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Enrico Marchi affonda la lama e il vertice di Aeroporto del Friuli Venezia Giulia risponde per le rime: l’antefatto risale alla giornata di ieri quando il presidente di SAVE, in un convegno a Trieste, ha definito lo scalo di Ronchi dei Legionari un “malato in ranimazione”. Il presidente e amministratore delegato di Aeroporto del Friuli, Sergio Dressi, si è quindi armato di carta e penna per rispondere a tono alla provocazione di un potenziale acquirente.

«Se la strategia di Marchi è quella di screditare il nostro aeroporto per poi acquisirlo in saldo, suggerisco allora al socio unico Regione Friuli Venezia Giulia di guardare anche altrove per arrivare ad una privatizzazione dello scalo di Ronchi, utile sì, ma non a tutti i costi e non per forza con SAVE.

Mi sorprende che il Presidente Marchi, alla luce della sua decisione di non costruire più la stazione ferroviaria al Marco Polo, ritenga inutile anche lo scalo ferroviario progettato per il nostro aeroporto, senza tenere conto delle sue peculiarità: una volta completato, entro il 2016, esso sarà un nodo intermodale che non servirà solo lo scalo ed i passeggeri aerei, ma anche e forse soprattutto i pendolari che viaggiano tra Trieste ed il resto della regione, rendendo più veloci ed attraenti i servizi di trasporto pubblico da e per la città, il tutto in linea con quanto previsto a livello nazionale ed europeo per la diffusione di sistemi di trasporto sostenibili.

Una comparazione, poi, ai limiti dell’irrisione tra gli scali di Venezia e Treviso e quello di Ronchi dei Legionari ha veramente poco senso: il nostro non è uno scalo in rianimazione e tantomeno in agonia, è “solamente” uno dei tanti scali regionali europei che però hanno il ruolo fondamentale – anche se sicuramente meno scenografico – di garantire, al meglio delle loro possibilità, l’accessibilità alle varie regioni europee. Questi piccoli aeroporti da un lato lottano in un contesto sempre più duro e competitivo per cercare di attirare i vettori aerei – che in questo periodo invece tendono a tagliare i servizi proprio sugli scali minori per concentrarsi su quelli di maggior appeal – dall’altro cercano di creare valore aggiunto, mettendosi al servizio del proprio territorio e di garantirsi una sostenibilità finanziaria. E non è una sfida da poco…», si legge nella nota diffusa alla stampa.