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Nata nel 2015 come strumento di pagamento elettronico, ora l’applicazione rappresenta un’importante piattaforma di marketing in virtù dei quasi 700mila utenti attivi e 75mila esercenti aderenti, con oltre 80mila negozi. Dopo gli indipendenti (96% del network) e le piccole catene, si guarda ai grandi player. Entro il 2019 lo sbarco all’estero.

Crocevia di grandi player che a vario titolo presidiano e sviluppano il settore del commercio online, l’edizione 2019 di Netcomm Forum è stata anche l’occasione per fare il punto con una delle più dinamiche realtà digitali operative in Italia, Satispay, di cui abbiamo intervistato Andrea Allara, chief business development officer.

Andrea Allara, chief business development officer, Satispay

Partiamo dai numeri, cresciuti esponenzialmente in soli 3-4 anni.

Satispay ad oggi conta quasi 700mila utenti e 75mila esercenti, con oltre 80mila negozi. Nel 96% dei casi sono commercianti con un solo punto vendita, mentre i restanti sono piccole, medie e grandi catene. Questo vuol dire che siamo particolarmente apprezzati dai piccoli player e, parlando proprio di loro, è incredibile che in un Paese come l’Italia, culturalmente lontana dal concetto di pagamento digitale anche sul fronte dei merchant, Satispay abbia trovato una strada percorribile all’inizio e veloce nel corso degli ultimi anni. Questo perché Satispay è trasparente. Mentre con gli altri sistemi di pagamento elettronici spesso si fatica a capire quanto si paghi realmente poiché, oltre alla percentuale in commissione sul pagamento, si hanno i costi del noleggio del Pos e spesso delle chiamate alla singola transazione. Noi applichiamo una formula molto chiara: sotto i 10 euro i negozianti non pagano e sopra i 10 euro pagano 20 centesimi. Inoltre, ci ha aiutato il fatto di essere indipendenti dalle carte di debito e credito, quindi di posizionarci lontano dal quel mondo che anche i merchant non percepiscono tanto bene. Coinvolgere gli esercenti è stato il presupposto per costruire la base utenti, anche attraverso le operazioni di marketing. E gli utenti ne richiamano altri: ad oggi circa il 40% dei nuovi iscritti è stato invitato da utenti esistenti. Satispay è una realtà che si è sviluppata molto velocemente: l’abbiamo lanciata nel 2015 e ora ci lavorano circa 70 persone.

Siete nati come strumento di pagamento, ora come vi definireste?

Parlare di Satispay come strumento di pagamento ormai è estremamente riduttivo perché, sebbene sia nato e apprezzato così, sta diventando a tutti gli effetti una piattaforma di marketing. Generare pagamenti permette di avere un dato molto importante sull’utente, che non è un like su un social network ma una prova forte dei suoi gusti. Sulla base di questo, sempre nel rispetto della normativa sulla privacy, riusciamo a indirizzare campagne estremamente mirate ed efficaci agli utenti che l’esercente vuole targettizzare, con un costo a parformance dato dal cashback erogato. Aprendo l’app si possono vedere esempi concreti: una catena di hamburger si è spinta sino al 20% di cashback sulla città di Milano da mostrare solo a potenziali nuovi clienti. Un’insegna di gelaterie ha optato per un cashback incrementale nel periodo estivo. E ancora, una realtà del fashion ha deciso un cashback che si sblocca solo a fronte di una certa soglia di spesa, con l’obiettivo di alzare lo scontrino medio. E tutto questo si è trasformato in un vero e proprio servizio di Satispay denominato Cashback Network, che permette a tutti gli esercenti di attivare autonomamente, direttamente dal proprio pannello di controllo, alcune tipologie di campagne. Abbiamo inoltre un team dedicato, composto oggi da 5 persone, che diventeranno 10 entro l’anno.

Quali sono le difficoltà nel penetrare il mondo delle catene?

Innanzitutto ci concentriamo volontariamente laddove c’è uno scontrino medio inferiore ai 300 euro. Satispay digitalizza e sostituisce il cash, non tanto le carte di credito con plafond elevati. Parlando di settori, ormai siamo presenti in tutti e quello in cui siamo più forti è il food, che incide circa il 40%. Ciò è dovuto al fatto che ereditiamo la strategia inziale di concentrarsi su categorie con uno scontrino medio molto basso. Rispetto all’adesione delle grandi catene, per noi non è stata il primo passo perché ci siamo concentrati inizialmente sui singoli esercenti, poi sulle piccole catene, fino a quando si sono create le condizioni minime per avere un dialogo con player di una certa dimensione. Nel determinare l’adesione di taluni player piuttosto che di altri c’è anche la propensione delle singole aziende al cambiamento, all’innovazione, alla volontà di trovare soluzioni che possano generare valore. Ma ormai siamo alla fase successiva: le grandi realtà che non hanno Satispay sono in ritardo.

Può spiegarci il perché?

Perché Satispay è lo strumento di drive to store per eccellenza. È l’unica applicazione che può anche contrastare lo spauracchio dell’eCommerce per i retailer in quanto porta persone in negozio.

Guardando al settore dei centri commerciali, ci può essere un interesse?

Il gestore dei centri può diventare un coordinatore di campagne omogenee che hanno uno scopo preciso. Sino ad oggi dove abbiamo cercato di mettere d’accordo più attori contemporaneamente abbiamo sempre rallentato la nostra crescita, ma se il settore degli shopping mall si dimostrasse proattivo nel coordinare i vari tenant allora ci potrebbero essere sviluppi.

Quali, infine, i progetti sull’estero?

Oggi l’interesse per Satispay è così elevato che si sono fatti avanti anche brand internazionali. Ed è paradossale che proprio alcuni grandi marchi internazionali si siano accorti, prima di altri nazionali, che Satispay è un player da considerare, e stanno già facendo l’integrazione del nostro sistema. Queste sono catene che attiveranno Satispay in Italia e poi all’estero quando apriremo il mercato. Abbiamo una licenza europea e al momento siamo solo in Italia per scelta, in quanto dobbiamo sviluppare e testare dei modelli di business, ma entro la fine dell’anno andremo fuori dai confini: i primi due Paesi in cui apriremo sono Germania e Lussemburgo. A.P.

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