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I consumi, ormai, si monitorano attraverso il delivery. Per questo i risultati raccolti dall’osservatorio nazionale Just Eat raccontano gli italiani al tempo del coronavirus. Una fotografia delle abitudini, dei gusti e delle priorità di un intero Paese ancora costretto al lockdown. 

Attraverso un campione di oltre 30.000 intervistati, l’operatore delivery Just Eat, presente in Italia dal 2011 e che oggi opera con oltre 13.500 ristoranti partner in più di 1.100 comuni, ha tracciato un profilo del consumatore italiano tra marzo e aprile 2020.

Il macrocontesto

Come ha influito l’emergenza coronavirus sui gusti degli italiani a tavola e sulle loro abitudini a domicilio? Da qui è partito il consueto report sul food delivery di Just Eat. Il servizio di consegna a domicilio rappresenta, per il oltre il 90% del campione intervistato, un servizio importante o essenziale in questo momento, cogliendone l’importanza soprattutto per i ristoranti e i clienti. «Stiamo affrontando una situazione che ha un impatto sul nostro quotidiano, sulle abitudini e sui consumi. In particolare crediamo che il consenso e il prosieguo delle consegne a domicilio per la ristorazione, sia un passo importante per il food delivery come servizio, in alcuni casi essenziale, in questo momento di crisi, e per questo stiamo facendo tutto il possibile per supportare i ristoratori che hanno deciso di cogliere questa opportunità, operando nel rispetto delle misure precauzionali», ha affermato Daniele Contini, country manager di Just Eat in Italia.

Nuovi partner ed espansione 

Fra i trend di maggiore rilievo, nell’ultimo periodo si è riscontrato un incremento della richiesta di attivazione del servizio da parte dei ristoranti e di realtà che non usufruivano in precedenza del delivery. «Questa espansione territoriale – ha commentato Contini – vuol dire per noi poter essere un supporto concreto e di sviluppo per tutto il mercato della ristorazione, non soltanto nelle grandi città, ma anche nelle province e nei centri più piccoli, coprendo ad oggi con il servizio il 64% della popolazione e il 100% dei comuni con più di 50mila abitanti».

I trend

La pizza si conferma sempre al primo posto come il piatto più ordinato, seguita dall’hamburger, dal sushi, dal pollo e dalla cucina italiana. Una new entry assoluta è invece il gelato che, insieme ai dolci, ha registrato un +133%. Sushi e cibo giapponese nei formati da mangiare in famiglia e in gruppo, come le barche e i mix (+124%) e le ormai famose pokè bowl (+54%). Emergono inoltre trend specifici come la crescita dei menù dedicati al pranzo, utili per chi lavora da casa, quelli per i più piccoli (menù baby), birre artigianali e qualche bottiglia di buon vino. In termini di genere, sono più gli uomini delle donne (60% vs 56%) a ordinare, il primo motivo per farlo è regalarsi una coccola (59%), soprattutto per le donne (56%), ma anche una comoda alternativa all’andare a fare la spesa, limitando così il numero delle uscite (48%). Per chi è in smart working è pratico ordinare a pranzo o a cena non avendo tempo di cucinare (15%), soprattutto per gli uomini (56%), e per evitare le code ai supermercati e le attese per la spesa online (17%). Esplorando poi le diverse fasce di età, emerge la voglia di staccare la spina con il food delivery ordinando qualcosa di goloso soprattutto per la fascia 18-25 anni, l’ordine a pranzo soprattutto per i giovani dai 26 ai 35 anni, l’evitare la coda ai supermercati o l’attesa per la spesa on-line per i 36-45 anni e un’alternativa all’andare a fare la spesa, limitando il numero di uscite, soprattutto per la fascia 45-54 anni.

La sicurezza

Fra i temi centrali della survey, quello della sicurezza: Per il 65% del campione è importante che il fattorino indossi mascherina e guanti (soprattutto per le donne, 53%), distribuzione che Just Eat sta svolgendo per i tutti i rider in tutta Italia. Fondamentale anche la consegna contactless, richiesta dal 60% di chi ha dichiarato di ordinare a domicilio in questo periodo. Altrettanto importante il pagamento elettronico (57%), in particolare per le donne (49%) così come i sacchetti del cibo ben chiusi (47%). «Crediamo – ha concluso Contini – che lo sviluppo del digitale abbia ancora un enorme potenziale legato al food delivery, basti pensare che in Italia ancora solo il 18% del mercato è appunto digitale. In questo momento nuovi clienti e nuovi ristoratori si sono avvicinati al take away digitale, cambiando radicalmente le proprie abitudini di consumo e di business, e ci aspettiamo che questo trend possa persistere anche dopo questo momento di difficoltà, proprio come potenziale di grande sviluppo e digitalizzazione anche del mercato della ristorazione».

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