Skip to main content

Quanto vale il food in Borsa? Circa 404 milioni di euro di capitalizzazione. È quanto emerge dall’Osservatorio AIM sul settore alimentare pubblicato da IR Top Consulting, partner equity markets di Borsa Italiana-LSE Group, leader nella consulenza direzionale per i capital markets e le IR.

A rappresentare il settore, sei società con performance positive in termini di ricavi superiori rispetto alla media del mercato AIM in cui coprono il 5% del totale (composto da 128 società con un giro d’affari oltre i 5,9 miliardi di euro). In ordine di quotazione più recente: IlpraLongino & CardenalOrseroMasi AgricolaItalian Wine Brands KI Group.

I dati

Secondo l’Osservatorio promosso da IR Top Consulting, il settore slimentare evidenzia ricavi complessivi pari a 1,268 miliardi di euro (21,5% di AIM Italia), una capitalizzazione pari a 403,6 milioni di euro (6% del mercato) e una raccolta complessiva in IPO pari a 125,6 milioni di euro. In generale, l’azienda food quotata sul listino AIM Italia è caratterizzata da ricavi medi pari a 211 milioni di euro (in crescita dello 0,4% rispetto al 2017), un ebitda pari a 11,2 milioni e una marginalità del 9,9%. Numeri che fanno del settore alimentare un vero e proprio campione in termini di performance rispetto alla media delle aziende quotate con una capitalizzazione media di 67,2 milioni di euro e una raccolta media di circa 21 milioni. Il commento

«È importante sottolineare come le aziende AIM Italia attive nel Food registrino il 21,5% del giro d’affari complessivo del Mercato, riflettendo pienamente l’apprezzamento per queste eccellenze del Made in Italy», ha commentato Anna Lambiase, fondatore e ceo di IR Top Consulting. L’azienda di consulenza è specializzata nell’offrire alle aziende che vogliono intraprendere il percorso di crescita attraverso l’IPO la verifica della fattibilità del processo di quotazione attraverso valutazione e analisi dei dati economico-finanziari della società in relazione al mercato AIM Italia e ai competitor. «Nel medio-lungo periodo, considerando l’elevato numero di PMI non ancora quotate, sempre più imprenditori potranno valutare l’opzione della quotazione come fonte alternativa per la raccolta di capitale beneficiando di significativi ritorni, anche in termini di visibilità, e dalle agevolazioni del contesto normativo», ha concluso Lambiase.

Riproduzione riservata © retail&food