Una borsa che nasce quasi per gioco e che si sta trasformando velocemente in un’icona, merito anche della scelta dei due soci fondatori di voler essere un made in Italy al 100 per cento. Oggi Save My Bag rappresenta al meglio l’innovazione, la creatività e la tecnologia applicate al mondo delle borse da donna e agli accessori. Un materiale, il poly-fabric con Lycra, che diventa leva per il successo. Abbiamo parlato di questa ascesa con Valentina Azzia, fondatrice di Save My Bag assieme al marito Stefano Agazzi.
Come nasce Save My Bag?
Nasce dall’idea di realizzare una borsa in un materiale molto leggero. Nel 2011 abbiamo partecipato a un evento legato al mondo dell’alta gioielleria, settore nel quale lavoriamo con un’altra nostra attività, e abbiamo pensato di fare un regalo alle nostre clienti. Volevamo un prodotto carino ma allo stesso tempo pratico, così abbiamo pensato a una borsa che le clienti potessero utilizzare per contenere tutti i gadget che spesso si ricevono agli eventi. Da lì ci siamo messi alla ricerca di tessuti innovativi per realizzarla. Alla fine ne è nata una borsa che si ispira a modelli iconici di brand di lusso e il successo è stato immediato.
Hanno iniziato a richiedercele come private label e per altri eventi e abbiamo seguito questa scia per un paio di anni. In questo arco di tempo abbiamo intravisto in questo prodotto un ottimo potenziale, che però rischiava di perdersi con questa tipologia di produzione. Alla fine del 2013 abbiamo quindi deciso di creare il nostro marchio certi che, veicolato sul mercato con alcune leve, sarebbe potuto diventare nel tempo un brand iconico.
A cosa si deve il nome Save My Bag?
Abbiamo scelto questo nome perché il concetto iniziale era quello di creare una cover per la propria borsa. L’idea era infatti quella di permettere alle signore di inserire la propria borsa di alta moda all’interno della nostra per evitare di rovinarla appoggiandola a terra, in treno o nelle cappelliere dell’aereo quando viaggiavano. Era ed è tuttora una protezione, anche se ormai viene utilizzata come una qualsiasi borsa perché trendy, comoda e leggera.
Quali sono le caratteristiche tecniche del prodotto?
Il materiale, il poly-fabric con Lycra, è di nostra ideazione. È simile al neoprene, ma ancora più leggero: l’esterno è in Lycra ed è accoppiato con una spugna a bassa densità, in questo modo la superficie risulta molto morbida, la borsa in sé è più leggera di una bottiglietta d’acqua, ma le prestazioni e la resistenza sono quelle dell’abbigliamento tecnico.
Nati nel 2013, oggi avete oltre 20 flagship store nelle principali città del mondo, siete distribuiti in 1.500 boutique in 60 Paesi, come vi spiegate questo successo inarrestabile?
È una borsa che non esisteva. Noi ancora oggi consideriamo il nostro prodotto come collaterale al guardaroba femminile, che non va in conflitto con il prodotto principale rappresentato dalla borsa, ma può invece andare a supporto, diventando il contenitore di tutti quegli oggetti che una donna spesso deve portare con sé. Ma il successo lo si deve non solo alla funzionalità e alle caratteristiche tecniche di cui parlavo prima, ma anche al fatto che il prodotto sia interamente made in Italy, dettaglio molto apprezzato soprattutto all’estero. Anche il prezzo ha giocato un ruolo importante: il prezzo medio è di 80 euro, ma con una collezione che va da 50 fino a 119 euro, rendendo la nostra borsa piuttosto democratica e accessibile.
Parlando dei negozi monomarca, quali canali penetrate?
I nostri monomarca in Italia sono tutti nei centri cittadini, ad eccezione di due che sono inseriti nel travel retail, più precisamente negli aeroporti di Bergamo Orio al Serio e Malpensa. Abbiamo poi dei temporary store nelle stazioni di Milano Centrale e Roma Termini. I negozi italiani e quello di Saint Tropez sono tutti in gestione diretta, tutti gli altri flagship store nel mondo sono invece gestiti con la formula del franchising.
Quali sono le caratteristiche principali dei vostri format di punto vendita?
I nostri negozi hanno una metratura che va dai 50 ai 70 mq, sono tutti su un unico piano e con arredi semplici, di ci occupiamo direttamente. Molta illuminazione e un taglio Pop. Le vetrine di solito sono molto ampie perché le nostre borse sono caratterizzate dall’essere disponibili in numerosi colori. Per quanto riguarda il posizionamento, prediligiamo sempre le zone centrali in contesti con brand in linea con il nostro.
Parlando di borse, quante referenze avete? Avete chiaramente un modello di punta, gli altri cambiano a seconda delle stagioni? Quante collezioni all’anno fate?
Abbiamo una decina di modelli che tendiamo a mantenere in collezione per più anni, lavorando molto sui colori. Il modello di punta si chiama Miss, ma ogni anno lanciamo comunque un paio di prodotti nuovi e ogni sei mesi rinnoviamo la cartella colori.
Parlando di accessori, cosa producete? Sempre in materiali tech?
Diversi accessori, come pochette da donna e da uomo, porta iPad o elementi di decorazione per la borsa. Tutti oggetti collaterali, ma realizzati rigorosamente nel materiale tecnico che ci contraddistingue. In poly-fabric con Lycra abbiamo recentemente ideato anche una linea di prodotti di home decor che si presta molto bene all’arredamento dell’outdoor, ai locali all’aperto, alle barche, ecc.
Quali sono le caratteristiche principali della vostra strategia di sviluppo?
Lavoriamo in diversi canali di distribuzione: dal wholesale ai multimarca, oltre ai franchising. Stiamo inoltre crescendo molto bene con il canale digital, quindi e-commerce e social media. Ci teniamo aperte tutte le strade, oggi non ci si può più concentrare su un solo modello strategico.
Quali sono state le ultime aperture fatte? E le prossime?
Le ultime sono Milano in Via Manzoni, Tokyo, Palma di Maiorca, Singapore e Cancun in Messico.
Come procedono le vendite? Quanto pesa il negozio online rispetto al negozio fisico?
La distribuzione è abbastanza diffusa nel mondo e il fatturato è di circa dieci milioni di euro, con una crescita prevista intorno al 30% ma che va sicuramente rivista anche alla luce delle nuove aperture. L’e-commerce pesa circa il 10 per cento del fatturato generale, direi quindi che va molto bene, soprattutto perché il prodotto si presta perfettamente al canale. Quali progetti avete per il futuro? Non avete mai pensato a un’evoluzione nella moda o nelle calzature? A noi piacciono tutti quegli accessori versatili che si inseriscono bene nella vita quotidiana, non ci fissiamo necessariamente sulla moda.
Cosa si può dedurre dal vostro successo?
Che si può ancora realizzare un progetto in Italia che sia semplice, autentico e che venga apprezzato a livello internazionale. Il made in Italy non è esclusivamente lusso o il prodotto artigianale tramandato di generazione in generazione. È anche innovazione, creatività e tecnologia.
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