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Il Netcomm Forum Live ha evidenziato come durante il lockdown sia triplicato il numero dei nuovi consumatori online in Italia: 2 milioni tra gennaio e maggio rispetto ai 700mila di un anno fa. Ma, allo stato dell’arte, non è possibile stimare il volume d’affari dell’eCommerce nel 2020.

Siamo stati abituati, in occasione del Netcomm Forum che si tiene ogni anno a maggio, a conoscere la stima del giro d’affari delle vendite online in Italia per l’anno in corso (nel 2019 il valore complessivo ha superato quota 31,6 miliardi di euro), oltre all’incidenza dell’eCommerce sul totale delle vendite retail e ancora il tasso di penetrazione nel segmento dei prodotti e dei servizi. Ma la crisi provocata dal Coronavirus ha sparigliato le carte anche nel mondo del commercio digitale, condizionato in positivo dal boom di alcuni settori come l’alimentare e, allo stesso tempo, penalizzato per quanto concerne altri segmenti tra cui l’abbigliamento. Se si guarda ai servizi, il crollo del turismo condanna il 2020 al segno “meno”. Più “misurabile”, invece, il comportamento del consumatore: rispetto alla crescita organica di 700mila nuove persone online nei primi 4 mesi del 2019, nello stesso periodo del 2020 si è registrata una cresciuta aggiuntiva di ulteriori 1,3 milioni di clienti, per un totale di 2 milioni di nuovi eShopper.

Roberto Liscia, presidente di Netcomm

Trend nella spesa quotidiana
Nella due giorni digitali del Netcomm Forum Live (6 e 7 maggio, con 12.000 visitatori unici, 3 conferenze plenarie, 9 innovation roundtable, 170 aziende espositrici, più di 130 relatori e oltre 70 workshop) è emerso che dal punto di vista delle vendite online si è registrata una vera e propria impennata nei settori che fino a pochi mesi fa erano considerati emergenti. A totalizzare l’incremento maggiore, da fine febbraio a metà aprile, è il pet care (+154%); seguito da cibi freschi e confezionati (+130%); prodotti per la cura della casa (+126%) e della persona (+93%). Protagonisti di una forte evoluzione sono stati anche e sopratutto i modelli di consumo e i servizi correlati: «A cambiare in tempi record sono state specialmente le modalità di spedizione e di consegna. Il Click&Collect, ovvero la possibilità di ordinare online un prodotto e di ritirarlo in negozio da parte del cliente, ha registrato una crescita del +349% e ci aspettiamo che nei prossimi mesi diventerà un’abitudine sempre più consolidata, poiché consente flessibilità, adattamento alle esigenze di mobilità e, soprattutto, distanziamento sociale – ha commentato Roberto Liscia, presidente di Netcomm – Un modello che ha preso piede in Italia in questi quasi due mesi di lockdown è il proximity commerce, che permette l’integrazione tra i grandi player del commercio elettronico e i piccoli negozianti, i quali, grazie alla logistica e alle piattaforme di delivery, possono intercettare i clienti residenti nelle zone limitrofe. Si tratta di un servizio che ha finalmente raggiunto cittadine e piccoli centri abitati, che fino a poche settimane fa non avrebbero immaginato di poterne beneficiare, e difficilmente i consumatori rinunceranno a questa comoda pratica».
Tuttavia, emerge che la tendenza a una logica omnicanale è ancora molto bassa, come basso rimane il livello di gestione smart dei negozi tramite app che consentano ai consumatori di localizzare lo store più vicino, pagare, ricevere sconti e programmi fedeltà. Dall’analisi condotta da Netcomm su circa 280 insegne di diversi settori, che rappresentano circa 46mila punti vendita, risulta infatti che solo il 79% possiede un canale eCommerce attivo e solo il 37% è abilitato al ritiro o al reso in store di prodotti acquistati online.

Valentina Pontiggia, direttore osservatorio eCommerce B2c e innovazione digitale nel Retail del Politecnico di Milano

Covid-19: l’impatto sull’eCommerce B2c
Il commercio è uno degli ambiti più impattati dall’emergenza Coronavirus. La reazione dei retailer è stata fortemente condizionata dalla presenza o meno di una propria iniziativa sul canale online e
molti negozi fisici, soprattutto quelli focalizzati sui beni alimentari e di prima necessità, si sono avvicinati per la prima volta all’eCommerce. «La soluzione più immediata è stata l’utilizzo di soggetti terzi già presenti online – ha spiegato Valentina Pontiggia, direttore osservatorio eCommerce B2c e innovazione digitale nel Retail del Politecnico di Milano – Sono diversi i ristoranti che hanno digitalizzato la propria offerta di piatti pronti attraverso piattaforme di food delivery e tanti i supermercati che hanno attivato l’eCommerce mediante alleanze con piattaforme che già da tempo abilitano la spesa online di alcune insegne della grande distribuzione. Ancora più numerosi i negozi di quartiere che hanno iniziato a lavorare con strumenti digitali meno evoluti dell’eCommerce, ma ugualmente interessanti, come ad esempio i tanti punti vendita di vicinato che hanno attivato la presa dell’ordine via whatsapp o per telefono».
Gli attori già presenti online, dall’inizio dell’epidemia, hanno riscontrato un incremento degli ordini riconducibili ai nuovi consumatori, che per la prima volta hanno deciso di utilizzare i loro servizi. In questa emergenza è venuto però alla luce un fatto tanto semplice quanto importante: nelle iniziative online, soprattutto di prodotti alimentari, le operation hanno dettato i ritmi e soprattutto hanno imposto i limiti. «Fare eCommerce richiede impegno e una macchina operativa perfettamente funzionante ed efficiente: processi ottimizzati di picking e di trasporto, soprattutto quando parliamo di spesa da “supermercato” – ha proseguito Pontiggia – Le dipendenze tra mondo fisico e digitale sono emerse anche con altre sfumature: tutti quei retailer multicanale di abbigliamento, beauty, informatica ed elettronica, costretti alla chiusura dei propri negozi, hanno trovato nell’online una preziosa possibilità per mantenere la relazione, in alcuni casi intensificandola, e per creare valore (non vendite) con i propri consumatori. Dopo la crisi, lo sforzo encomiabile messo in campo da diversi attori non verrà vanificato: rimarranno gli investimenti in tecnologia (per gestire i picchi di traffico), la presenza di nuovo personale formato e l’ottimizzazione di processi di prelievo e di trasporto per gestire al meglio non solo questa domanda “straordinaria”, ma anche un futuro in cui il digitale sarà sempre più fondamentale. L’eCommerce sarà sempre più motore di crescita e di innovazione del Retail».

Cina e ripresa economica
La Cina continua a essere un Paese “osservato speciale”, sia per le azioni messe in campo per il contenimento del virus, sia per la risposta all’impatto economico del lockdown. L’aumento delle vendite retail online a marzo 2020 nel paese asiatico è stato del +10,7% rispetto a marzo 2019, con l’eCommerce cresciuto del 5,9% nel primo trimestre del 2020. Un settore che vale già il 36% delle vendite totali in Cina, contro l’11% in Usa e il 7% in Italia.
«Il lockdown ha generato un generale aumento degli acquisti online di prodotti che normalmente venivano acquistati in store. La videoconferenza e la chat sono diventati la via principale a cui persone, imprese e servizi accedono per connettersi nei diversi settori fino ad oggi marginali – ha affermato Stefano Generali, managing director di intarget China – Pensiamo ad aree come Sport & Fitness e alle sfilate di moda e c’è, ancor di più, una fiducia nella tecnologia come garanzia di sicurezza da tutte le fasce d’età, in maniera trasversale. Non basta, inoltre, essere presenti direttamente o attraverso un distributore locale per capire un mercato complesso, è essenziale fare analisi e ricerche».
Stefano Generali ha poi elencato sei trend che si possono osservare nella fase 2 cinese: crescita del crossborder eCommerce; logistica contactless; multicanalità e nuovo ruolo dei negozi offline; accelerazione dello smart retail; consumatori influencer; e No “revenge spending effect”. A.P.

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