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Non è tutto lusso quel che luccica. A volte può essere solo il riflesso di una saracinesca che si abbassa. Come quelle dei negozi a insegna Neiman Marcus. La catena di grandi magazzini di altagamma ha fatto ricorso al Chapter 11 (la nostra amministrazione controllata).

Nata in Texas, con 112 anni di storia alle spalle, la catena di grandi magazzini di lusso Neiman Marcus si è conquistata un posto di rilievo nell’immaginario americano. E ora diventa preda appetibile per molti investitori, fra cui spicca il nome di Saks Fifth Avenue, che non ha mai nascosto la volontà di mettere le mani su Bergdorf Goodman, il tempio del lusso di New York.

La situazione

Già schiacciato da un debito monstre di 5,1 miliardi di dollari, Neiman Marcus è stato investito anche dal lockdown causato dall’emergenza sanitaria. Una situazione che aveva costretto il gruppo a mettere in congedo non retribuito circa 14mila dipendenti e chiudere 43 punti vendita. Chiusure che si sommavano alle 22 già annunciate a inizio marzo Da qui la richiesta di accedere alle pratiche previste dal Chapter 11 e ristrutturar 4 miliardi di debito. Primo passo, aver ottenuto 675 milioni di dollari dai creditori che si sono impegnati a fornirne altri 750 una volta che la catena sarà uscita dalla bancarotta. In cambio, una quota di partecipazione di maggioranza. «Prima del coronavirus, Neiman Marcus stava compiendo progressi concreti verso una crescita redditizia e sostenibile a lungo termine. Abbiamo ampliato la nostra base di clientela di lusso, esteso le nostre relazioni con i clienti leader del settore, raggiunto una maggiore penetrazione omnicanale e fatto passi avanti per diventare la principale piattaforma di lusso. Tuttavia stiamo affrontando un’interruzione senza precedenti causata dalla pandemia, che ha esercitato pressioni inesorabili sulla nostra attività», ha spiegato Geoffroy van Raemdonck, presidente e ad di Neiman Marcus.

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