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Anche il retailer svedese H&M si butta sul business dei vestiti di seconda mano rilevando la maggioranza di Sellpy, piattaforma di re-commerce nata nel 2014. Si tratta del secondo investimento da parte del gigante scandivano del fast fashion nella piattaforma dopo quello del 2015. Ora la quota detenuta sale al 70% con l’obiettivo di raggiungere il 74% attraverso la filiale d’investimenti Co:Lab.

In 5 anni, Sellpy è cresciuta fino a diventare una piattaforma di re-commerce di successo con un grande potenziale di espansione e punta sul mercato internazionale, a partire dalla Germania. Un’operazione che sarà supportata da un investimento di circa 60 milioni di corone svedesi (circa 5,2 milioni di euro). Il motivo? «Sellpy ha un modello di business circolare unico nel suo genere, che si allinea perfettamente con la visione del gruppo H&M per diventare completamente circolare», ha affermato Nanna Andersen, head di Co:lab.

Il mercato second hand

Al di là dei valori aziendali, però, c’è una considerazione molto più pragmatica: il mercato second hand cresce a ritmo vertiginoso. Secondo il Resale report 2019 di ThredUp, piattaforma Usa attiva nel settore, il mercato dell’usato a stelle e strisce vale già 24 miliardi di dollari e nel 2023 toccherà 51 miliardi. Una crescita che passerà dalla rivendita dei prodotti fashion. Un business che entro il 2028 supererà il fast fashion: 64 contro 44 miliardi di dollari. Un ribaltamento rispetto a solo un decennio fa quando il second hand valeva 9 miliardi e il fast fashion più del doppio, 21 miliardi di dollari.

Le altre operazioni

Un trend che, prima di H&M, aveva già fatto drizzare le antenne ad altri retailer. A inizio ottobre, per esempio, è stata la volta dell’e-tailer Farfetch che si è affidato a Thrift+ per un progetto di resale con un fine sociale. Una volta acquistata la merce, il cliente riceverà a casa il classico pacco al cui interno sarà presente una donation bag attraverso cui inserire i prodotti usati. Quest’ultimi saranno poi rimessi in commercio da Thrift+ (all’inizio solo sul mercato britannico) che contestualmente tratterrà un terzo della vendita. Gli altri due terzi saranno divisi fra il cliente-donatore (che potrà utilizzare la somma nel formato coupon per altri acquisti online) e una charity a sua scelta. Il binomio lusso-second hand funziona anche per Burberry che ha stretto una partneeship con The RealReal per incentivare i clienti a vendere i capi non più utilizzati sul markeplace dell’usato in cambio di ulteriori opportunità di acquisto nei negozi del marchio inglese.

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