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Gli aeroporti di Trieste e Genova, due delle città portuali più importanti d’Italia, si fanno strada fra i grandi scali nazionali. E, in attesa di privatizzazione (per il polo di Ronchi dei Legionari) ed espansione del terminal (per il “Cristoforo Colombo”), puntano su intermodalità e servizi per attirare più passeggeri e affrancarsi dal traffico crocieristico. 

Una mission comune, nonostante le distanze, accomuna gli aeroporti di Trieste e Genova: rilanciare i piccoli scali. Troppo spesso derubricati come “parcheggi” per le compagnie aeree o come destinazioni di provincia, le aerostazioni sotto i due milioni di passeggeri difficilmente fanno breccia fra viaggiatori, investitori e vettori. Questione di economie di scala, tariffe e opportunità. Le stesse che, negli ultimi anni, hanno colto il “Cristoforo Colombo” e il “Pietro Savorgnan di Brazzà” per aumentare il traffico senza paura di cambiare pelle o tradire una vocazione crocieristica che ancora oggi ha il suo peso. In termini strettamente numerici, i due aeroporti sommati arrivano a poco più di 1.480.000 passeggeri nei primi otto mesi del 2018 con una variazione del +16% per Genova e del -3,5% per Trieste (che, in primavera, ha scontato alcuni cambi d’indirizzo delle compagnie aeree come il taglio del collegamento Ryanair su Trapani). Cifre che entrambe le società di gestione puntano a migliorare attraverso strategie diverse ma con un minimo comun denominatore: l’intermodalità.

Muoversi verso nord-est

La fermata del Frecciarossa all’aeroporto di Trieste

Costruito a metà anni ‘60, ristrutturato a cavallo degli anni ’70-’80 e ampliato nella struttura attuale nel 1998, l’aeroporto di Trieste sorge nel comune di Ronchi dei Legionari (provincia di Gorizia) a 30 km dalla città. Stretto a nord dal passaggio dell’autostrada A4 e a sud dalla ferrovia che collega il capoluogo giuliano a Mestre, lo scalo gestito da Aeroporto Friuli Venezia Giulia Spa si sviluppa su una superficie di quasi 20mila mq distribuiti su tre piani per una capacità di due milioni di passeggeri all’anno. Un margine che, confrontato con i quasi 800mila passeggeri registrati nel 2017, dà il senso delle potenzialità di crescita dell’infrastruttura: «Questo è un aeroporto che ha tanta sete di traffico», conferma Enzo Zangrilli, che da inizio settembre ricopre la carica di commercial director aviation & non-aviation development. E non potrebbe essere altrimenti per uno scalo che, sulla cerniera fra Italia e Mittel-Europa, deve scontare la concorrenza della coppia Venezia-Treviso, dell’aeroporto di Lubiana (Slovenia) e degli hub austriaci di Klagenfurt e Vienna. Il tutto mentre la Regione ha messo in vendita, attraverso un bando pubblico, la maggioranza delle quote di gestione. Una situazione che a Trieste vogliono sfruttare per compiere un salto di qualità atteso da tempo il cui primo passo è stato il taglio nastro del polo intermodale (opera da 17,2 milioni di euro) avvenuto il 19 marzo 2018: «Quel giorno nevicava e spirava la Bora – ricorda Simone Stacchetti, direttore commerciale non-aviation – Un vero e proprio test per la passerella di 495 metri che collega il terminal alla fermata del treno, passando sopra la statale 14 e mettendo in comunicazione i 3.000 posteggi auto a disposizione con il terminal di sosta per i bus del trasporto pubblico locale e per quelli a lunga percorrenza come Flixbus». L’idea è che la flessibilità delle soluzioni a disposizioni da e per l’aeroporto sia un volano per moltiplicare i passeggeri che, secondo le stime, entro il 2020 dovrebbe raggiungere quota un milione. Magari attirando anche un pubblico non strettamente collegato ai voli, ma comunque bisognoso di una sosta fra una tappa e l’altra del viaggio. Per questo, sul lato landside è previsto il prossimo sviluppo degli spazi commerciali che, al piano partenze, occupano 580 mq gestiti da Chef Express e presidiati dalle insegne Moka Café (bar caffetteria con minimarket annesso) e Ristorante Gusto (format self service con ampie sedute e una vista panoramica sulla pista). A questa offerta F&B si associano, al piano arrivi, i banchi di sette aziende rant-a-car e i 25 mq di Uniposte, brand che fornisce servizi postali, bancari e finanziari sia ai passeggeri sia alle aziende che ruotano attorno allo scalo. Il tutto all’interno di un’area che, come tutti gli spazi dell’aerostazione, è stata ristrutturata negli ultimi tre anni: «L’input del presidente Antonio Marano è stato chiaro fin da subito: rinnovare – afferma Stacchetti – Per questo abbiamo cambiato i controsoffitti, sostituito l’illuminazione e le coperture che prima erano in plexiglas e ora sono in cristallo, imbiancato i muri coprendo i vecchi mattoni faccia vista rossi, lucidato la pavimentazione in marmo di Aurisina e rinnovato tanto la segnaletica interna quanto la comunicazione esterna». Passati i controlli di sicurezza, si accede all’ultima novità in termini commerciali: lo spazio duty free Lagardère (inaugurato a maggio 2018) che qui ha deciso di unire i format Aelia e Relay in un unico punto vendita da 300 mq che somma, ai classici corner per dolciumi, liquori e profumi, degli scaffali dedicati ai travel essential (libri, gadget, tecnologia di consumo, ecc.) e alle referenze Made in Friuli (come il caffè Illy o il prosciutto crudo di San Daniele). Le stesse che si ritrovano anche sulle mensole del Moka Café e Market Gourmé, per una offerta F&B ben bilanciata e rispondente a un dwell time compreso fra i 30 e i 120 minuti.

Rotte, vettori, crocieristi

Detto del polo intermodale e del bando per la vendita della maggioranza, il management dell’aeroporto di Trieste non resta comunque con le mani in mano e va a caccia di rotte e vettori: «Da una parte c’è da sviluppare un’offerta turistica interna con cui rivolgersi sia a compagnie aeree leisure con il classico charter, come avviene col singolare collegamento con Reykjavik; sia a tour operator stranieri – rivela Zangrilli – Dall’altro, abbiamo anche direttrici interne più business su Roma e Milano con Alitalia che vorremo potenziare, mentre all’estero ci interessano molto le destinazioni del Nord Europa: Colonia, Düsseldorf e Scandinavia». Mete che si aggiungono alle 13 nazionali e internazionali già attive che vanno a ingrossare le fila dei passeggeri crocieristici garantiti da compagnie come Tui Cruises, Pullmantur e Celebrity Cruise che, in alcuni casi, scelgono Trieste anche se partono dal porto di Venezia per via della fruibilità e della flessibilità dello scalo giuliano. Caratteristiche che si ritrovano, copia carbone, anche a Genova che conta 39 rotte e 12 vettori aerei e dove questo inverno sono attese le grandi navi da 6.700 posti di Msc e Costa Crociere.

Espansione sotto la Lanterna

Il “Cristoforo Colombo” visto dall’alto

Nel capoluogo Ligure il “Cristoforo Colombo” rappresenta un punto di congiunzione cittadino fra Levante e Ponente. Costruito nel 1962, l’aeroporto è stato poi ampliato nel 1985 (su una superficie di 15.000 mq) senza tuttavia abbandonare la vocazione di supporto agli scali del nord-ovest in caso di avverse condizione meteo e di feederaggio verso gli hub europei. Una strategia che rispondeva, inizialmente, a una domanda business molto forte (Ansaldo ed Erg solo per citarne alcune) e che nel tempo ha saputo far fronte alla crisi economica aprendosi a flussi turistici incoming sempre più consistenti. Strategie che, nel 2017, hanno fatto registrare 975mila passeggeri e ora puntano decise al milione e mezzo di passeggeri grazie a un 2018 che viaggia verso una chiusura al +18 per cento. Sulla scorta di questi numeri si basa anche il futuro ampliamento dello scalo, i cui lavori dovrebbero iniziare a cavallo fra 2019-20. Il progetto prevede l’aggiunta di due blocchi da ottomila mq, per un costo di 20 milioni di euro, che andranno a integrare l’area airside con una ridefinizione dei flussi e la realizzazione di un vero e proprio walkthrough. In questi nuovi spazi troverà posto un’offerta commerciale rinnovata (circa 2.500 mq a disposizione) e che ora sconta una certa ristrettezza (404 mq di retail landise e 496 mq di retail airside). «Questo è un aeroporto costruito su tre livelli e, oggi come oggi, questo tipo di struttura ci penalizza fortemente. Di conseguenza il progetto di espansione punta a sviluppare l’area su un piano unico in cui le attività retail troverebbero maggiore spazio», spiega Paolo Sirigu, direttore sviluppo commerciale e comunicazione di Aeroporto di Genova Spa. Al momento, quindi, la priorità per la società di gestione è quella di soddisfare le esigenze dei passeggeri nelle aree di transito, soprattutto sul lato landside. Al piano terra, quindi, nell’area arrivi, oltre al punto informativo della Regione e ai desk rent-a-car c’è l’insegna Il Punto Dolce e Salato con la sua offerta di caffetteria e bar che risponde alla domanda F&B degli accompagnatori mettendo a disposizione un ampio numero di sedute senza obbligo di consumazione. «Il futuro di quest’area è quello di aumentare la superficie dedicata all’attuale bar, quintuplicandola, in grado di proporre un’offerta di piatti enogastronomici a cui sarà aggiunta un’area minimarket funzionale a chi arriva, per un acquisto veloce», rivela Sirigu. Salendo di un piano, nell’area partenze landside, il vero punto forte dello scalo: il ristorante Carruggio Eat&Shop, con menù dello chef stellato Ivano Ricchebono che con una spesa media di 20 euro propone i piatti tipici della tradizione ligure con servizio sia al tavolo che self service. Associato a questo punto vendita, c’è un mini market di prodotti locali. Pesto compreso. Grazie a un accordo con Enac e forze dell’ordine, infatti, pagando un bollino del costo di 50 centesimi (successivamente devoluti in beneficenza) può essere trasportato nel bagaglio a mano superando il limite di 100 ml per i liquidi. L’area si completa poi con il format dell’insegna di total look maschile e femminile Andrea Morando (con servizio click&collect), una parafarmacia molto attiva nel servizio di consulenza ai viaggiatori, un punto avvolgi valigie Safe Bag e i banchi del check-in. «La disposizione di questi spazi è il frutto di una vera e propria rivoluzione che ci ha portato da un concept tipo autogrill a una definizione dei flussi che, girando attorno agli store, indirizza il passeggero verso i controlli di sicurezza», racconta Sirigu. Superati i varchi, si accede all’area airside che presenta subito una biforcazione: due ali si aprono ai lati del duty free a insegna Dufry (dove spicca un corner Desigual). Per questo la proposta F&B è sdoppiata: da un lato il format Briccocafè di Lagardère (caffetteria, snack dolci e salati, panini e un punto grab&go), dall’altro il Punto Perlage sviluppato da Punto Grill Service (sostanzialmente un winebar). A fare da trait d’union, il negozio della confetteria cittadina Romanengo: attiva dal 1780 è una delle insegne dolciarie più conosciute dai genovesi (che potranno gustarne i prodotti direttamente nel lato landside dove sarà presto trasferito).

Collegamenti oltre il Morandi

Un’analisi dell’aeroporto di Genova non potrebbe essere completa senza una considerazione sul recente crollo del Ponte Morandi: «Per noi l’effetto è stato più psicologico che numerico: ad agosto e settembre abbiamo registrato il picco stagionale di traffico con un aumento passeggeri del 30%», puntualizza Sirigu. Il merito, forse, va anche al network di collegamenti messo in campo da aeroporto e istituzioni pubbliche. Lo scalo, infatti, è raggiungibile in autobus (sia gratis che a pagamento) dalla stazione di Piazza Principe. Oppure in treno, con fermata a Genova Brignole, che attualmente dista a circa un chilometro ma che nei piani di sviluppo dovrebbe evolversi in una stazione totalmente dedicata all’aeroporto a cui sarà collegata tramite cabinovia o monorotaia. Un progetto, quest’ultimo, ideato dal Comune con l’intenzione di mettere in comunicazione il “Cristoforo Colombo” con il polo innovativo degli Erzelli (dove ha sede anche l’Istituto Italiano di Tecnologia) e che ben si sposa con l’obiettivo di trasformare, attraverso la costruzione di un parcheggio multipiano da 34mila mq, l’aeroporto in un polo di interscambio per decongestionare il traffico e aprirsi ancor di più alla città e ai viaggiatori in un’ottica intermodale.

N.G.

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