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I numeri e i trend mondiali del settore duty free e travel retail nel commento di Kevin Rozario.

La categoria beauty – da molti anni ormai – è stata una sicurezza per il mercato duty free e travel retail. Ma gli ultimi dati di vendita mostrano come questa categoria sia diventata dominante nel tempo, specialmente in Asia-Pacifico.

A maggio, durante il meeting regionale della Tax Free World Association a Singapore, il president dell’organizzazione Alain Maingreaud ha rivelato gli ultimi dati preliminari sul 2018 rilasciati da Generation Research. Questi mostrano che il business globale è cresciuto del +9,3% – stesso tasso del 2017, circa – per toccare i 75,7 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Un gran risultato. Il driver principale è stata la regione Asia-Pacifico con un +14,2% lo scorso anno a quota 35,2 miliardi di dollari. L’Europa, il più grande mercato geografico fino al 2012, ha registrato una performance sotto la media del +5,8% con vendite per 21,2 miliardi di dollari. Maingreaud ha affermato che stando al tasso di crescita dell’Asia-Pacifico, la regione dovrebbe pesare per più della metà delle vendite retail nei prossimi due anni. Ma questo progresso non è garantito.

La chiave delle forti performance dell’Asia-Pacifico nell’ultimo periodo è stato il business beauty. Nel 2018 è cresciuto di un incredibile +19,9% e ora conta per il 51,7% dell vendite duty free nella regione (mentre globalmente ha uno share del 37%). Questa dipendenza dal beauty è stata ulteriormente favorita dai retailer duty free – specialmente quelli con un clientela cinese molto presente – che hanno investito pesantemente sulla categoria.

Dietro tutto ciò, però, c’è un lato negativo. Le vendite beauty asiatiche sono schizzate in alto, in larga parte, grazie fenomeno diagou (acquisti per procura, ndr) in mercati come la Corea del Sud. Questo canale consumer-to-consumer è diventato una spina nel fianco per il governo cinese. Che sta perdendo un gettito fiscale altrimenti recuperabile se le
vendite fossero avvenute in Cina. Di conseguenza, la Cina ha iniziato ad applicare più severamente i limiti sull’importazione di prodotti duty free, mentre una nuova legge obbliga i diagou a registrarsi come attività commerciali vere e proprie al fine di versare
le dovute tasse ed evitare ammende fino a 300mila dollari, secondo quanto riportato dalla società di consulenza Dezan Shira & Associates. E mentre queste mosse impiegheranno del tempo per dispiegare i propri effetti, le grandi società beauty come
Estée Lauder Companies hanno già ridotto le aspettative di crescita del settore nella regione.

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