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Chiusura di 1.200 negozi in tutto il mondo: è questa la scelta di Inditex per recuperare dopo l’impatto del coronavirus sul settore fashion retail, gravato dagli effetti del lockdown. Le chiusure riguarderanno tutti i marchi del gruppo spagnolo e si concentreranno principalmente in Asia ed Europa. 

L’azienda spagnola Inditex, uno dei maggiori produttori di abbigliamento al mondo, passerà da 7.412 punti vendita a un network intorno ai 6.700-6.900 store (comprese circa 450 nuove aperture) tagliando così una serie di outlet a marchio Zara, Bershka, Stradivarius, Oysho, Pull&Bear e Massimo Dutti.

Le cause

A pesare sulla scelta di Inditex, il calo del 44% delle vendite a quota 3,3 miliardi di euro nel primo trimestre dell’anno finanziario. Un duro colpo per il gruppo del fast fashion che ha registrato una perdita di circa 409 milioni di euro nei primi tre mesi dell’anno. Tanto che a maggio, il fatturato totale del gruppo è diminuito del 51% a causa dell’imposizione del lockdown e la conseguente chiusura forzata dei punti vendita (che in alcune regioni si è protratto fino all’8 giugno). Diminuzioni che sono state solo in parte compensate dall’online con l’eCommerce che ha comunque registrato un boom: +95% rispetto ad aprile 2019.

Il piano

Le chiusure, tuttavia, non sono fine a se stesse. Se da un lato permettono risparmi alla voce affitti, dall’altro liberano risorse per ulteriori investimenti nel canale digitale: un miliardo di euro sull’eCommerce (che entro il 2022 dovrebbe arrivare a contare per il 25% totale delle vendite) e 1,7 miliardi sulla trasformazione dei format fisici affinché si trasformino in centri logistici diffusi capaci di gestire ordini, scorte e resi.

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