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Novembre nero per i consumi nei canali fisici, che registrano un -64,9% rispetto allo stesso mese del 2019 e una flessione del 24,7% rispetto ad ottobre. Il progressivo annuo 2020 vs 2019 si attesta così a -36,5%.

Queste le principali evidenze registrate dall’Osservatorio permanente Confimprese-EY, che certifica la conseguenza della stretta governativa in termini di chiusure dei negozi nei centri commerciali e di orari ridotti nei centri storici.

Guardando alle singole categorie merceologiche, l’andamento peggiore è quello dell’abbigliamento con -71,7%, seguito dalla ristorazione con -65%. In netto peggioramento a -40,1% anche il non food, che nei mesi precedenti, complici le moderate restrizioni sul settore, dava segni di migliore tenuta

La situazione più allarmante è inevitabilmente su centri commerciali e outlet (-74,5% complessivo), a testimonianza che le chiusure nel weekend hanno affondato i consumi. Solo ad aprile questo segmento aveva fatto peggio con -98,4%. Il progressivo anno dei centri commerciali si attesta a -39,6%, con l’ovvia conclusione che nemmeno in dicembre si potrà sperare in un’inversione di tendenza, stante il perdurare delle chiusure nei weekend e nei giorni festivi.

Non è una sorpresa che anche le high street siano ferme a -46,5% con una svolta negativa per i centri minori a -54,1%.

Si conferma, infine, il tracollo del travel, che dal -64,6% di ottobre passa a -77,3% con un consuntivo anno di -61,5% (gen-nov).

Di contro, l’eCommerce fa di nuovo un balzo e cresce del +92,6%, conseguenza più che logica dovuta alle chiusure anticipate degli esercizi commerciali nelle high street e a quelle totali dei centri commerciali nei fine settimana.

Aree geografiche, regioni, città e province

La flessione più importante si registra nell’area Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) con -72,4%, seguita dall’area Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) con -66,2%, dall’area Nord-Est (Emilia-Romagna, Triveneto) con -58,6% e dall’area Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) con -56,4%.

A livello regionale si vedono trend molto diversi. Le zone rosse hanno subito perdite superiori alla media Italia: le peggiori performance si registrano in Campania -75,6%, Calabria -75,5%, Toscana -74,5%, Piemonte -73,8%, Lombardia -73,4% e Valle d’Aosta -72,5%. Distaccate di quasi 10 punti percentuali le altre regioni, per primo l’Abruzzo col -68,4% seguito da Trentino-Alto Adige -64,6%, Friuli-Venezia Giulia -60,5%, Emilia-Romagna -60,1%, Sicilia -59,4%, Liguria -59,1%, Puglia -58,1%, Umbria -57,6%, Veneto -55,3%, Sardegna -49,9%, Marche -41,8% e Lazio -49,6%.

Quanto alle città, le rilevazioni evidenziano gli andamenti peggiori nel nord Italia, dove c’è una maggiore concentrazione di centri commerciali, il canale più colpito dalle restrizioni governative. Non sorprende, dunque, che in testa ci sia Brescia che si aggiudica la palma della peggiore con un calo del -81,6%, seguita da Firenze -76,8%, Genova -68,3%, Reggio Emilia -67,6% e Torino -66,9%. A sorpresa troviamo Palermo con -64,5%, ma è l’unica città in un panorama tutto settentrionale, che prosegue con Venezia -60,8%, Milano -60,3%, Bologna -59,9%, Parma -57,6%, Verona -56,3%, Napoli -51,3% e Roma -49,8 per cento. Nel consuntivo anno Firenze guida la classifica negativa con -49,1%.

Il trend delle province rispecchia in gran parte quello delle regioni a cui appartengono. Da notare il calo di Caserta, sede di importanti centri commerciali, con -87,1%, e Firenze -80,5% colpita dal calo del turismo, che rimane tuttavia la peggiore nel consuntivo anno con -45,5%. Seguono le province appartenenti alle zone rosse e in seguito quelle designate arancioni e gialle: Brescia -80,5%, Novara -77%, Monza e Brianza -76,7%, Como -76,1%, Torino -75,9%, Salerno -74,5%, Milano e Bergamo -72,2%, Napoli -69,7%, Livorno -70,9%, Varese -69,3%, Cuneo -68,8%, Bari -67%, Catania, -66,4%, Genova -65,5%, Ragusa -63,3%, Modena -62%, Udine e Palermo -61,6%, Bologna -61% e Agrigento -58,5%. Meno peggio degli altri mesi le città venete, a cominciare da Venezia -60,1%, Padova -57,3%, Verona -54,7%, Treviso -54,6% e Vicenza -48,2%. Percentuali meno drastiche, infine, per Roma con -50%, Messina -44,2%, Trento -39,8% e Siracusa -36,8%.

Mario Maiocchi, direttore Centro Studi Confimprese

Paolo Lobetti Bodoni, business consulting leader Italy EY

Le dichiarazioni
«Nel mese di novembre i centri città hanno performato meglio della media totale paese del 18,4% – dichiara Mario Maiocchi, direttore Centro Studi Confimprese –, mentre nel progressivo anno sono in linea con il totale Italia. Questa anomalia può solo essere attribuita alle forzate chiusure dei centri commerciali durante i weekend, a comprova della illogicità dei provvedimenti di chiusura che hanno spostato il traffico dei consumatori dai centri commerciali – luoghi sottoposti a strette misure sanitarie di controllo – alle vie del centro con conseguente aggravio degli affollamenti nei luoghi medesimi».
«Un trend molto negativo quello di novembre che porta il progressivo del secondo lockdown da ottobre a novembre pari al -45,6% – commenta Paolo Lobetti Bodoni, business consulting leader Italy EY – È evidente che le restrizioni alla mobilità e alle aperture dei negozi hanno influenzato pesantemente i consumi, infatti alcune delle regioni dichiarate zone rosse come la Lombardia, il Piemonte, la Campania, la Toscana, la Valle d’Aosta e la Calabria hanno subito i trend peggiori con un calo superiore al 70%. Significativo il balzo delle vendite nell’eCommerce, che ha aiutato i consumatori ad acquistare nonostante le limitazioni nell’accesso allo store fisico».

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