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La sospirata Fase 2 è partita ufficialmente. Eppure, la data del 4 maggio non basta a far tirare un sospiro di sollievo alle imprese del commercio che, secondo un report Confcommercio, nel 2020 dovranno far fronte a una contrazione dei consumi pari a 84 miliardi di euro.

Secondo l’Ufficio Studi di Confcommercio, in base alle nuove ipotesi di progressiva e graduale riapertura delle attività economiche e mantenendo la data del primo ottobre come la più realistica per un ritorno alla (nuova) normalità, l’anno in corso si dovrebbe chiudere con una riduzione dei consumi del -8% rispetto al 2019.

I dettagli del report

La valutazione prudenziale di Confcommercio sugli effetti del lockdown a causa del coronavirus è un campanello d’allarme sopratutto per alcuni settori: vestiario e calzature, automobili e moto, servizi ricreativi e culturali, alberghi, bar e ristoranti che insieme concorrerebbero per il 77% delle perdite. In particolare, strutture ricettive e ristorazione subirebbero i cali più drastici: -48,5% per i servizi di alloggio e -33,3% per bar e ristoranti. Per far fronte a questa situazione, «Molto dipenderà dall’efficacia dei provvedimenti del Governo di sostegno alla produzione e al consumo, sia quelli già adottati sia quelli futuri. La strategia più logica e immediata di sostegno si riassume nella trasformazione delle perdite di reddito del settore privato, causate dalla chiusura forzata per il lockdown, in maggiore debito pubblico. Questo pilastro dei trasferimenti a fondo perduto a famiglie e imprese sembra in via di rafforzamento, e ciò offre qualche speranza per la ripresa», si legge in una nota di Confcommercio.

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