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La nota elaborata dal Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema Moda Italia evidenzia un risultato in chiaroscuro. A fronte di un turnover 2018 in terreno positivo (+2,4%), pari a oltre 9,5 miliardi di euro, con le esportazioni che superano le aspettative, di contro continua a soffrire il mercato interno. Nella distribuzione dominano le catene.

LE INTERVISTE AI BRAND: ClaytonDoppelgängerDan John

L’edizione primaverile di Pitti Immagine Uomo (11-14 giugno 2019) si conferma l’appuntamento ideale per evidenziare i dati e i trend del settore. A elaborare i numeri è stato il Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema Moda Italia. Guardando alla dettagliata nota economica, la moda maschile italiana (valore aggregato che comprende l’abbigliamento in tessuto, la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) archivia l’anno 2018 in area positiva, facendo registrare una crescita pari al +2,4%. Il turnover settoriale oltrepassa, pertanto, i 9,5 miliardi di euro. Le prudenziali previsioni rilasciate in occasione della scorsa edizione di Pitti Uomo (gennaio 2019), quando era stimata una dinamica pari al +1,5%, risultano quindi superate a consuntivo, grazie a una moda maschile che si è dimostrata meno sensibile al deterioramento congiunturale. Proprio le esportazioni si sono rivelate ben più vivaci di quanto stimato in base al trend del commercio mondiale e, non di meno, le importazioni si sono mantenute su ritmi vigorosi. Opposto il sell-out sul mercato interno, in linea con le ultime stagioni. La moda maschile concorre quindi al 17,2% del turnover complessivamente generato dalla filiera Tessile-Moda nazionale e al 27,3% della sola parte abbigliamento. Nel corso del 2018 il valore della produzione, dopo il recupero del 2017, segna una flessione nella misura del -1,7%. Con riferimento all’interscambio con l’estero, l’export mantiene il suo ruolo fondamentale a supporto della crescita della moda maschile italiana. Le esportazioni di settore, grazie a una crescita del +4,9%, si portano quasi a 6,4 miliardi di euro (+296 milioni in un anno). In tal modo, l’incidenza dell’export sul fatturato passa al 67,2%. Nel caso dell’import si registra, invece, un’inversione di tendenza, che porta a un recupero fino al +8,6%. Le importazioni di moda uomo salgono, pertanto, a 4,3 miliardi di euro. A fronte di tale dinamica, il settore, confermando la tendenza prevista già in gennaio, sperimenta nel 2018 una lieve riduzione del saldo commerciale, che passa a 2.079 milioni di euro, con una perdita di 44 milioni in dodici mesi. Se si considera il mercato italiano, nel corso del 2018 gli acquisti di moda maschile presentano un peggioramento del trend negativo. Le rilevazioni effettuate da Sita Ricerca per conto di SMI indicano una diminuzione del sell-out pari al -4,8% con riferimento all’anno solare, in deterioramento dunque rispetto al calo del -1,5% archiviato nel 2017. Il segmento preponderante, ovvero la confezione (55,5% del sell-out di moda maschile), evidenzia una flessione in linea con la media settoriale, pari al -4,7%. La maglieria presenta una dinamica peggiore, pari al -7,2%, mentre camiceria e cravatte cedono rispettivamente il -1% e il -1,7%. Un calo prossimo al -15% si rileva, invece, per l’abbigliamento in pelle.

La distribuzione

A livello di canale distributivo (i dati sono relativi al periodo compreso da marzo 2018 fino a febbraio 2019), il mercato uomo risulta ormai dominato dalle catene, che hanno raggiunto quota 38,8%, davanti al dettaglio, sceso al 25,2%. Anche nel periodo in esame, del resto, le catene, in controtendenza rispetto alla media settoriale, avanzano del +1,1%, mentre il sell-out intermediato dal dettaglio indipendente cede il -3,6%. Contrazioni delle vendite interessano la grande distribuzione organizzata, nonché outlet e ambulante entrambi interessati da decrementi particolarmente accentuati. L’eCommerce, dopo la frenata della P/E-A/I 2017-18 (-0,2%), torna a crescere, sperimentando una variazione positiva del +2,9%. Tale canale ha raggiunto il 7% del mercato della moda maschile nazionale.

Le performance sui mercati esteri nel 2018

Come anticipato, nell’anno 2018 la moda maschile ha assistito a una prosecuzione del trend positivo sul fronte export, in aumento del +5,5% su base annua, mentre l’import, dopo la frenata al -0,6% archiviata nel 2017, torna a crescere fino a raggiungere un tasso medio annuo pari al +9,9%. Al di là del dato medio settoriale, i segmenti di mercato hanno tuttavia registrato andamenti dicotomici. Analogamente a quanto già rilevato nel 2017, anche nel 2018 incrementi delle vendite estere hanno infatti interessato sia la confezione sia la maglieria, rispettivamente in crescita del +4,5% e del +11,2%. Di contro, camiceria e cravatte sono risultate in calo, la prima del -3,1%, le seconde del -8%. La confezione in pelle, dopo l’assestamento del 2017 (+0,1%), mostra una contrazionedelle vendite estere pari al -6,2%. Con riferimento agli sbocchi commerciali, si sottolinea come sia le aree Ue sia quelle extra-Ue siano state favorevoli al comparto, crescendo tuttavia rispettivamente del +1,4% e del +10,4%. Il mercato Ue si conferma sempre il maggior “acquirente”, con una quota del 52,1% sull’export totale di settore. Nel 2018 il primo mercato di sbocco del menswear made in Italy è risultato il Regno Unito, che, cresciuto del +7,6%, sorpassa di dieci milioni la Germania, in aumento del +2,3% su base annua. La Francia si conferma in terza posizione e si mostra comunque interessata da una dinamica positiva, nella misura del +2,5%. Sempre in ambito Ue, la Spagna risulta invece in controtendenza e segna un calo del -1,2%. Restando nel novero dei primi 15 mercati di sbocco, i Paesi Bassi presentano una variazione del +3,3%, mentre, pur su valori più modesti, Austria e Belgio flettono rispettivamente del -7,1% e del -12,1%. L’export verso la Svezia si incrementa infine del +8,7%. Passando all’esame delle aree extra-Ue, si registra una crescita a doppia cifra dei flussi verso la Svizzera (+15,9%), piattaforma logistico-commerciale per diverse griffe anche del settore uomo. Gli Stati Uniti, dopo le perdite del biennio precedente, tornano interessati da una dinamica positiva, su base annua pari al +6%: l’export di menswear verso gli Usa si porta dunque a 590 milioni. Analizzando i mercati del Far East, le vendite verso Hong Kong presentano una crescita del +8,4%, mentre quelle dirette in Cinacrescono del +36,2%, avvicinandosi proprio ai livelli di Hong Kong; se sommati, con i loro 670 milioni di euro complessivi, sono secondi solo a Regno Unito e Germania, davanti non solo alla Francia ma anche agli Usa. Performance soddisfacente interessa sia il Giappone, dove l’export di menswear italiano cresce del +4,8%, sia soprattutto la Corea del Sud, che fa registrare un incremento a due cifre pari al +18,9%, per un valore complessivo di 168 milioni di euro. Infine, pur nettamente meno rilevante per la moda maschile rispetto a quella femminile, la Russia, dopo il vivace dinamismo (+19,6%) archiviato nel 2017, si conferma positiva, crescendo del +4,1%, per un totale di 182 milioni di euro. Nel caso del totale Tessile-Abbigliamento, al contrario, frena al -0,4%. Con riferimento alle performance relative ai mercati di approvvigionamento, la Cina si conferma in assoluto top supplier a quota 17%, nonostante accusi un decremento del -2,7%. Il Bangladesh, secondo supplier a quota 13,3%, conferma il trend di crescita, segnando una variazione del +1,8%. Il dato della Cina ma anche quello del Bangladesh vanno comunque incrociati con quello dei Paesi Bassi, in aumento del +20,9%, tradizionale porto d’ingresso per merci asiatiche, nonché del Belgio (+13,7%). La Romania, dopo la contrazione accusata nel 2017, rimbalza del +10,1%. Aumenti interessano anche le importazioni da Francia (+28,8%), Tunisia (+4,6%) e Germania (+7,9%).

Focus centri commerciali

Gli operatori specializzati esclusivamente in abbigliamento uomo pesano nelle gallerie il 2,4% in termini di Gla e il 4,2% in termini di numeri di punti vendita (Fonte: CNCC). Si tratta prevalentemente di operatori che sviluppano unità di piccole dimensioni, mediamente inferiori ai 200 mq. La produttività media per tali player è in linea con la media registrata per le unità di pari dimensioni destinate al segmento femminile. Tra le insegne maggiormente presenti nei centri commerciali si segnalano: Live978, Clayton, Sonny Bono, Celio, Tokuno Shima, Antony Morato, Cotton&Silk, Scorpion Bay, Sorbino e Sottotono. Tra gli altri: Calvin Klein Jeans, Conbipel Uomo, Dan John, David Mayer Naman, Doppelgänger, Enrico Coveri, Free Joy, Genius Lab, Gutteridge, Harmont & Blaine, Invidia Uomo, Jack & Jones, Jeckerson, Kruder, Liu Jo uomo, Marville, Nuvolari, Nuvolari L.o.f.t., Orso Store, Project, Sisley Uomo, Start Up, Tommy Hilfiger, Barbuti Uomo, Libero Milano e Intimissimi Uomo.

A.P.

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