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Passata l’emergenza, superata la Fase 2, il coronavirus non smette di far sentire i suoi duri effetti sul retail. A confermarlo, una ricerca Engel & Völkers Commercial Milano in collaborazione con Rödl & Partner: un terzo delle attività commerciali non ha ancora riaperto (o non aprirà più).

Attraverso l’analisi di un campione di 6.600 esercenti su base nazionale, nel periodo 16-18 giugno 2020, Engel & Völkers Commercial Milano con Rödl & Partner fotografano un settore ancora in difficoltà, preso in mezzo fra protocolli sanitari e operativa inapplicabili (o troppo costosi) e il caro canoni.

I risultati

Dalla ricerca emerge come il 14% del campione dichiari di aver chiuso definitivamente l’attività, mentre una percentuale simile è ancora ferma alla serrata del lockdown a causa degli alti costi di operatività e gestione a seguito delle regole in materia sanitaria. Fra chi ha riaperto, invece, il 49% lo ha fatto a personale ridotto mentre solo il 29% è a pieno regime. In generale, tutti i commercianti o ristoratori si aspettano un calo del fatturato con una forbice del 20-40%. Una riduzione che, in prospettiva, incide sulle strategie di investimento: «Il 72% degli operatori che ha risposto alla nostra indagine ritiene che per futuri piani di espansione cercherà location con una superficie minore, risposta forse figlia di minore disponibilità economiche e di una maggiore integrazione con l’eCommerce», ha spiegato Gianluca Sinisi, licence partner di Engel & Völkers Commercial Milano e Lombardia. Il 16% ammette infatti che il punto fisico non potrà più camminare solo su proprie gambe ma dovrà necessariamente essere supportato dall’online. Solo il restante 12% degli intervistati asserisce che il punto vendita rimarrà lo stesso.

Questione canoni

Punto dolente per i retailer è il nodo canoni d’affitto: il 44% degli intervistati si è mosso per chiedere una riduzione o uno slittamento del canone di locazione mentre la stessa percentuale di retailer deve ancora decidere come muoversi (con un orecchio sempre teso alla politica e alle decisioni del Governo). E intanto si registra un 29% di intervistati che ha ricevuto picche dai propri referenti immobiliari. Quel che è certo è che «i primi segnali indicano che questa crisi connessa alla pandemia porterà a un cambiamento permanente nel mercato della locazione immobili retail», ha commentato Valeria Spagnoletti Zeuli, partner di Rödl & Partner. Una maggiore attenzione verrà senz’altro posta a clausole che fino ad oggi venivano considerate standard. Nello specifico, il 43% del campione ha espresso la “necessità di un canone più sostenibile”, il 32% domanda invece “maggiore flessibilità nella durata contrattuale” oppure, il 25% dei rispondenti, auspica una “maggiore libertà di uscita dal contratto”. «A fronte di consistenti cali di fatturato e della mancanza di liquidità necessaria per far fronte alle spese, fra cui il canone di locazione i conduttori mostrano di essere alla ricerca di un accordo con i locatari che preveda nuove soluzioni, anche con nuove formule quali ad esempio, ove possibile, la compartecipazione agli utili nella quantificazione del canone, soluzione che nelle risposte all’indagine risulta essere gradita a circa il 70% degli intervistati», conclude Spagnoletti Zeuli.

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