Prima in Italia, terza in Europa, quinta al mondo, Milano si conferma meta attrattiva quando si parla di high street. A dirlo è il report annuale Main Streets Across the World stilato da Cushman&Wakefield.
Leader a livello globale nei servizi immobiliari, Cushman&Wakefield è tra le maggiori aziende attive nel campo della consulenza e un fatturato 2018 pari a 8,2 miliardi di dollari registrato nelle principali linee di servizio: property, facicly e project management, capital markets, leasing, advisory.
Il report
Alla base dell’annuale report Main Streets Across the World, un campione di 448 location in 68 mercati di cui C&W ha analizzato i canoni di locazione prime. Al primo posto della classifica mondiale, con 25.965 euro al mq all’anno c’è Causeway Bay a Hong Kong. Un risultato che, a fronte dei fatti di cronaca di questi ultimi mesi (con le proteste contro la stretta del governo cinese sull’ex-colonia britannica), dimostra la resilienza del mercato della piazza asiatica, sebbene l’outlook nel medio termine non sia dei più favorevoli. Seguono la Upper 5th Avenue (21.295 euro/mq/anno) di New York e New Bond Street (16.222 euro/mq/anno) a Londra. Giù dal podio, due vie europee: Avenue des Champs Elysées a Parigi (13.992 euro/mq/anno) e Via Montenapoleone a Milano (13.700 euro/mq/anno). Da sottolineare le variazioni di Pitt Street Mall a Sydney che ha messo a segno +17,9% negli ultimi 12 mesi toccando quota 10.185 euro/mq/anno.
Le dichiarazioni
«In termini di performance dei canoni di locazione, i risultati di quest’anno sono incoraggianti e dimostrano la resilienza delle principali location retail. I canoni di locazione nelle principali vie dello shopping nel mondo sono rimasti abbastanza stabili e c’è una maggiore chiarezza relativamente alla direzione che sta prendendo il retail. Tuttavia, si registra una pressione al ribasso sui canoni di locazione in molte delle location più deboli, in particolare nei mercati più maturi di Europa e Nord America», ha sintetizzato Darren Yates, head of EMEA retail research di Cushman&Wakefield. D’altronde, sebbene se ne parli molto, l’eCommerce non è il male assoluto del retail. Anzi, tra i canali fisico e digitale il rapporto è molto più complesso: «Il negozio rimane un importante punto di contatto per il consumatore e genera vendite in-store e online, rappresentando una sorta di showroom e creando una più ampia presenza del brand, il cosiddetto “halo effect”», ha concluso Yates.
Riproduzione riservata © retail&food