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Uno sguardo oltre confine per capire i fenomeni, le tendenze e le dinamiche dei mercati asiatici, sudamericani e mediorentali. Con il suo New Markets Outlook, Luca Esposito ci porta oltre la frontiera del retail italiano.

In questi giorni, sono frequenti le domande su quali siano le prospettive, i tempi e gli investimenti necessari per la ripresa postlockdown dell’economia europea e, in particolare, di quella italiana. Nel ricercare qualche conforto al fine di rispondere a tali domande, non possiamo dimenticare che in Asia, dall’altra parte del mondo, l’epidemia COVID-19 è cominciata e si è ridotta con due mesi di anticipo. Di conseguenza, abbiamo un orizzonte a cui guardare.

L’Asian Development Bank (ADB) ha recentemente pubblicato l’Asian Development Outlook, una relazione periodica sulle proiezioni circa i tassi di crescita del Pil 2020-21 nelle economie asiatiche in via di sviluppo. Ovviamente, le nuove prospettive mostrano come l’epidemia di Covid-19 abbia influenzato negativamente le diverse economie del continente asiatico, con un forte impatto sulle crescite previste per l’anno in corso. In generale, le proiezioni dell’ADB evidenziano come le economie in via di sviluppo dell’Asia Orientale (Cina, Mongolia e Corea) si siano mostrate
più attrezzate a gestire gli effetti della pandemia rispetto alle economie dei paesi Asean (Tailandia, Malesia, Filippine, Indonesia, Vietnam e Singapore) nella parte sud orientale dell’Asia. Infatti, si nota un ridimensionamento nella crescita del Pil 2020 al 2% per i paesi dell’Asia Orientale (previsioni pre-virus al 5,2%) e all’1% per i paesi Asean
(precedente 4,7%).

In particolare, la Repubblica Popolare Cinese, la più colpita dall’epidemia con forti contrazioni nei consumi, nei servizi e negli investimenti, dovrebbe far registrare una crescita nel 2020 del 2,3%. La Cina ha prontamente implementato
una vasta gamma di misure di sostegno per le imprese e aveva già ripreso la maggior parte delle sue attività economiche alla fine di febbraio. Il settore manifatturiero e quello dei servizi si stanno gradualmente riprendendo e la fiducia nelle attività commerciali è in aumento. Tanto che per il 2021 si prevede una crescita del Pil del 7,3%.

A sostegno dell’attendibilità di queste ultime previsioni, citiamo il National Bureau of Statistics of China che ogni mese pubblica il China Purchasing Managers Index (PMI): uno dei principali indici adottati dalla società internazionale per monitorare e prevedere le tendenze macroeconomiche. Successivamente al crollo dell’indice PMI a febbraio, nel mese di marzo si notano gli effetti immediati del riavvio. Il PMI manifatturiero in marzo ha brillantemente superato i livelli pre-virus di gennaio, trainato dall’aumentato livello di produzione, anche se
rimangono bassi i giudizi sui livelli inventariali e sulle tempistiche di consegna. Mentre, il PMI non manifatturiero rimane ancora sotto i livelli di gennaio ma è supportato dalla fiducia nelle aspettative di aumento del business manifestata dagli operatori.

Per concludere, bisogna evidenziare come le autorità centrali e locali cinesi abbiano lavorato incessantemente per contenere i potenziali effetti negativi, attuando una serie di misure di sostegno molto concrete e repentine, con lo scopo di ridurre l’onere fiscale e finanziario per le imprese e mantenere stabile la forza lavoro durante questi mesi difficili. Quest’ultimo punto rappresenta la grande sfida del governo italiano.

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