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L’abbigliamento europeo vede nero. A dirlo è un’indagine ancora in corso di Euratex: l’80% delle aziende interpellate stanno riducendo il personale mentre più della metà del campione si attende una riduzione della produzione e delle vendite di oltre il 50%.

Dopo un 2019 chiuso in rallentamento sulla scorta della Brexit e dei dazi commerciali, l’industria del tessile e dell’abbigliamento si trova di fronte a una prospettiva davvero fosca. Secondo i primi risultati del sondaggio in circolazione fra i membri Euratex (European Apparel and Textile Confederation), circa uno su quattro è a rischio chiusura.

Il contesto

L’impatto del Coronavirus ha causato problemi finanziari e di liquidità a oltre il 90% delle aziende associate a Euratex, un pool di 171mila aziende diffuse su tutto il continente e che concorrono a realizzare un turnover di oltre 178 miliardi di euro all’anno. Performance che potrebbero essere gravemente intaccate dall’attuale crisi sanitaria e dei consumi. Diversi le criticità che insistono su uno dei settori che compongono la filiera della moda: dai controlli alle frontiere, al rallentamento delle spedizioni e la cancellazione degli ordinativi. Difficoltà che le aziende associate, molto spesso di piccola e media dimensione, faticano a sostenere e assorbire. Per questo, Euratex si è rivolta anche alla Commissione Europea al fine di attuare un piano comunitario di sollievo finanziario e fiscale necessario per dare ossigeno a tutto il comparto. «Gli Stati membri dell’Ue devono fare tutto ciò che serve per salvare l’industria del tessile e abbigliamento. Allo stesso tempo, la crisi rappresenta anche un’opportunità di sviluppo per il settore di cui la nuova strategia industriale europea può rappresentare una linea guida importante per ripensare il modello di business», ha affermato il direttore generale di Euratex, Dirk Vantyghem.

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