Aperti oltre dodici ore al giorno e sette giorni su sette, i centri commerciali consumano enormi quantitativi di energia e sono la causa di elevate emissioni inquinanti. Da Federesco, l’analisi dello status quo e i margini di efficientamento energetico. Con le nuove tecnologie, risparmi in doppia cifra.
LE INTERVISTE AI BRAND: Elpo, R2M Solution, Greenvest Esco
Un centro commerciale arriva a consumare anche quattro, cinque volte più energia per metro quadro rispetto a un edificio residenziale. Banchi frigo, impianti di illuminazione, climatizzazione e ventilazione, scale mobili e porte aperte sono voci che pesano notevolmente sul loro bilancio energetico. Con un consumo annuo a metro quadro anche superiore a 500 kWh, gli shopping mall sono tra le utenze più energivore. Utenze che, evidentemente, si ripercuotono sul conto economico dei tenant. Ma negli ultimi anni, grazie alla progressiva introduzione di tecnologie per la produzione di energia rinnovabile e di impianti di climatizzazione e illuminazione sempre più efficienti, i centri commerciali oggetto di refurbishment e soprattutto di nuova costruzione evidenziano valori molto differenti. Tuttavia, come evidenzia Alessandro Pascucci, segretario di Federesco, la strada per arrivare a una vera e propria svolta green è ancora molto lunga: «Per avere un’idea del livello di efficienza energetica raggiunto nel settore, possiamo fare riferimento al progetto CommOnEnergy promosso nel 2014 dalla Direzione generale per la Ricerca e l’Innovazione della Commissione Europea. Il progetto ha preso in considerazione due categorie di costruzioni: gli edifici già esistenti e quelli destinati inizialmente a un uso diverso e poi convertiti in shopping mall. Attualmente, il tasso di risanamento in Europa è dell’1,2% e l’Ue vorrebbe raggiungere il 3% entro il 2020. In Italia, si vorrebbe raddoppiare questa cifra, toccando il 6%. Pertanto, possiamo concludere che ancora tanto deve e può essere fatto».
Il ruolo delle Esco e i possibili interventi
Con il segretario Pascucci abbiamo quindi voluto investigare qual è il ruolo delle cosiddette Esco, presenti anche all’ultima edizione di Mapic Italy. «Le Esco sono società riconosciute a livello europeo, specializzate nell’effettuare interventi finalizzati alla riqualificazione energetica. Grazie a una capacità progettuale specifica, le Esco adottano un approccio strategico e operativo su tutta la filiera del processo di riqualificazione energetica, ponendosi come unico riferimento per l’impresa cliente. Il valore aggiunto che una Esco offre a un grande centro commerciale è rappresentato dall’offerta di servizi energetici garantiti a livello contrattuale, dalla remunerazione legata direttamente ai risparmi energetici conseguiti dall’utente e dal finanziamento del cliente, ricorrendo al finanziamento tramite terzi o tramite mezzi propri, o comunque l’assistenza al credito». Il contratto di rendimento energetico (EPC) è il modello contrattuale che caratterizza l’attività di una Esco che assume su di sé la responsabilità di individuazione, programmazione, progettazione e realizzazione di un’iniziativa che determina il miglioramento dell’efficienza energetica, agganciando la remunerazione della propria attività al flusso di cassa dei risparmi realmente ottenuti nel corso di un certo arco temporale, durante il quale la Esco cura anche la gestione e la manutenzione degli impianti. Le Esco sono soggetti certificati secondo la norma UNI CEI 11352 e sono specializzati nel richiedere l’accesso a tutti gli incentivi pubblici sull’efficienza energetica e al Fondo Nazionale specifico. «Gli interventi di efficienza energetica si possono considerare come una vera e propria fonte energetica intorno al 25%-30% per i grandi centri commerciali e le possibili forme d’intervento includono, la razionalizzazione degli usi finali, i miglioramenti tecnologici, i recuperi e i risparmi
energetici e la diversificazione dell’approvvigionamento delle fonti – ha proseguito il segretario di Federesco – È possibile migliorare l’efficienza energetica dei grandi centri commerciali: adottando la gestione combinata degli impianti di climatizzazione e refrigerazione che consente di recuperare l’enorme quantità di calore generata dalle macchine frigorifere e impiegarlo per riscaldare l’edificio; dotando gli edifici di facciate multifunzionali in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici e captare, per esempio, l’energia solare in modo passivo o attivo; installando pannelli fotovoltaici e/o impianti trigenerativi che possono produrre in proprio parte dell’energia di cui hanno bisogno; energia che può essere immagazzinata e utilizzata in forma di calore o di elettricità; integrando il verde, sia nell’involucro dell’edificio che nel contesto urbano per migliorare le prestazioni energetiche e il comfort; dotando le scale mobili e gli ascensori di sistemi che consentono di abbattere anche del 30% i consumi alla velocità di esercizio; adottando sistemi d’illuminazione a led con spegnimento automatico in caso di non utilizzo dell’impianto per consentire un abbattimento dei consumi anche del 40%; installando impianti di irrigazione con il recupero delle acque piovane in apposite vasche interrate con sistema di pressurizzazione; e ancora installando impianti di ventilazione meccanica con recuperatore di calore ad alto rendimento energetico. Ciò consente il ricambio dell’aria riducendo ampiamente gli effetti degli elementi inquinanti dei locali interni e abitati e di quelli esterni, come pollini e allergeni, grazie all’immissione di aria esterna filtrata».
Il futuro è l’automazione
Oltre a tali tecnologie, una delle migliori innovazioni sul mercato è senza dubbio il Building Automation & Control System (BACS), un sistema di controllo automatico e di monitoraggio energetico puntuale di tutti gli impianti che, interagendo con l’edificio e con i sistemi tecnici, fornisce l’esatto fabbisogno di energia attraverso un’accurata misura della richiesta, in modo da evitare perdite della stessa energia e sprechi. Studi della Commissione Europea indicano che solo attraverso il monitoraggio energetico, adeguatamente gestito, si può risparmiare fino al 10% del fabbisogno complessivo. Guardando infine al sensibile tema degli investimenti, Pascucci ha sottolineato che «la valutazione economica di un investimento di riqualificazione energetica viene stimata anche attraverso il tempo in cui il risparmio sui costi di energia compensa interamente l’investimento iniziale sostenuto. Mediamente si può indicare in 5-8 anni». Ma ci sono anche misure nazionali per promuovere l’efficienza energetica, che sono suddivise tra incentivi (TEE e Conto Termico), detrazioni fiscali e Fondo di Garanzia: i titoli di efficienza energetica (TEE) sono titoli commerciabili che attestano l’avvenuto risparmio energetico negli usi finali; il Conto Termico è un contributo a fondo perduto alle spese sostenute che viene erogato in rate annuali per una durata variabile (fra 2 e 5 anni) in funzione degli interventi realizzati; le detrazioni fiscali per i lavori di risparmio energetico, tra il 50% e il 65% della spesa sostenuta; e il Fondo di Garanzia che è diventato operativo il 20 maggio 2019 e mira a sostenere gli investimenti per l’efficienza energetica, attraverso concessione di garanzie ed erogazione di finanziamenti.
A.P.
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