci, che si occuperà del recapito. Si tratta di un’intesa avvenuta a livello europeo che coinvolge Germania, Gran Bretagna, Spagna e Francia oltre all’Italia.

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