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L’87% degli italiani che navigano in Internet dichiara di fare acquisti online. Tuttavia il ruolo del negozio fisico rimane decisivo. Ciò avviene soprattutto nel comparto degli alimentari freschi, dove il 38% dei connazionali afferma che le visite “in store” risultano indispensabili per la formulazione della decisione di acquisto.

Questi i dati che emergono dalla Global Survey di Nielsen Connected Commerce effettuata su un campione di 30mila persone in 63 Paesi (Asia-Pacifico, Europa, America Latina, Medio Oriente-Africa e Nord America) tra i quali l’Italia.

«L’eCommerce sta ridisegnando il concetto stesso di fare acquisti e le sue declinazioni – ha dichiarato l’amministratore delegato di Nielsen Italia, Giovanni Fantasia – Occorre inserire l’acquisto in un più ampio processo all’interno del quale sono rintracciabili esperienze valoriali differenti. Ci riferiamo soprattutto all’esigenza dei consumatori sempre più consolidata di richiedere un maggior numero di informazioni relativamente a ciò che devono acquistare rispetto al passato. Ci troviamo davanti – ha sottolineato Fantasia – alla sfida di dovere considerare che i confini tra digitale e fisico risultano sfuocati. Per esempio, si passa dalle recensioni online del prodotto, alla lettura di volantini, al passaparola e, soprattutto, a quanto si può reperire all’interno dello store fisico dal personale addetto alla vendita».

All’interno della ricerca, si prendono innanzitutto in considerazione i prodotti maggiormente acquistati online tra cui spiccano le categorie dei beni durevoli o di svago: i viaggi (acquistati via web dal 47% degli italiani), insieme a libri e supporti musicali (47%). Seguono gli articoli di moda/abbigliamento/accessori (40%), biglietti per eventi come concerti/sport/mostre (35%), elettronica di consumo (34%) e informatica (28%). Per quanto riguarda la tipologia dei prodotti di consumo, è da rilevare il trend positivo dei prodotti di bellezza e della cura della persona, acquistati in rete dal 28% degli intervistati, in linea con quanto registrato in Spagna e Francia (27%), anche se al di sotto della media UE (33%).

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