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Ogni mese un resoconto dall’ultima frontiera dello spazio retail. David Montorsi ci porta fra numeri e bilanci, cifre e trend, imprenditori e brand, là dove nessun uomo è mai giunto prima. Destinazione The Space Cinema.

L’Italia è il terzo mercato per gli anglosassoni di Vue International, sesto operatore mondiale nel settore multiplex. Mentre il Gruppo continua a crescere come network con nuove acquisizioni e (Germania e Polonia le più recenti) in aumento, l’ultima riga del bilancio è ancora a segno meno.

Turnover di 220,9 milioni di sterline nel primo quadrimestre del 2019 (novembre 2108-28 febbraio 2019), con un -10,6% sullo stesso periodo del precedente esercizio e con un EBITDA consolidato a 44,1 milioni (-21,1% su Q1 2018, con il 20% sui ricavi mentre era il 22,6%). Non inizia esattamente col piede giusto il nuovo anno di Vue International, il colosso anglosassone dell’entertainment che in Italia è il proprietario di The Space Cinema (gruppo di società controllate dalla casa madre attraverso la holding Vue Italy spa), una delle catene leader del mercato dei multiplex italiano (seconda solo a UCI cinema del gruppo AMC, primo al mondo) con 36 siti e 362 schermi sparsi per tutto lo stivale. Non c’è però da strapparsi i capelli perché migliora il dato sui risultati: le perdite si fermano a 5,3 milioni a fronte dei 7,6 milioni del Q1 2018. Scendono i biglietti staccati (-2,4%), comunque meno della contrazione dei mercati sviluppati (con particolari difficoltà in UK -16,6%, con -23% al botteghino), anche a causa di un inizio tosto del 2018 con l’uscita di alcuni film campioni d’incassi. Ma soprattutto il Q1 2019 è in linea con l’andamento complessivo dell’esercizio precedente che ha chiuso con una perdita di 83 milioni di sterline (erano 100,9 l’anno prima) causata da costi finanziari che pesano per 137,2 milioni, mentre l’EBITDA consolidato è di poco inferiore all’anno precedente e sfiora i 120 milioni (-4,9 sull’anno prima) e il risultato operativo è di 40,9 milioni (quasi 10 in meno dell’esercizio precedente). Rimangono costanti gli asset del Gruppo (circa 10mila addetti) intorno a 1.430 milioni di sterline, mentre cresce la differenza con le passività da 385,3 milioni a 470,4 e il net leverage per i primi mesi del 2109 segna 5,7 in leggero aumento (poi sceso a 5,3 ad aprile 2019), ma di fatto in linea col trend degli ultimi anni. Il tutto mentre i ricavi crescono, seppur moderatamente, da 790,2 milioni di sterline a 799,9.

Cresce il network in Germania e Polonia. Business stabile in Italia

Toby Bradon, ceo di The Space Cinema

Per Il 2019 si aspettano buone performance dopo le recenti acquisizioni in Polonia (Cinema 3D) e Germania (Cinestar) che hanno portato Vue a essere il primo circuito tedesco in virtù di una quota di mercato superioren al 20%. Il Belpaese si conferma stabile, con una diminuzione contenuta di ingressi e al botteghino (ambedue intorno al -6%), in linea con la contrazione del 2018 (-7,6% sugli ingressi e -4,6% al botteghino, mentre gli altri mercati, a parte quello tedesco, sono positivi). A febbraio 2019, la company anglosassone conta 216 cinema con 1.935 schermi in UK e Irlanda (90 siti e 864 sale), Germania e Danimarca (34 e 296), Polonia e Paesi Baltici (34 e 272), Italia (36 e 362), Olanda (21 e 121) e Taiwan (1 e 20). Al timone c’è un board di pesi massimi nel settore con il fondatore Tim Richardson (un background nel top management di Paramount & Universal e Warner Bros) come ceo, Alison Cornwell (ex Disney’s international TV) come cfo e Steve Knibbs nel ruolo di coo. Una struttura che l’anno scorso metteva Vue al sesto posto nella classifica delle multinazionali delle pellicole (i primi 5 detengono il 32% del mercato globale) e che dal 2003, anno della sua fondazione dall’acquisizione di Warner Village Cinemas da parte di SBC (e dal successivo rebranding del business come Vue), è cresciuta esponenzialmente attraverso una serie di acquisizioni in tutta Europa e oggi è di proprietà delle società canadesi AIMCo (private equity istituzionale dell’Alberta) e OMERS (fondo pensione) che insieme (37% + 37%) sono al 74% del capitale sociale, lasciando il resto al management interno. In Italia, Vue sbarca cinque anni fa rilevando per 105 milioni di euro la catena The Space Cinema (fondata nel 2009 sommando le multisala dei circuiti Warner, Medusa e Cinecity) da 21 Investimenti del Gruppo Benetton e RTI-Mediaset, che ora è guidata da Toby Bradon (proveniente dal management interno di Vue), ritornato dopo la breve parentesi di Roberto Masi (ex Mc Donald’s Italia, Conforama e Carrefour), mentre Francesco Grandinetti (ex Warner Village Cinemas) è il cfo. L’ingresso in Italia di Vue avviene dopo il consolidamento del mercato domestico (2003-2012) e dopo l’acquisto dei circuiti CinemaxX, Multinko per poi completare i mercati di interesse con l’Olanda, oltre al rafforzamento della presenza in Polonia, UK, Irlanda e Germania con le acquisizioni che hanno caratterizzato lo scorso anno. Il 38% di ricavi Vue lo fa nel mercato nazionale, mentre l’Italia si posiziona al posto più basso del podio con il 13%, dopo la Germania con il 34% (comprese le recenti acquisizioni). Poi Polonia e Baltici, Olanda e per finire Taiwan, fanalino di coda. C’è ovviamente una corrispondenza tra cinema e quota di business rispetto al complessivo del Gruppo: così l’Italia ha il 13% dei siti con il 15% degli schermi, dimostrandosi stabile per la gran parte degli indicatori economici.

Rischio Brexit?

Mentre nel presente si sta rifinanziando il debito (rating aziendale nel 2018 B3/B), usato per gli investimenti nelle nuove acquisizioni, si guarda con fiducia al proseguo del 2019, sperando nella programmazione dei nuovi film (Avengers: Endgame, Toy Story 4 e The Lion King). Se si osserva lo sviluppo della company sul lungo periodo si può vedere la situazione con una prospettiva più rosea: l’EBITDA dal 2013 all’agosto dell’anno scorso è passato da 96,3 milioni di sterline a 118,5 milioni con il 4,6% CAGR (tasso di crescita annuale) per arrivare con le acquisizioni dell’anno scorso a 149 milioni, mentre gli ingressi 2014-2017 segnano un +1,2% CAGR, con i mercati maturi di fatto statici. Anche il Gross margin, di fatto, negli ultimi quattro anni è risultato stabile (62-63%), mentre i ricavi segnano +2,5% CAGR e aumenta anche il network tra cinema e schermi, con relativi ingressi. Ovviamente il business dell’entertainment è dipendente anche da fattori esterni non prevedibili, oltre alla programmazione delle uscite nelle sale di film di particolare appeal per il grande pubblico (come quelli proposti dal network Vue). Ad esempio la calda estate del 2018, insieme ai Mondiali di calcio ha limitato il numero di clienti, ma nell’orizzonte del Gruppo inglese si staglia anche la questione Brexit, che potrebbe avere ripercussioni sul personale (Vue sembra escludere nel breve questo rischio). Il pericolo potrebbe nascondersi nel quadro normativo, fiscale e valutario più che sull’operatività di una multinazionale che in Europa con i paesi nell’area UE ha il suo principale business. Se nell’ultimo periodo la company non è riuscita a staccare dividendi, nel futuro è comunque confermato l’impegno dei due soci principali, due fondi abituati a investimenti a lungo termine. Ci si attendono anche buoni risultati dalla Germania con le nuove acquisizioni che rafforzano la posizione di Vue in un mercato strategico (il secondo per il gruppo con recenti risultati al botteghino non esaltanti). L’Italia garantisce stabilità e non dà preoccupazioni con performance nella media,
secondo il nostro vecchio detto che “chi va piano, va sano e lontano”.

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