Skip to main content

Con una crescita del +4% in termini di passeggeri, l’aeroporto di Dublino si propone come collegamento naturale fra Europa e America. Un ruolo che potrebbe avvantaggiarsi della Brexit a patto che il travel retail riesca a fare il salto di qualità auspicato dalla partnership con SSP.

Porta d’ingresso a uno dei mercati europei più frizzanti, con una crescita del Pil stimata attorno al +3,6% per il 2020, l’aeroporto di Dublino ha da poco spento 80 candeline chiudendo il 2019 con un aumento del +4% del traffico passeggeri che hanno raggiunto quota 32 milioni (per un totale di circa 580 milioni dal 19 gennaio 1940). E non mancano i progetti per aumentare la capacità di attrazione dello scalo irlandese che può contare su un network di 190 destinazioni servite da 700 voli in 42 Paesi. Finiti i festeggiamenti, infatti, la Dublin Airport Authority (DAA) è già impegnata nella costruzione di una nuova pista di 3,1 km che conclude un iter progettuale iniziato nel 1968. I lavori dovrebbero terminare entro primavera, dopo una spesa pari a due miliardi di euro che andrà a finanziare anche i nuovi gate d’imbarco, l’area passeggeri, gli stand per gli aeromobili e l’area dei controlli. Ma, per l’entrata in funzione vera e propria delle nuove infrastrutture, ci vorranno altri nove mesi di perizie e controlli da parte dell’Irish Aviation Authority. Un periodo durante il quale l’aeroporto proseguirà la rimodulazione travel retail necessaria per far fronte a un ulteriore aumento dei passeggeri (condizione che si ripete ormai da nove anni di fila) iniziata lo scorso anno. D’altronde, l’ultimo grande intervento è datato 2007-10 e ha portato all’inaugurazione del Terminal 2 quasi 40 anni dopo l’apertura del Terminal 1. «Qui operano diverse compagnie europee, tra cui Ryanair, e alcuni vettori cinesi. Nel Terminal 2, invece, ospitiamo Aer Lingus e i voli con Stati Uniti dal momento che qui trovano posto le strutture per le operazioni di pre-clearance. L’aeroporto di Dublino, infatti, è l’unico in Europa a essere dotato di questa funzionalità che permette ai passeggeri in viaggio verso l’altra sponda dell’Atlantico di non dover aspettare in coda i controlli di sicurezza ma potersi muovere liberamente verso l’uscita e la propria destinazione finale. Contestualmente, l’offerta retail tiene conto delle diverse specificità dei passeggeri che vi transitano», ha spiegato a retail&food Siobhán O’Donnell, head of external communications di DAA.

Ponte aereo(porto)

Non è un caso, quindi, che l’aeroporto di Dublino stia diventando sempre più un ponte fra America ed Europa spingendo sul legame storico fra l’Irlanda e gli Stati Uniti, registrando un tasso di crescita del +5% per quanto riguarda i transfer passenger che hanno toccato quota 1,9 milioni. «L’aeroporto di Dublino connette l’Irlanda con il mondo, facciamo incontrare le persone per lavoro, per piacere», ha sintetizzato l’airport managing director Vincent Harrison. Andando più nel dettaglio, dei 32 milioni di passeggeri che hanno viaggiato attraverso lo scalo, 30,7 milioni sono partiti e tornati a Dublino mentre 2,2 milioni lo hanno utilizzato come hub. Detto diversamente, 27,7 milioni di persone hanno viaggiato su rotte a corto raggio (+5%) mentre 5,2 milioni verso destinazioni a lungo raggio (+4%). Le motivazioni? Per l’81% dei casi si è trattato di traffico leisure, e per il 19% traffico business. «La connettività garantita dal nostro scalo – ha specificato Harrison – è essenziale dal momento che la nostra è una delle economie più aperte al mondo. Dipendiamo dal commercio, dalle esportazioni, dal turismo e dagli investimenti privati esteri. E come società di gestione siamo orgogliosi di facilitare tutto ciò». Soprattutto se, dopo la ratifica della Brexit da parte del Parlamento Europeo, la Gran Bretagna si appresta a entrare in un limbo di un anno e, sostanzialmente, lasciare aperta la porta a eventuali concorrenti. Ma cosa significa per i passeggeri? «Fortunatamente, non ci saranno grandi cambiamenti durante il periodo di transizione. Quel che è certo è che non saranno tutte rose e fiori nemmeno per noi visto che la Gran Bretagna rappresenta un mercato importante per lo scalo coprendo un terzo del nostro traffico passeggeri con circa 10 milioni di viaggiatori su questa rotta nel 2019», ha affermato O’Donnell.

Retail in Loop

Le dinamiche appena descritte incidono, ovviamente, sull’offerta travel retail. Due gli esempi più calzanti, tutti all’interno del Terminal 2 e gestiti da The Loop, il brand di proprietà di ARI International (a sua volta controllata da DAA) che ha in concessione diversi spazi airside all’interno dello scalo, compreso il duty free. Il primo in ordine cronologico è rappresentato dalla nuova beauty hall inaugurata a ottobre dello scorso anno e parte di un’operazione di riammodernamento iniziata nel 2018. Distribuita su 944 mq, la hall ospita 90 touchpoint dedicati ad altrettanti marchi della cura della persona (di cui 30 debuttanti nel canale travel retail irlandese) e si caratterizza per un approccio innovativo alla customer experience facendo ricorso a device digitali, tecnologie di tracciamento delle abitudini d’acquisto del passeggero all’interno dello scalo, servizi di consulenza estetica e personalizzazione delle fragranze. Il secondo esempio è l’Irish Design Shop: pensato in collaborazione con il Design&Crafts Council Ireland (DCCI), il punto vendita si caratterizza per un posizionamento premium che punta a conquistare i passeggeri internazionali attraverso il ricorso al sense of place. Inaugurato a dicembre 2019, lo store offre ai viaggiatori il meglio della produzione artigianale dell’isola. Le referenze a scaffale, infatti, provengono da 24 brand indipendenti locali (scelti fra una rosa di 190 marchi selezionati da un’apposita giuria) e coprono diverse categorie merceologiche come gioielli, ceramiche, accessori, souvenir e abiti. In entrambi i casi, l’obiettivo di DDA è chiaro: andare incontro alle aspettative del cliente viaggiatore senza per questo omologarsi a un’offerta standard, ma piuttosto innalzandola con prodotti e brand locali di qualità.

Food&beverage targato SSP

Per quanto riguarda l’offerta food&beverage, invece, il compito di trasformare l’aeroporto di Dublino in una destinazione ancor più attraente è stato da poco affidato a SSP. Il concessionario si è aggiudicato un contratto decennale dal valore di 500 milioni di euro per operare su uno stock di 24 punti vendita della ristorazione all’interno dello scalo (circa 4.000 mq) assicurando, stando alle richieste del bando lanciato a marzo 2019, un turnover di 50 milioni di euro all’anno. Una cifra che secondo SSP sarà raggiunta gradualmente entro la fine del 2023. «Contiamo che la nostra line-up di negozi possa incontrare le diverse necessità di tutti i clienti fornendogli un’autentica esperienza irlandese», ha affermato Richard Lewis, chief executive SSP per UK e Irlanda. Con questa partnership, l’aeroporto di Dublino punta a fare il salto di qualità in termini di offerta a partire da un serie di concept pensati appositamente per lo scalo irlandese. Al Terminal 2, per esempio, SSP aprirà diversi punti vendita che celebreranno il legame fra l’isola e il Nord America (a partire dalle referenze come il whisky alla base del punto vendita di prossima apertura Whiskey Bread: un all-day restaurant che si richiama alla tradizione culinaria transatlantica del 1600) nonché una serie di ristoranti con menù all’avanguardia in termini di trend di consumo: healthy, etnico, vegetariano, ecc. In aggiunta, DAA ha lanciato due ulteriori bandi che, entro la fine dell’anno, dovrebbero affidare al giusto partner quattro concept di caffetteria specializzata e altre 13 unità travel retail nello stesso segmento fra T1 e T2: «Le richieste e le aspettative dei clienti per questo tipo di offerta sono aumentate significativamente nel corso degli ultimi anni. Un trend che intendiamo legare anche a una proposta di light lunch», ha spiegato O’Donnell. Il tutto senza dimenticare i progetti di successo che già trainano i consumi dei viaggiatori all’interno dell’aerostazione. Soprattutto al Terminal 1.

Il nostro viaggio al T1

Superati i controlli di sicurezza, l’airside del Terminal 1 inizia con il duty free di The Loop, organizzato in modalità walkthrough, dove trovano posto corner a marchio MAC, Jo Malone, Estee Lauder, Tom Ford, Victoria’s Secret e Bobbi Brown; oltre che una notevole vetrina dedicata a 365 differenti varietà di whiskey. Da qui si imbocca una camminata che sfocia sulla food hall e su cui affacciano due stecche commerciali dove si aprono diversi punti vendita: Boots (con la sua offerta di parafarmacia e cura della persona) e WHSmith coprono il segmento travel essential a cui si aggiunge lo specialista di prodotti da viaggio ed elettronica di consumo Dixons. La boutique Hour Passion (che, fin dal nome, esprime il focus della propria offerta merceologica: gli orologi di alta gamma) che fa il paio con il punto vendita Pandora offrono uno sfogo ulteriore agli acquisti d’impulso non colmati dal duty free. Per quanto riguarda l’abbigliamento e gli accessori, il fast fashion femminile di Parfois, lo stile urbano nippo-americano di Superdry, il rivenditore di valigeria e pelletteria Rolling Luggage e quello di occhialeria Sunglass Hut completano il ventaglio di marchi con ambizioni premium presenti. In termini food&beverage, l’offerta si concentra su una food hall a due piani la cui àncora è rappresentata dalla caffetteria a marchio Starbucks a pianta circolare che si sviluppa in altezza e richiama l’attenzione del cliente verso i punti vendita del piano superiore. Prima, a farla da padrona è Marquette: un vivace self service in modalità food market con corner e sezioni dedicate alle differenti fasi della giornata (dalla colazione al pranzo, passando per lo snack veloce e il grab&go) oltre a un menu à la carte da consumare in un ampio spazio con sedute e angolo bar. Di fronte, la vetrina Wrights of Howth coglie nel segno trasmettendo, fin dal layout utilizzato, un look&feel allo stesso tempo atlantico e locale. Il punto vendita, infatti, ricorda la tradizionale drogheria di quartiere con prodotti esposti in un grande bancone (che copre circa un terzo della superficie) e utilizzati per creare sandwich e piatti espressi a base di pesce, formaggio e tuberi. Più avanti, una chicca veggie: Happy Pear, primo e unico concept ristorativo plant based presente all’interno dello scalo. A completare l’area, il format Street Kitchen (dalle bowl ai burritos) e la caffetteria Butlers Chocolat Café (azienda artigianale con sede produttiva a Dublino). Passando al piano superiore della food hall, troviamo: il fast food Burger King, che può contare su un servizio di ordinazione in modalità self attraverso chioschi e totem digitali che comunicano direttamente con la cucina e permettono al cliente di servirsi in autonomia le bevande (con refill gratuito); lo sport pub The Garden Terrace con offerta all-day, servizio al tavolo, ampia selezione di birre (Guinness inclusa, ovviamente) e una terrazza all’aperto a uso e consumo soprattutto dei fumatori.

Riproduzione riservata © retail&food