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A tre settimane dalla fine del lockdown che ha chiuso l’Italia a causa dell’emergenza coronavirus, Fipe fa un bilancio della ripresa. Se la quasi totalità di bar e ristoranti ha riaperto, le difficoltà non mancano; soprattutto a livello di incasso: -50% del fatturato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Il settore dei pubblici esercizi continua il lento ritorno all’operatività, che coincide con un recupero di entusiasmo (nonostante le criticità). Secondo Fipe, infatti, la percentuale di chi valuta positivamente l’andamento della fase 2 passa dal 9,9% al 17,2%.

La fotografia del settore

Poche luci e tante ombre, quindi, per bar e ristoranti. Secondo il Centro Studi di Fipe, infatti, il calo di fatturato medio dei pubblici esercizi si attesta intorno al -53%. Difficile anche la situazione occupazionale: solo nel 30% dei casi le imprese sono tornate ai livelli precedenti il lockdown, mentre nel 31,5% dei casi il personale impegnato è ancora inferiore al 50% del totale della forza lavoro. Quindi, anche se il 94,9% dei bar e l’89,4% dei ristoranti risultano in attività, il sentiment resta negativo di fronte alla realtà delle cose con il 54% degli intervistati che dà un giudizio fortemente negativo sulla fase attuale del settore. Per il 53,5% delle aziende, a mancare sono soprattutto i turisti, in particolare stranieri ma il restante 46,5% lamenta anche la mancanza di clientela residente. Dal punto di vista della liquidità, in relazione all’omonimo decreto legge, solo il 56,8% delle imprese è riuscito a ottenere una delle forme di aiuto messe in campo dalle istituzioni.

Le dichiarazioni

«Il bilancio a tre settimane dalla riapertura conferma tutte le nostre preoccupazioni sulla capacità di tenuta delle imprese dinanzi ad una ripartenza difficile e per molti aspetti attesa. Con un calo del fatturato di oltre il 50% nessuna impresa riuscirà ad andare avanti a lungo senza misure di sostegno sul versante dei costi e senza una robusta capacità finanziaria. Per questo stiamo continuando a chiedere interventi sul costo del lavoro, su canoni di locazione e Imu e sulle scadenze fiscali in attesa che la domanda torni ad un livello che permetta alle imprese di reggersi sulle proprie gambe. Ma sapendo che di turisti stranieri  ne vedremo pochi per un periodo ancora lungo dovremo necessariamente puntare sulla domanda interna con una comunicazione rassicurante e con iniziative di promozione stimolanti», ha commentato Aldo Cursano, vicepresidente vicario di Fipe.

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