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Il crollo del trasporto aereo non si ferma e la IATA (International Air Transport Association) ha aggiornato le proprie stime per il 2020 -55% rispetto al 2019.

La nuova stima rivede in senso peggiorativo quella pubblicata da IATA a fine marzo che teneva conto di uno scenario in cui le restrizioni sui viaggi sarebbero durate circa tre mesi. Circostanza nella quale le compagnie aeree avrebbero dovuto comunque far fronte a un calo del fatturato da passeggeri del -44% per una perdita intorno ai 252 miliardi di dollari.

L’aggiornamento

A pesare sulle nuove stime, tre fattori principali: gli effetti delle restrizioni sui mercati domestici, l’allungamento delle restrizioni al volo oltre i tre mesi precedentemente previsti per le rotte internazionali e il diffondersi del coronavirus a regioni come Africa e America Latina ancora poco toccate dall’epidemia. Un mix che dovrebbe generare un calo della domanda del -48% rispetto al 2019 con il traffico passeggeri che dovrebbe seguire l’andamento del Pil mondiale, atteso in calo del -6% nel Q2 (quattro punti percentuali in più rispetto al -2% registrato durante la crisi finanziaria globale del 2008-11). Un andamento recessivo confermato anche dal numero totale dei voli internazionali che segnava una diminuzione del -80% a inizio aprile con la speranza, però, che entro il Q3 siano le rotte domestiche a trainare la ripresa.

Le dichiarazioni

«L’outlook per l’industria del trasporto aereo è sempre più nero. La portata della crisi rende sempre più improbabile una ripresa a V. Siamo, piuttosto, di fronte a un andamento a U che determina la perdita di quasi metà del fatturato da passeggeri. Un colpo da 314 miliardi di dollari che obbliga le compagnie aeree a bruciare cassa per almeno 61 miliardi di dollari nel solo Q2. Alcuni Paesi si sono già mossi in soccorso dei vettori, ma senza misure urgenti molte aerolinee rischiano la chiusura», ha affermato Alexandre de Juniac, direttore generale e ceo di IATA.

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