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Ogni mese un resoconto dall’ultima frontiera dello spazio retail. David Montorsi ci porta fra numeri e bilanci, cifre e trend, imprenditori e brand, là dove nessun uomo è mai giunto prima. Destinazione Autogrill.

Dopo un 2018 di transizione, chiuso comunque con un dividendo di 0.20 euro per azione, Autogrill rinnova il top management e affronta il piano di crescita triennale. Il focus è sugli aeroporti worldwide e sul railway in Europa, canali con prospettive future di crescita.

Gianmario Tondato Da Ruos, ceo Autogrill

Il 2018 è stato un anno di passaggio per Autogrill (quotato in Borsa e controllato da Edizione srl, finanziaria dei Benetton), primo player nel mondo nei servizi per chi viaggia, presente in 32 paesi di 4 continenti con un migliaio di location e la gestione di 4.000 punti vendita (147 aeroporti worldwide), 60mila dipendenti e più di 40 marchi food&beverage tra proprietà e licenza. I conti parlano chiaro: 4,7 miliardi di euro di ricavi complessivi (+5% sul 2017 a cambi costanti, 2,2% a quelli correnti) con una discreta crescita like-for-like al 3,5% e una buona performance del canale aeroportuale (+7,2% con 5,6% like-for-like), ma anche un Ebitda underlying (calcolato in modo tale da migliorare l’interpretazione della redditività normalizzata) pari a 416,7 milioni con un’incidenza sui ricavi dell’8,9% (erano 418,8 milioni al 9,1% sui ricavi), mentre l’Ebitda cala del 3% a386 milioni. Il risultato netto scende a 68,7 milioni (96,2 nel 2017 con –28,6%), che comunque garantiscono un dividendo di 0,20 euro (+5,3% sull’anno prima), dopo il patto intergenerazionale in Italia (pre pensionamenti per garantire il turn over), altri programmi di efficientamento e le spese per le acquisizioni. Cresce la posizione finanziaria netta a 671 milioni dai 544, con un free cash flow di 33,4 milioni anche per l’uscita di cassa per investimenti di 290 milioni con le acquisizioni di Le CroBag, operatore f&b nelle stazioni ferroviarie tedesche, e Avila (convenience retail Usa) che pesano per 76,3 milioni. L’anno, caratterizzato dall’anda-mento positivo degli aeroporti americani e dai nuovi contratti, che rafforzano la leadership di HMSHost (company del Gruppo nel segmento) con 49 aeroporti coperti sui 50 maggiori, ha sofferto però per l’aumento del costo del lavoro negli States e per la modesta crescita del traffico autostradale in Europa (seconda voce nei ricavi dopo quella aeroportuale). In generale, crescono del 7,2% gli aeroporti (il 58% del giro d’affari complessivo), prevalentemente negli States (4 nuove location) e in Asia (3 nuove location in Vietnam e India), mentre rallenta del -1,3% quello autostradale (quasi il 34% del totale). Gli altri canali (centri commercial, railway, ecc.) fanno un balzo in avanti del 20%. Ma il 2018 ha significato un profondo cambiamento anche per la riorganizzazione societaria multiservice per aree (Autogrill Italia, Autogrill Europe e HMSHost più il supporto e servizio di Autogrill Advanced Business Service, tutte sotto la capogruppo), oltre alla prematura scomparsa del fondatore e presidente Gilberto Benetton e il rinnovamento della squadra che affianca Gianmario Tondato Da Ruos (ceo dal 2003) nella stanza dei bottoni: Camillo Rossotto (già Barilla, FCA e Lavazza) è il nuovo cfo, mentre Andrea Cipolloni (PittaRosso) entra come ceo Europa e Paolo Zannoni (Goldman Sachs) è il nuovo presidente. Le novità integrano un team che vede Steve Johnson e Walter Seib a presidiare i ruoli direzionali dei mercati Nord America e Internazionale (Asia e Nord Europa).

Nord America & Worldwide, focus su aeroporti

Il punto di partenza per il futuro è il portfolio di contratti che per il 2018 significa 4,1 miliardi tra nuovi e rinnovati, per un totale di circa 36 miliardi, di durata media superiore ai 7 anni, con un traino al business del mercato f&b globale in particolare nel settore degli aeroporti (+25% nei prossimi 5 anni). Infatti la ricetta di sviluppo della company parte dal rafforzamento della leadership globale con acquisizioni e valorizzazione del portafoglio, la focalizzazione nei canali strategici sia per linee interne che con operazioni straordinarie, l’espansione anche in canali contigui (come Avila). Poi c’è il miglioramento della redditività con nuovi concept, come l’esperimento di Food Stop nelle stazioni di sosta autostradale in partnership con Q8, e una allocazione degli investimenti mirata alle priorità strategiche. In questo senso va intesa l’operazione di cessione delle autostrade canadesi, che libera energie e flusso cassa per investimenti negli aeroporti (70% in Nord America con una quota di mercato del 24%) puntando molto sulla durata dei contratti per generare valore aggiunto alle concessioni. A maggio di quest’anno, HMSHost (83% del business in Nord America negli aeroporti e 89% negli States, con 193 location e primo mercato del Gruppo con 2,8 miliardi e 32.000 addetti) ha aggiunto ai recenti acquisti di CMS, Stellar (2016) e Avila (2018) quello di Pacific Gateway Concessions, società di concessioni retail con 51 punti vendita in 10 aeroporti con 86 milioni di dollari di ricavi sti-mati all’anno. Acquisizioni, rinnovi mirati con attenzione alla durata dei contratti e alla marginalità (più l’ottimizzazione della supply chain per controllare i costi) sono la strategia per gli aeroporti anche worldwide. Non diverso è l’approccio per HMSHost International (585 milioni di euro, triplicato in 10 anni, di cui l’88% negli aeroporti, il 29% in Nord Europa e il 71% nel resto del mondo), la controllata del Gruppo che presidia Asia, Medio Oriente, Nord Europa, Oceania con 68 location tra stazioni e aeroporti e 11.400 addetti. Più partnership e joint venture per penetrare in nuovi mercati e crescere in quelli presenti. Infatti in queste aree, dai potenziali tassi di crescita enormi, ma anche molto delicati a livello politico e culturale, Autogrill non è ancora leader. Il futuro parte da un recente ampliamento del business per circa 200 milioni per 14 punti vendita nell’aeroporto più trafficato al mondo, quello di Dubai (DXB) e in India con l’apertura di 7 store a Bangalore più contratti per 20 insegne tra Delhi Hyderabad, Bangalore e Mumbai (la crescita dei ricavi 2008-2018 in India è decuplicata). C’è poi la Cina (un mercato immenso con una trentina di aeroporti e più di un miliardo di potenziali clienti, con una crescita annuale del +7%), dove si punta a raddoppiare la presenza nel prossimo biennio.

In Europa la strategia è per canale

Il secondo mercato del Gruppo è l’Europa (Francia, Germania, Svizzera, Belgio e Spagna) con i suoi 1,7 miliardi di euro di ricavi, di cui il 69% in autostrade, 767 location e 16.600 addetti, con l’Italia che copre il 59% del business (1 miliardo e 445 punti vendita). In Ue l’approccio è un mix tra strategia per canale e tipologia d’area: la Francia, ad esempio, è un paese dove si viaggia in auto e qui Autogrill è il secondo operatore nazionale con ricavi per 134 milioni, e si è focalizzata sul canale autostradale con rinnovamento degli store, considerata anche la lunga durata dei contratti (più di 9 anni) che permette una buona visibilità per gli investimenti. In Germania, invece, vista la predisposizione agli spostamenti in treno (mercato railway f&b da 0,6 miliardi, il primo in Ue), il Gruppo nel 2018 ha acquistato Le CroBag, terzo operatore f&b nel canale con più di 100 punti vendita nelle stazioni tedesche e un business nel 2017 superiore agli 80 milioni, mentre sta progressivamente uscendo dal business autostradale. Complessivamente in Europa il Gruppo aumenta il giro d’affari nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti (8 in Italia), mantenendosi stabile nelle autostrade, con un business concentrato, oltre in Francia, nel mercato domestico. Qui il Gruppo italiano la fa da padrone, anche se per mantenere la profittabilità lavora a un rinnovo dei concept e dei format (vedi l’investimento Food Stop) con un lavoro sui costi per mantenere le marginalità. Gli obiettivi macro di Gruppo sono di raggiungere i 5,3 miliardi di ricavi per il 2021 con un cagr del 4,5-5% e un cash flow di cinque volte superiore a quello dell’ultimo esercizio e un Ebitda Underlying a +10% sull’attuale con investimenti normalizzati (Capex/ricavi al 5% circa). La prima tappa è il 2019, da cui ci si aspetta un giro d’affari di 5 miliardi e un Ebitda underlying di 450-470 milioni grazie anche alle operazioni straordinarie del 2018 e dei primi mesi dell’anno in corso.

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