Skip to main content

I numeri e i trend mondiali del settore duty free e travel retail nel commento di Kevin Rozario.

Sulla scia dell’ultima rubrica, ci sono nuovi segnali che il business dell’aviazione si stia rimettendo in piedi. Sarà un processo lungo, con le misure di sicurezza per i passeggeri ancora in fieri. A uscire dai blocchi di partenza per primo sarà il mercato dei traghetti nel Mar Baltico dove le limitazioni sui viaggi tra Finlandia ed Estonia si stanno ammorbidendo. E altre facilitazioni sono all’orizzonte per i Paesi nordici.

Queste potenziali bolle geografiche o i corridoi bilaterali, sebbene siano soggetti ad accordi politici fra Paesi, rappresentano un segnale di speranza per la mobilità internazionale su cui si basano le vendite duty free. Il Governo italiano a metà maggio ha annunciato che dal 3 giugno riaprirà i confini regionali e internazionali, eliminando di fatto il periodo di 14 giorni di quarantena per chi arriva dall’estero. La mossa per attrarre turisti è un rischio calcolato che altri Paesi potrebbero riproporre se si dimostrasse valido.

Per questo nella transizione verso un mercato travel post-Covid, devono essere definite regole e norme certe per lo shopping all’interno delle caotiche e congestionate aree retail degli aeroporti. Il Duty Free World Council, che rappresenta l’industria travel retail, sta raccogliendo le ultime informazioni di una survey destinata a chiarire i protocolli di ripartenza. Secondo DFWC questi protocolli «aiuteranno a sviluppare e costruire linee guida comuni e coerenti per tutte le location e i format». L’obiettivo è creare un grado di uniformità tale da ottenere il permesso per riaprire gli store, recuperare i livelli di occupazione e dare ai clienti la sicurezza di tornare a fare shopping. Se adeguatamente implementati, protocolli di questo tipo diverranno il driver per recuperare le vendite.

Operazione quanto mai essenziale per gli aeroporti. Per molti, infatti, le vendite duty free e travel retail sono solo una aggiunta extra ai ricavi di un aeroporto. In realtà, queste vendite sono una voce importante dei fatturati non-aeronautici, per una quota che a livello globale si attesta sul 40% del totale. La sostenibilità finanziaria future degli aeroporti è quindi intimamente legata al destino del canale travel retail, in particolare ora che gli introiti aeronautici rimangono incerti.

Riproduzione riservata © retail&food